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July 12, 2023

Albi e alberi
da Libreria “Porte Vecchie” a Riva del Garda

Stefania Santoni

“L’albero, gli alberi, il bosco…

Fanno parte della più intima storia dell’uomo fino dalle sue origini.

Rappresentano il riferimento, la sicurezza, la testimonianza più vera dell’eternità, oltre la vita di ogni singola persona. L’albero della vita, l’albero genealogico, l’albero sacro…hanno rappresentato e rappresentano ancora nelle culture del mondo, fin dai tempi più antichi, il collegamento tra il Terreno e il Soprannaturale, dando sempre aiuto ai bisogni dell’umanità. Il sole, la luna vicini, ma anche molto lontani, regolano sempre la vita, ma anche le emozioni, i timori e le gioie dell’Uomo.

Solo il bosco ne è custode da sempre e ci dà le risposte che non troviamo nella ragione o negli studi. Basta chiedere e saperlo ascoltare”.

Mario Broll

La mia mappa del cuore del Trentino (“Carte du tendre” per dirla con il linguaggio de “Le preziose”) sta collezionando nuovi posti. L’ultimo scoperto è un luogo molto intimo e rassicurante; è uno spazio dove trovare rifugio e silenzio: è la libreria “Porte Vecchie” di Marina Odorizzi, libraia colta, elegante e con una grande passione per gli alberi. Quella di Marina è una libreria indipendente (che prende il suo nome dall’antica porta di Riva del Garda, la porta San Marco) e che ha scelto di ospitare moltissimi libri dedicati a più piccoli ma anche agli adulti: sto parlando degli albi illustrati. Si tratta di libri speciali, decisamente curati, che possono contenere parole (alcuni, difatti, sono silenziosi!) e che si distinguono soprattutto per le loro immagini; le figure colorate, intarsiate e incise invitano lettori e lettrici a immergersi nel racconto, praticando l’arte della meraviglia e dell’immaginazione. 

Di cosa ci parlano questi libri? Di questioni difficili da raccontare, mi spiega Marina. Alcuni di loro raccontano le emozioni, insegnandoci a sentirle nel nostro corpo, a capire cosa ci dicono e a entrare in connessione con loro accogliendole. Anche quando ci fanno stare male. Anche quando vorremmo non sentirle. Altri, invece, ci parlano dell’avvento della nascita. Altri ancora della perdita e della morte. Altri del tempo che scorre via troppo veloce. E altri di corpi, di come ci sentiamo, di come pensiamo di essere percepiti e di che cosa ci piace. 

Ma i libri più interessanti di questa libreria sono quelli dedicati agli alberi delle nostre montagne: Marina da sempre (prima ancora che il tema green diventasse una sorta di “moda”) sceglie di ospitare a “Porte Vecchie” storie di ecologia e di botanica. Di leggende che tramandano gli antichi segreti delle montagne sussurrati dalle fate e dalle streghe, a chi si accinge a compiere un viaggio. Di disastri ambientali – come quello di Vaia – e della corresponsabilità dell’uomo nel cambiamento climatico. Di amore, di come questa forza misteriosa abbia a che vedere con la terra e di quanto sia metafora di nutrimento, cura, radicamento. 

E proprio di questi tre temi vorrei parlarvi ora, intraprendendo un viaggio tra i racconti dei libri di Marina. 

Le streghe

“Solo perché ci siamo dimenticati come si fa a parlare con gli alberi, non è detto che essi abbiamo smesso di farlo con noi.”

Le nostre foreste raccontano storie di donne misteriose con straordinari poteri: è il caso della leggenda di Lucia, una ragazzina che abita in città e che si sente sempre infelice e insoddisfatta. Fino a che un giorno non intraprende un viaggio nella foresta: qui fa esperienza della natura e dei suoi elementi grazie all’incontro di alberi speciali custoditi da donne selvatiche, delle streghe. Nella foresta Lucia scopre un mondo magico abitato da strane figure senza corpo, fatte di spirito. Queste donne, una volta persa la strada maestra, l’aiutano a ritrovare la strada per tornare a casa attraverso un percorso scandito da ostacoli. Gli alberi diventano i suoi compagni più fidati e grandi maestri: la Betulla, con la sua candida corteccia, insegna a Lucia la pratica della sorellanza; il Salice, la cui vita si trova tra acqua e cielo, le narra i segreti della luce e dell’ombra; il Biancospino, con i suoi piccoli fiori bianchi puri come la neve, le racconta in che modo proteggere le vite appena approdate sulla terra; l’Abete Rosso le mostra l’eternità e gli incantesimi che occorrono all’anima per attraversare i sogni e le opere d’amore; il Larice, con i suoi aghi quasi rossastri e festosi, le suggerisce come proteggersi dalla tristezza dell’anima; infine il Pino Cembro, l’albero dei miracoli, permette a Lucia di scoprire il senso della guarigione, il dono della grande guaritrice che è la natura stessa. Così Lucia torna a casa, ma non è più la stessa: è cresciuta, sente di sapersi come non si è mai saputa e di aver appreso tutta questa consapevolezza dalla natura. “Quando ti sentirai smarrita, quando i tuoi desideri appariranno confusi e non sentirai più te stessa o ti sembrerà di vivere la vita di altri, non la tua, ti basterà seguire gli alberi…gli alberi delle streghe”. 

