Food
July 23, 2021
Spazio Pulk a Trento: un rifugio urbano in cui incontrare il mondo
Francesca Fattinger
È una giornata molto calda e cerco rifugio vicino al mare. Non sono a Trento, ma ho un’immensa voglia di tornarci a sapere che a pochi passi da casa mia c’è uno spazio pronto ad accogliermi dove poter incontrare il mondo e viceversa farmi incontrare dal mondo, dove riscoprirmi attraverso cibo, racconti, storie, e dove semplicemente stare bene, chiudere fuori dalla porta la quotidianità e mettermi in ascolto.
Con nelle orecchie il rumore del mare chiamo Vera per scoprire di più sullo spazio Pulk che attraverso Instagram sto imparando a conoscere. Il movimento incessante del mare sembra perfetto per questa chiamata, perché Vera con la sua disarmante solarità mi porta in giro per il mondo raccontandomi ciò che lo spazio Pulk è e fa e sembra che un mare intero pieno di riflessi colorati diversi e sgargianti sia racchiuso in via Brennero 126.
Vera ha cominciato a ragionare a settembre 2020 sulla possibilità di aprire questo spazio e così a giugno 2021 lo spazio ha preso vita: un’occasione e una sfida per lei per provare a fare quello che sempre avrebbe voluto. Questo progetto non comincia da zero, ma è frutto di un’altra importante esperienza. Vera aveva gestito con il marito: Moki, un piccolo Bistrot Gourmet nel cuore di Trento. Già in questo spazio era all’ordine del giorno la sperimentazione e venivano organizzati piccoli appuntamenti e soprattutto le cene dal mondo. È da questa passione che nasce una delle anime palpitanti di Pulk.
Pulk è moltissimo: la parola “pelle” mi rimbomba nella testa, perché Vera, fra le tantissime cose che mi racconta e che ora vi racconterò a mia volta, a un certo punto della nostra chiacchierata usa questa parola e mi sembra illuminante. Pulk come una pelle camaleontica che si adatta a chi lo anima con la propria cucina o le proprie professionalità e passioni, una pelle che cambia, multistrato, flessibile e dinamica, che accarezza e modella esperienze diverse ma accomunate dalla volontà di farsi “rifugio urbano calmo e accogliente, intimo e domestico”.
Se si fa attenzione tutto questo è racchiuso già nel nome: “pulk” infatti è un piccolo slittino nordico a bassa slitta usata per lo sport o per il trasporto, tirato da un cane o da uno sciatore, o in Lapponia dalle renne. Insomma Pulk vuole essere qualcosa di trainante, che ci porta a vivere ogni volta un viaggio diverso. Perché forse la pace e la calma è solo nell’incontro e nel viaggio che si può davvero raggiungere e assaporare?
Le collaborazioni sono l’acqua e la luce che mantiene sempre vivi e belli i fiori che man man nascono e colorano le nostre vite. Spazio Pulk è nato proprio per alimentare questi incontri, come “luogo di ricerca e creatività, di scambio e relazioni”. Non esisterebbe senza collaborazioni, perché ha un’anima multitasking: ospita lezioni di yoga, laboratori di cucina dal mondo e supper club, workshop e incontri su diverse tematiche e da settembre 2021 gli incontri si moltiplicheranno. Da questo autunno infatti oltre ai punti fermi dello yoga e dei supper club e alla riproposizione dei workshop di ricamo, in collaborazione con Isotta Graziadei, e ai laboratori di cucina dal mondo si aggiungeranno altri nuovi incontri come quelli di accompagnamento al parto in collaborazione con Chiara Monauni o gli aperitivi con la psicologa in collaborazione con Laura Endrighi, psicologa esperta in alimentazione.
Fin dal logo scelto per lo spazio, realizzato in collaborazione con Giulia Mantovani, una tenda con una lucina accesa al suo interno, si capisce la volontà di renderlo un luogo intimo e casalingo, uno spazio appartato, luminoso e accogliente che invita alla calma e alla contemplazione e in cui poter di volta in volta calarsi in un nuovo viaggio.
E quale occasione migliore per viaggiare se non attraverso i suoi supper club? Vera mi racconta da dove viene la loro storia: dal periodo del proibizionismo fino al 2006, quando, riscoperti, cominciano a diffondersi da New York in tutto il mondo. Ma di che cosa si tratta? Semplicemente aprire le porte di casa e cucinare, ritrovandosi attorno ad un tavolo con persone sconosciute.
