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September 23, 2023
Il nuovo magazine senza nome:
Un’altra novità di Centrale Fies
Francesca Fattinger
Tell mum the spell worked
Vai, dillo, dillo alla mamma, che l’incantesimo ha funzionato, che ci siamo, che la magia ci ha connesso, risvegliato, trasformato, protetto e reso davvero noi. Dillo, dillo a gran voce, in un sussurro potente come tu solo sai fare, con tutta te stessa, l’incantesimo prende vita, pagine, parole, storie: l’incantesimo funziona, ora che accarezzi pagine ricamate di idee, sogni, progetti, inciampi, pagine traboccanti e trasbordanti di ricerca e racconti, di riflessioni e prese di posizione, di corpi e di vita, ora che riversi parole e immagini nei tuoi occhi e le fai tue… l’incantesimo funziona, l’incantesimo sei tu!
Tell mum the spell worked
È sempre emozionante assistere a una nascita, è un miracolo incredibile, perché proprio con il “credere” ha a che fare, con una fiducia che si irradia in tutte le direzioni. Siamo tutti e tutte mamme di qualcosa, a volte ce lo dimentichiamo, ma diamo vita a tantissimo ogni giorno. Ci sono però dei figli e delle figlie che quando nascono racchiudono qualcosa di più della loro semplice e miracolosa presenza, racchiudono riflessioni, trasformazioni, racchiudono così tanto di noi, che quando nascono l’emozione vibra, ci trascende e ci collega a chi sta assistendo con noi a quella luce, a quella nascita e quindi a quella nuova presa di posizione nel mondo. Ecco cosa ho sentito lo scorso 13 settembre nella meravigliosa Libreria laboratorio due punti di Trento quando l’intero staff di Centrale Fies ha presentato il suo nuovo magazine.
Tell mum the spell worked
Un magazine senza nome e già questo ha qualcosa di meraviglioso, sì perché, come Centrale Fies, vuole trasformarsi, mutare, essere fluido e cangiante. Un nome-gabbia non avrebbe funzionato per un castello che non è un castello, serviva un titolo che non fosse un titolo, così la copertina accoglierà una frase sempre diversa e sempre ispirante: “un invito a cospirare con chi non ci conosce e allo stesso tempo un suggellare un patto, un rapporto più profondo con chi già ci conosce”. Una pratica che continua quella degli stendardi affissi sulle mura dell’edificio e che lanciano domande a chiunque passi lì vicino, per smuovere gli occhi e la mente di chi si ritrova al cospetto di un dubbio incarnato lassù nelle sue lettere appese. La frase del magazine numero 0 è “Tell mum the spell worked”, da quando l’ho letta la prima volta riecheggia nella mia testa, ritorna e ritorna, e così si è intrufolata anche qui costantemente tra le mie parole, a dar loro ritmo, a dar loro continuamente nuova fremente magica vita.
Tell mum the spell worked
Una frase che vuole essere rassicurante e che attraverso quel “mum”, una mamma intesa di ogni forma e natura, vuole indicare la via maestra, da sempre intrapresa dalla Centrale, di una “sorellanza senza genere, reale e metaforica”. La nascita di questo magazine che ogni anno in questo momento avrà luogo, un po’ il capodanno di Fies, sostituisce lo strumento diventato iconico negli anni dell’lt-book di ogni scorsa edizione. Ma se la parola “festival” è sparita, come spiega la Direttrice artistica Barbara Boninsegna, per aprirsi al lavoro annuale, facendo emergere la ricerca che quotidianamente viene portata avanti tra le mura della Centrale e il suo fuori, in una continua e animata rete sempre più internazionale, sempre più fremente e in crescita, non poteva che modificarsi anche la sua pubblicazione. “Perché l’arte non si compie solo nel momento in cui va in scena, ma è un processo lungo, delicato, quotidiano” e quindi eccolo allora riapparire sotto altre sembianze: un magazine.Trasformato nell’organizzazione degli spazi, così come degli argomenti, e immaginato proprio per lasciare la sua natura effimera alla performance e tenere invece traccia di tutto quello che ruota attorno al cuore pulsante di Centrale Fies. Un libretto che contiene moltitudini, moltitudini passate, presenti e future: qualcosa che già è successo e tanto che potrà ancora accadere, come esito di ciò che in esso vi è raccontato, degli incontri, dei progetti, degli attraversamenti, delle conversazioni e delle relazioni antiche, presenti e persistenti.
Tell mum the spell worked
Gli scritti al suo interno sono dei piccoli affondi: gli occhi sul testo camminano come su una stoffa polimaterica e variopinta e quando si sentono più a loro agio o semplicemente catturati eccoli pronti a lasciarsi abbracciare, affondare nella stoffa delle parole e delle immagini, nelle loro carezze, nelle loro ruvidità, nei loro profumi e affondare con loro per conoscerne meglio le trame. Sono affondi sui progetti annuali, che raccontano molto di quello che il centro fa accadere, come la mostra di Collezione Fies, la “Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici” di Mali Weil o il progetto “La Radice Sensibile”, creato dal team di Fies per celebrare i 50 anni del Secondo Statuto di Autonomia, ma anche le collaborazioni con l’artista Giovanni Morbin, le “affirmative action” per artiste e artisti italiani razzializzati nate con “Razzismo Brutta Storia” e “BHMF2”.
Tell mum the spell worked
Insomma uno spazio anche quello del magazine che, come quello della Centrale tutta, sia spazio di cura e di “agopuntura sociale” come lo definisce Silvia De March, in cui ci “si prende carico di alcune emergenze sociali a cui offrire prossimità e dignità, riconoscimento e visibilità”. Un magazine nato attraverso un processo in cui le competenze in modo orizzontale e trasversale si sono mischiate, a cura di Virginia Sommadossi, Elisa Di Liberato e Lucrezia Di Carne. La grafica, curata da quest’ultima, è anch’essa fluida: cambia di affondo in affondo, rispecchiandone i contenuti e assecondandoli, e in questo modo lascia delle tracce che aprono così le questioni e le rendono ancora più visibili. Inoltre ogni numero non è concluso in se stesso ma ne contiene un altro più piccolino, un compendio o inserto, composto di sole immagini: “Deep” la photo-zine del mag di Centrale Fies. Quest’anno è dedicato alle notti del club, al mondo che si crea quando finisce la programmazione degli spettacoli e la musica comincia, i corpi si muovono, si intrecciano e si innescano delle nuove dinamiche, nella volontà di Centrale Fies di far confluire sempre di più pubblici diversi.
Foto: (1, 2, 3, 4, 6) Centrale Fies, (5) Alessandro Sala
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