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May 16, 2020

Zoom_04_Matteo Biasi e la App altoatesina che ha fatto boom!

Cristina Ferretti
Attraverso lo sguardo di chi opera nel nostro territorio "Zoom" cerca di individuare il significato di eccellenza, che spesso ci caratterizza. Lo fa dialogando con le persone sulle peculiarità dell'Alto Adige in una visione di crescita locale, con un’intento più nazionale e a volte con ispirazioni e aspirazioni internazionali. Perché per noi l'Alto Adige è un punto di riferimento, sul quale fare Zoom per non essere solo un semplice punto.

Matteo Biasi, giovane bolzanino, attualmente frequenta la facoltà di Informatica all’Università di Bolzano. Già a19 anni ha fondato la sua azienda FlashBeing e contemporaneamente agli studi universitari collabora con le “lean startup” dell’Università per promuovere la cultura di nuova generazione. Maestro di sci con grande passione per la montagna, ha già al suo attivo 20.000 utenti, che utilizzano la sua App e i suoi servizi. Attualmente la sua azienda è stata scelta tra i top sviluppatori di software della Apple.

FlashBeing è già un gran successo, raccontaci un po’ di questa App, cos’è e come funziona?
L’obiettivo primario era quello di riunire diversi servizi digitali che già vengono utilizzati da un vasto pubblico: social media e internet. Il nostro team giovanissimo e appassionato fin da subito aveva intuito che non fosse necessario operare per paradigmi differenti, ma far emergere il meglio dell’esperienze di utilizzo già presenti sul mercato. Quindi, si pone come un’App che facilita e coordina sistemi familiari che già fanno parte del nostro quotidiano. L’obiettivo secondario, per noi poi fondamentale, era quello di creare un modello organizzativo che migliorasse la qualità di vita in termini di risparmio del tempo. 
Siamo quattro soci della stessa età e con il medesimo intento. Creare una modalità di lavoro FREE, rivolta al raggiungimento degli obiettivi e meno avvinghiata in modelli organizzativi che costringono ad operare a volte in modo impersonale. Ovviamente le dinamiche del lavoro comune sono da rispettare, ma non più le consuetudini lavorative. 

Cosa potrebbe cambiare nel mondo del lavoro?
Questo modo di pensare, molto attuale anche in tempi di Covid-19 fa decadere il meccanismo del controllo del lavoro e si pone come nuova sfida nella contrattualistica e nella comunicazione tra le persone che operano nello stesso team.  Posso portare l’esempio di noi stessi nel periodo di quarantena, che non abbiamo subito alcun tipo di modifica o rilento nella nostra quotidianità lavorativa.

Come vi ponete oggi sul mercato?
FlashBeing è una piattaforma per aiutare le persone in smartworking: offre tutti gli strumenti per lavorare insieme. Gestire task, condividere file, tracciare il tempo di lavoro, comunicare in modo asincrono (un aspetto fondamentale!), nonché avere un riassunto immediato personale di quello che c’è da fare. Un’overview da remoto della propria azienda o team. Si lavora per obiettivi e nessuno ha più la necessità di dare incarichi e controllare che vengano eseguiti. È una App completa, disponibile da ovunque. Ci siamo adoperati molto per offrire soprattutto l’aspetto anche della formazione.  È proprio questa che ci distingue sul mercato. Avere la padronanza del servizio è fondamentale per sfruttare al meglio la App e goderne anche la libertà acquisita. Non basta vendere lo strumento, per avere l’apprezzamento e la retention desiderata, abbiamo investito nella formazione. Inoltre, abbiamo creato una divisione di sviluppo di software e facciamo software su misura. Web, applicazioni ed interfacce grafiche. Ogni cliente può adattare il nostro prodotto al suo stile aziendale in base al servizio, prodotto e obiettivo di lavoro. Alla fine del percorso FlashBeing è la tua App personale.

Covid-19 e smartworking? Cosa sta succedendo?
Abbiamo capito subito che si sarebbero accelerati i tempi. Per noi ed il nostro mercato è stato un salto epocale. L’awareness che c’è adesso l’avevamo programmata fra 5-10 anni. Dal giorno zero, abbiamo intrapreso delle operazioni di marketing. Questo momento storico sta aiutando però, soprattutto i colossi che hanno già sul mercato una forte conoscenza del brand e che avevano già raccolto tanti contatti e dati. Per noi, che siamo ovviamente più piccoli in questo senso è stato svantaggioso. Ha portato vantaggio ai nostri competitors, La vera criticità per tutti è stato l’iniziare ad usare delle piattaforme senza conoscerne le potenzialità. Non solo, e questo è fondamentale, hanno usato piattaforme per continuare in modalità vecchia, non iniziando il vero processo di smartworking.
Smartworking non è semplicemente lavorare da casa. È soprattutto un metodo di lavoro completo che coordina tutte le attività delle persone coinvolte. Con processi ed obiettivi, tracciabili e con risultati da raggiungere. Non è parlare in video e fare telefonate dalla cucina. Quello è solo un cambio di location. 
È importante far comprendere se si desidera fare effettivamente il cambiamento che anche lo smartworking ha delle modalità ben precise, con visoni ed obiettivi futuri. 

Cosa é il Manifesto Flashbeing dei #nextworkers?

Assegna e fai e non chiedere quello che c’è da fare. Il vero smartworking è un processo e bisogna capire tanti dettagli. Non è solo un lavoro digitale, ma un nuovo stile di vita responsabile:

  1. Prima pianifica, poi esegui.
  2. Assegna e fai, non chiedere cosa c’è da fare.
  3. Lavora ovunque, a qualsiasi ora.
  4. Equilibra lavoro e vita privata.
  5. Sii digitale. Evita la carta. Aiuta la natura.
  6. Concentrati. Evita le distrazioni.
  7. Misura e ottimizza la tua produttività ogni giorno.
  8. Solo i risultati contano. 