Così i supper club Pulk si trasforma in “un mezzo per esplorare tradizioni e usanze altre, ma anche uno strumento per riportare alla luce ricordi di volti, di odori e sapori. Qui la cucina è il cuore pulsante: entra in continuità con la storia come luogo della cura, del cibo ospitale e dell’accoglienza.”
Il cibo che mangiamo racchiude molto di noi, della nostra cultura, della nostra storia, mangiare insieme significa condividere tutto questo e trasformarlo in nutrimento sociale e culturale. Pulk si trasforma di volta in volta in una finestra sulla storia, una storia che spesso non lascia traccia scritta, ma viene tramandata da madre in figlia in cucina, luogo sicuro e di ascolto, attraverso le ricette di famiglia. Vera infatti sottolinea come l’intento sia quello di creare uno spazio votato a dare luce alla cucina al femminile, per questo sta alimentando una rete sempre più ricca di donne di varie nazionalità che non fanno della cucina il loro mestiere principale ma sono bravissime cuoche e sanno attraverso i loro piatti farci immergere nella loro storia e cultura. Sono così tante da nominare che ne dimenticherò sicuramente qualcuna, ma voglio comunque dare spazio ad alcuni dei loro nomi: Paola, Gioia, Francesca, Emeline, Oom, Ala.
La cucina proposta è una cucina casalinga, autentica e sincera e le ricette proposte sono quelle tradizionali “senza mezze misure”. In questo modo si possono davvero conoscere o riconoscere luoghi vicini e lontani, dal Marocco all’Iran, dal Libano all’Uzbekistan: un modo diverso di uscire a cena, “quasi come essere all’aeroporto in procinto di partire”.
Anche lo spazio si trasforma a seconda dei paesi presentati attraverso i supper club e di nuovo le collaborazioni sono fondamentali: il negozio Persepolis, di Ali e Samira, permette a Vera di trasformare lo spazio in un souk mediorientale; mentre Arredo Giunco è perfetto per l’arredo asiatico. Vera poi da bravissima “mediatrice di esperienze” aggiunge vari oggetti raccolti durante i suoi viaggi e anche la mis en place è sempre un insieme di piatti e oggetti diversi presi nei vari mercatini delle pulci in giro, qua e là.
Di nuovo, a proposito di spazio, è importante non dimenticare che Pulk è nato anche come luogo espositivo e in collaborazione con Cellar Contemporary darà vita a diverse mostre. Ora sono esposte le tele di Margherita Paoletti con la sua “Sogni a fior di pelle”. Ed ecco che la parola “pelle” ritorna, una pelle che si colora di ombre di sogno in cui le tracce oniriche si intrecciano ricamando sul corpo viaggi nell’interiorità, come racconti da condividere verso l’esterno. Proprio come Pulk che sulla propria pelle, attraverso cibo, profumi e racconti, ricama sempre nuove storie.
Segnatevi sull’agenda l’ultimo appuntamento prima della pausa estiva di agosto: mercoledì 28 luglio sarà il turno della cucina casalinga indiana grazie a Francesca, la cui storia famigliare si intreccia in modo indistricabile con l’India.
La famiglia di Francesca ha infatti mantenuto un solido legame con l’India, anche e soprattutto in cucina. Tutto questo si riflette nei suoi piatti che tramanda con amore nelle sue Cooking class. Di nuovo le collaborazioni si moltiplicano e si intrecciano perché il sommelier Michele Girelli, fondatore dell’azienda Enovely, abbinerà i vini alle ricette tradizionali indiane proposte.
Ricordate anche che Pulk può essere temporaneamente affittato da privati e aziende per meeting, riunioni, team building e per piccoli eventi e che ha un calendario di appuntamenti che varierà nel tempo: tenete sott’occhio la sua pagina Instagram e il suo sito.
Che bello quando le persone non se ne vanno da Trento, ma credono nelle sue potenzialità e la trasformano nella città che vorrebbero! E che bello quando il Trentino “terra di passaggio, permeabile, ibrida, porosa si trasforma in un’esotica melting pot di sapori”! Io non so voi, ma non vedo l’ora di prenotarmi per il prossimo incontro di Pulk! Ci vediamo lì?
Foto di Elisa Vettori
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