Josef > More

April 9, 2021

Il gioco dei Coralli: molto più di un mazzo di carte

Francesca Fattinger

L’albero della vita dovrebbe forse chiamarsi il corallo della vita.
Charles Darwin

Il mio incontro con le Coralle è avvenuto per caso un giorno di autunno. Stavo passeggiando per il quartiere di San Martino di Trento alla ricerca di buona aria, quella buona aria frizzante e stimolante che io trovo il più delle volte più che in alta montagna proprio tra gli scaffali pieni di libri e sorrisi delle librerie del quartiere: Seggiolina Blu e libreria due punti. Così mi sono infilata lì dentro e ci ho trovato loro ad aspettarmi formato scatola: dentro un astuccio ricoperto di coralli dal colore tenue e accogliente ecco un mazzo di carte. In ogni carta è racchiusa una storia, storie di vita di otto donne (quasi) comuni da raccontare e scoprire attraverso le loro parole. Ma fin da quando ho accarezzato la scatola ero certa che in qualche modo quelle carte avrebbe incluso anche la mia di storia, perché attraverso quelle donne io potessi conoscermi e riconoscermi meglio e conoscere e riconoscere chi avrebbe avuto voglia di giocare con me.

Giorno e notte, i piccoli coralli sono in balia della violenza apparentemente indomabile di una penetrante risacca; le resistono unendo le forze. Un tempo circondavano il collo di un vulcano e morirono con lui, quando questo sprofondò nell’oceano. (…) Lentamente, dal calcare, si formò un’isola, opera indefessa dei coralli, costruttori e costruzione allo stesso tempo: un miracolo più grandioso delle piramidi che questi minuscoli graziosi animali hanno realizzato da soli.

Mi piace citare una parte della prima risposta all’intervista che trovate qui sotto, perché secondo me racchiude moltissimo: racchiude la nascita e il perché delle Coralle e racchiude il bellissimo messaggio di speranza che ci lanciano con le loro proposte e la loro energia. Le Coralle infatti sono nate proprio così, come un luogo sicuro di ascolto e condivisione delle proprie pagine di diario, come un modo per scoprire il mestiere di vivere al femminile e in esso riconoscerci temi caldi e complessi come: la lotta per una parità di trattamento, la conciliazione lavoro e famiglia, la forza e la fragilità dell’animo femminile e la capacità di accogliere e ascoltare senza giudizio. 
Già dentro i primi passi c’era la consapevolezza che questa raccolta di storie, poesie, musiche e voci le avrebbe portate a uno spettacolo teatrale e infatti tutto questo materiale è stato trasformato proprio in uno spettacolo: un ulteriore atto di condivisioneche le ha condotte a ingrandire l’arcipelago delle Coralle facendolo tingere di nuove voci e storie.

Insomma le Coralle non si fermano, anzi sembra che il lockdown le abbia rese ancora più inarrestabili. 
Vi aspettano a teatro per il loro debutto: per un grande rito collettivo che è già il teatro ma che sarà amplificato dallo spettacolo e per nuovi appuntamenti per giocare insieme con le carte come per la loro presentazione alla Bookique di Trento. 
Insomma tenete d’occhio la loro pagina Facebook e tuffatevi anche voi nel mondo colorato e affascinante delle Coralle! Persa tra i colori e le voci troverete sicuramente anche me… ah e non dimenticate che alla libreria due punti e alla Seggiolina Blu di Trento e alla libreria piccoloblu di Rovereto potrete acquistare il mazzo di carte!

Processed with VSCO with av8 preset

I nomi sono importanti, perché racchiudono in sé passato, presente e futuro: quello che si è stati, che si è e che si vorrebbe essere. Il nome “Coralli” mi conduce in un viaggio profondo, intimista e al tempo stesso collettivo, quando è nato e perché? 

E’ nato da un caso, e da un incontro: un libro. 
Mentre cercavamo non solo un nome ma anche una guida al progetto in cui ci stavamo imbarcando, abbiamo trovato una storia in un libro “Atlante delle isole remote” di Judith Schalansky. Si racconta di un viaggio compiuto da Darwin sulla sua Beagle, la nave con cui girava gli oceani. Per dodici giorni la Beagle resta ancorata alla laguna dove l’acqua è mite, lambita da risacche schiumose, incorniciata da banchi corallini. Charles Darwin fa escursioni sull’isola, raccoglie esemplari di flora e fauna, conta le varietà della natura: scopre venti specie, diciannove generi e sedici famiglie di piante, tutte discendenti dei semi vaganti che il mare ha portato fin qui. L’intera isola consiste di pezzi di corallo smussati e pullula ovunque di paguri con conchiglie sul dorso, rubate sulla spiaggia vicina.
Il 4 aprile 1836 il mare è straordinariamente calmo, così che Darwin osa guardare oltre il banco corallino esterno di roccia morta fino alle pareti di coralli vivi sulle quali si infrange la risacca del mare aperto. Qui, tra le maree, crescono campi di coralli dalle delicate ramificazioni cangianti sott’acqua che si dissecano all’aria, alla luce del sole. Giorno e notte, i piccoli coralli sono in balia della violenza apparentemente indomabile di una penetrante risacca; le resistono unendo le forze. 
Un tempo circondavano il collo di un vulcano e morirono con lui, quando questo sprofondò nell’oceano. Di essi non rimasero che gli scheletri di calcare, sui quali si insediarono le generazioni successive. Su di loro si arenarono i resti della montagna caduta e si raccolse la sabbia portata dal vento. Lentamente, dal calcare, si formò un’isola, opera indefessa dei coralli: costruttori e costruzione allo stesso tempo. Così ogni atollo è il monumento a una piccola isola che è andata a fondo, un miracolo più grandioso delle piramidi che questi minuscoli, graziosi animali hanno realizzato da soli. Quando la Beagle lascia la laguna, Darwin scrive: ”Sono contento di aver visitato quest’isola: queste formazioni occupano il primo posto tra le cose meravigliose di questo mondo”. Anni più tardi arriverà alla conclusione: ”L’albero della vita dovrebbe forse chiamarsi il corallo della vita”.
Ci siamo sentite vicine a quei coralli che resistono alla forza delle correnti, che sono costruttori e materia costruttrice. Perchè, quello che cercavamo di fare con il nostro progetto era proprio questo: usare le nostre vite per raccontarci e provare ad immaginare una nuova origine della vita. E lo stavamo facendo insieme, perchè solo insieme potevamo avere la forza necessaria a contrastare le correnti avverse.