La tempesta

“Il vento, quella notte, ha cambiato la forma dei boschi e del paesaggio. Ciò che appare ora è la fine o un nuovo inizio?” 

Nella notte tra il 29 e il 30 ottobre 2018 si è abbattuta sul territorio delle Dolomiti una tempesta di particolare intensità. E si è concentrata sulle foreste. La tempesta di Vaia ha cambiato la forma e le dimensioni del paesaggio cui eravamo abituati. “Vaia arrivò trasformandosi in un drago avvolto nel suo mantello caldo d’autunno e distrusse ogni cosa. Bastava che il suo sguardo si fermasse in un punto e proprio là tutto spariva in pochi istanti. Le piante vennero strappate da terra, insieme alle radici. Si ruppe così la rete che le univa in un tenero abbraccio nascosto, profondo”. E quando tornò il silenzio che cosa accadde? Gli spiriti della foresta affidarono alle fate dei compiti specifici: alla fata dell’inverno chiesero di costruire perle di neve e di ghiaccio, perché sapevano che sarebbe arrivata poca neve durante l’inverno; alla fata della primavera affidarono il compito di profumare l’aria e di donare respiro alla natura, mentre a quella dell’autunno domandarono l’energia del fuoco e della terra. Infine alla fata dell’estate chiesero il calore del sole. Piano piano la natura si risvegliò, anche grazie al prezioso aiuto degli scolitidi, i ricamatori del legno, che hanno il compito di ripulire il bosco dagli alberi morti e più deboli. Anche la presenza dei cerambicidi, degli insetti dalle lunghe antenne, divenne possibile sostituire le piante secche e quelle che si trovavano a terra: loro infatti si nutrono di legno e scavano lunghe gallerie. Dal legno umido nacque una comunità nascosta fatta di lombrichi, funghi, batteri e formiche. Cortecce, radici morte, aghi e foglie si trasformarono in humus, l’oro nero della foresta. E anche grazie ai funghi e ai batteri, il tappeto soffice della foresta lentamente ricresceva e gli abitanti della foresta tornarono piano piano ad abitarla. Nuovi inizi sono possibili quando ci mettiamo in ascolto e in connessione con la natura. “Tu che stai leggendo potrai camminare felice sopra questo tappeto, magari scalzo, ammirando la foresta che rinasce come dono prezioso e che crescerà negli anni anche grazie a te”. 

L’amore

“Un mattino guardò in alto e vide qualcosa che non aveva mai visto. Da uno dei rami stava spuntando un cuore. Un meraviglioso cuore.”

Anche questa storia è dedicata a un albero, ma la sua cornice non è quella delle Dolomiti: siamo in una fiaba giapponese. Si tratta di una storia lenta che si racconta attraverso parole gentili e delicate, ma anche grazie a vere e proprie incisioni che svelano o celano ciò che è più nascosto. Un giorno un bambino di nome Yuto riceve da un anziano signore un seme a forma di cuore: da questo piccolo seme, piantato in un grande vaso e amato giorno dopo giorno (perché dove c’è amore cresce ogni cosa) nasce un germoglio e poi un albero che non lo lascia mai solo, che gli è sempre accanto. È così che intorno a questo elemento inizia a modularsi tutta l’esistenza di Yuto: dall’esperienza dell’attesa e della pazienza a quella dell’amore e della famiglia; dalla vita alla morte passando attraverso la rinascita e il dono. La magnolia – questo era l’albero di Yuto – insegna al nostro protagonista che leggere con il cuore è il segreto della vita. E che l’amore è pazienza e cura: è nutrire, donare e saper ricevere. È abbandonarsi alla luce e all’ombra. Proprio come accade con i germogli della terra che resistono grazie alla convivenza della luce del sole e del buio della notte.  

Se capitate nella libreria “Porte vecchie” abbandonatevi alla ricerca di queste storie di alberi straordinari. Sapranno sussurrare al vostro orecchio le risposte che state cercando.Schermata 2023-07-12 alle 10.14.20 Ecco i titoli degli albi illustrati: Dolomiti. Gli alberi  delle streghe, di Erika di Martino, Illustrazioni di Michela Molinari, Valentina Trentini Editore; Le Dolomiti dopo la tempesta, Erika di Marino, Illustrazioni di Anna Formilan,  Valentina Trentini Editore; Ti dono il mio cuore, di Pimm van Hest, Sassafras De Bruyn, Clavis Editore.

 Credits: Libreria Porte Vecchie.

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