Con il Covid-19 è arrivato il momento per iniziare questo processo. Hai la libertà di lavorare come vuoi per obiettivi. La nostra App aiuta con una dashborad riassumendo le operazioni del team o tue quello che devi fare. Abbiamo il dovere di mettere in moto un movimento che fa pensare che il lavoro può essere anche cosi.

Che impatto potrebbe avere questo nuovo modo sulle nostre vite?
Si potrebbe fare anche solo per un semplice motivo: eviteremo i troppi spostamenti con una significativa diminuzione di CO2. Risparmi in affitti o costruzioni e offri un viaggio all’anno in gruppo, oppure una pizzata regolarmente. Insomma, cambiare i paradigmi in base anche alle necessità aziendali. Lo Stato e le Province dovrebbero incentivare le aziende a seguire questo percorso.

E dove rimane il networking cosi fondamentale per gli affari?
Gli incontri tra le persone non devono essere sempre di lavoro, per creare un rapporto interpersonale si possono anche trovare altri momenti d’incontro per fare crescere il rapporto. La condivisione del tempo insieme è fondamentale, ma non deve essere sempre essere solo tempo di lavoro. 

Qual’é la categoria di persone che ha più difficoltà?
Le persone che non amano i cambiamenti e non accettano di sforzarsi a cambiare. 

Era ora che arrivasse una spinta verso la digitalizzazione? Ho visto una vignetta che diceva: Cosa ha spinto la tua azienda allo sviluppo digitale? Il covid-19. Quali sono i deficit emersi da una digitalizzazione accelerata delle ultime settimane?
Ho letto un tuo post su Linkedin: Mi chiedo come mai il Governo, quando avrebbe decine di ottime alternative completamente italiane, stia promuovendo per lo smartworking e la scuola da remoto tutte piattaforme di aziende americane, che oltre a spostare fuori dal paese il guadagno, spostano anche fuori i dati degli utenti? Il Marketing digitale e necessità sociale? Abbiamo perso l’occasione di attingere a risorse italiane? La scuola è pubblica, le piattaforme pure. Nessuno ha valutato che le abitudini creano users e futuri consumatori paganti. Un’altra chance persa per l’Italia!

Quante aziende hanno secondo te capito di sfruttare questa occasione?
All’inizio ci sarà un rifiuto dello smartworking. Il 90% l’hanno vissuto male e quando si tornerà alla nuova normalità solo il 10% delle aziende lo applicherà nel modo corretto. Ma questo perché quello che hanno fatto fino ad ora non era smartworking, ma homeworking!

Perché secondo te non abbiamo fiducia nelle tecnologie italiane?
L’Italia si associa al turismo, al mangiare ed alla bella vita!  L’America si associa a tecnologia. C’è un fondo di verità in questi stereotipi, però. Le persone forti, italiane ed europee, sono emigrate all’estero per mille motivi. Soprattutto l’informatica non è legata al territorio. La gente va dove guadagna e dove può sviluppare la propria professionalità. C’è inoltre un pregresso di prodotti italiani di software di bassa qualità. Facciamo un esempio del sito dell’INPS è caduto subito e invece Google gestisce 100mln di persone. Qualcosa che non va c’è di sicuro.
In Italia però abbiamo delle aziende come la Bending Spoons dove è presente un livello tecnologico altissimo. Fanno applicazioni per iPhone ed investono tantissimo per creare un sistema di sviluppatori in Italia. Forse loro hanno la leva di dare valore al prodotto tecnologico made in Italy.

Come mai secondo te le aziende non riuscivano a fare i passi necessari?
Mancava la necessità, c’è poco da fare! Bisogna riflettere nell’ottica che c’è quello di cui hai bisogno e quelli che propongono miglioramento del processo. In una routine quotidiana se nessuno vuole cambiare la tua routine, il singolo tende a non fare il cambiamento. Non voglio investire per cambiare. 

Come consideri l’Alto Adige digitale?
Io vedo un awareness nella zona di Milano. Da noi vedo tanto blocco.  Viene dato poco valore all’informatico e all’informatica. NON VI è la disponibilità di pagare le competenze. Io personalmente lavoro con chi mi paga e ha desiderio di cerare valori nuovi.  La digitalizzazione è un processo e non solo un obiettivo. Devi generare valore. Attualmente sono avanti molti passi a noi: Berlino, Londra e vedo tanto America dove viene dato un grande valore alla digitalizzazione. 

Che progetti hai per il futuro? Sei già internazionale?
Abbiamo una strategia che guarda all’Italia. Vogliamo arrivare ad un punto che il prodotto stesso sia in grado di formare l’utente. Stiamo ampliando la nostra rete di formatori a livello italiano.  Abbiamo inoltre, la fortuna di essere già stati scelti tra i TOP sviluppatori di Apple. Loro ci aiutano a creare una campagna mediatica anche verso nuovi paesi, magari già a fine anno: Germania, Spagna e Inghilterra.

Cosa l’Alto Adige dovrebbe avere il coraggio di fare?
Come investono tanti soldi delle campagne della prevenzione, dovrebbero dal mio punto di vista per sensibilizzare la popolazione all’innovazione. Ci vogliono imprenditori che portano avanti anche al NOI Park i prodotti e tematiche. In questo momento vedo troppo poco fermento. Troppo autoreferenziali senza visioni e investimenti per far crescere il territorio digitalmente.

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