Processed with VSCO with av8 presetLa vostra avventura parte dalla volontà di ascoltarsi, conoscersi e dall’urgenza di interrogarsi sulla questione dell’esistenza o meno di un “mestiere di vivere al femminile”. Ci raccontate un po’ di più dell’inizio del vostro progetto: dai “diari della quarantena” fino al “gioco da tavolo dei Coralli”?

La nostra avventura è partita innanzitutto dalla condivisione. E lo strumento che abbiamo fatto nostro è quello della scrittura del diario ispirandoci al mestiere di vivere di Pavese. Abbiamo iniziato a scrivere e con un immenso atto di fiducia, a condividere le nostre pagine. Abbiamo scoperto che alcuni temi ritornavano nelle nostre pagine, quei temi che fanno del mestiere di vivere un mestiere al femminile: la lotta per una parità di trattamento, la conciliazione lavoro e famiglia, la forza e la fragilità dell’animo femminile, la capacità di accogliere e ascoltare senza giudizio. Pagina dopo pagina è arrivata l’esperienza del lockdown. Dura, difficile come per tutti. Siamo andate avanti incontrandoci on line una volta alla settimana. Ad un certo punto le nostre esploratrici sono entrate nei nostri diari, nella nostra nuova quotidianità. Le abbiamo lasciate entrare anche per spostare il nostro sguardo da quel tempo terribile e riuscire a farci traghettare verso nuovi mari proprio dalle donne che ciascuna di noi aveva deciso di far salire sulla nave dei coralli.

E così abbiamo ad un certo punto sentito il desiderio di aprirci verso l’esterno e provare a condividere non le pagine di diario ovviamente, ma i suoi contenuti, le domande scaturite, le ispirazioni delle esploratrici. E cosi sono nate le carte.

Processed with VSCO with av8 presetAvete scelto delle “donne esploratrici”, più o meno note, come guide del nostro viaggio con voi e adesso il vostro inarrestabile progetto si sta trasformando in uno spettacolo teatrale, per dare loro voce e farcele sentire ancora più vicine. Quando e perché è nata l’idea di questa ulteriore evoluzione?

In realtà sin dall’inizio sapevamo che saremmo arrivate ad uno spettacolo teatrale. Maura Pettorruso è un’attrice, drammaturga e regista, Manuela Fischietti e Federica Chiusole due attrici. Quindi era naturale pensare di raccontare il mestiere di vivere attraverso il linguaggio teatrale. Avendo poi scoperto e studiato una grande quantità di materiale (libri, musica, poesia, diari) trasformarli in uno spettacolo ci è sembrato un ulteriore atto di condivisione. Abbiamo quindi moltiplicato nuovamente il gruppo dei coralli incontrando 6 attrici che sono salite sulla nostra nave. Lo spettacolo vedrà l’incontro di tutte queste anime: i coralli, le esploratrici, le attrici che abbiamo scelto e tutte noi come singole donne alla scoperta del mestiere di vivere al femminile. Un incontro potente che speriamo di riportare in scena.

Con i teatri chiusi e tutte le restrizioni della situazione attuale, come si è trasformato il vostro lavoro, dove possiamo seguirvi e ascoltarvi? Quali sono i prossimi passi delle energetiche Coralle?

Il teatro ha questa magia: nonostante le precauzioni, il distanziamento e le mascherine, quando le luci si spengono e saliamo sul palco, o quando ci sediamo ad un tavolo per lavorare sulla drammaturgia dello spettacolo, ecco che questo tempo difficile si allontana. Abbiamo imparato a sperimentare nuove modalità di contatto, meno fisico per ovvie ragioni, e per questo forse ancora più potente. Abbiamo cercato di portare a nostro favore questa distanza fisica cercando nuove forme di dialogo. 
Vi aspettiamo a teatro per il nostro debutto, per un grande rito collettivo che è già il teatro ma che sarà amplificato dallo spettacolo…ma non anticipiamo troppo… Mentre nelle librerie due punti, piccoloblu e la seggiolina trovate le nostre carte. Speriamo in un allentamento delle restrizioni per poterci incontrare e condividere come siamo abituate a fare, tutto il nostro viaggio. Sicuramente ripeteremo l’evento dello scorso settembre alla bookique in nuovi spazi, lavoriamo per riproporre serate dedicate al gioco di carte. A breve partiremo con un lavoro di scrittura diaristica con un nuovo target di persone (anziani lo diciamo?).
Insomma continuiamo a cercare il modo affinché il nostro viaggio possa diventare un po’ anche il vostro.

Foto di Elisa Vettori 

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.