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April 29, 2022
BIVACCO a Le garage lab: uno spazio vissuto, riempito, reso rifugio
Francesca Fattinger
Bivacco [bi-vàc-co] s.m. (pl. -chi)
1. Accampamento notturno, in particolare di truppe in marcia: b. di soldati; sistemazione provvisoria all’aperto di alpinisti, escursionisti ecc.;
2. Il luogo in cui si effettua l’accampamento o la sosta;
3. Fig. luogo mal ridotto per sporcizia, resti di fuochi ecc.
Tutto comincia da qui. Da una parola, da una sola piccola parola che racchiude mondi, relazioni, sensazioni, bisogni, urgenze, mancanze. Sono stupita di quanto possano contenere in sé solo tre piccole e minute sillabe e del potenziale trasformativo che possiedono, semplicemente se si è pronte ad accoglierle onestamente.
Gli spazi del Le garage lab di Trento sono stati abitati 4 notti da Elisabetta Palisi, in arte Liz, che al loro interno ne ha simulato ironicamente un bivacco escursionistico, una simulazione che ha seguito delle regole ben precise che l’artista si è dettata fin dall’inizio: una sorta di vincolo da cui potersi e doversi svincolare in caso di necessità, ma che le desse un canovaccio e una cornice attorno e in cui potersi muovere per le sue esplorazioni lasciando però sempre spazio all’imprevisto.
Liz, infatti, poteva effettuare brevi uscite dal suo bivacco solo nella modalità della scoperta portando con sé al ritorno tracce delle sue esperienze (scontrini, oggetti trovati, fotografie). Queste tracce all’ingresso nello spazio dell’isolamento si sono poi trasformate colorando la sua solitudine di nuovi stimoli e colorandosi a loro volta di nuove metamorfosi, in una continua osmosi tra dentro e fuori, distacco e incontri, silenzio e dialoghi. Un’esperienza che era partita per essere di forte isolamento le ha permesso invece di trovare il giusto spazio e ascolto per l’altro da sé, nelle forme più diverse.
È stato un onore poter entrare in contatto con Liz nel suo BIVACCO, “nel suo spazio riempito, vissuto e reso rifugio”, una sera prima dell’inaugurazione della mostra, vedendone quindi ancora l’ultima fase di trasformazione ed entrando così a farne parte.
La mostra ha poi dato una forma espositiva al diario di bordo che è risultato da questi 4 giorni: un archivio vero e proprio di impressioni che nel corso dei giorni si è modificato e che ha visto nel grande foglio alla parete, attaccato il primo giorno, una sorta di mappa dinamica delle sue trasformazioni.
Per Liz questa esperienza è stata innanzitutto un’esperienza di esplorazione, al confine tra isolamento e avventura, un viaggio dentro di sé, nel luogo, nella materia con cui ha creato le sue opere. Ha voluto, nelle ore della sua residenza, “sforzarsi di ascoltare ciò che vedeva”, dando vita a un’esperienza dettata da un’esigenza, una voglia di riallacciare dei fili che si erano erosi, dimenticati in un angolo. Quanti di noi dovrebbero fare lo stesso?
Mi sembra di grande ispirazione vedere come ciò che per la vita quotidiana frenetica sembra un resto, uno scarto, un nonnulla venga da Liz elevato a uno stato di elemento fondamentale di scoperta, traccia di relazione, seme in fieri di ricerche future e come l’errore e l’imprevisto venga da lei accolto come parte integrante del processo su cui riflettere, da cui imparare e da cui spesso cominciare la sua narrazione.
Liz ora ha lasciato la sua brandina ed è ripartita, ma la mostra che racconta l’esperienza di BIVACCO é ancora esposta a Le garage lab ed è possibile visitarla su prenotazione, scrivendo loro un messaggio privato su Instagram oppure in occasione delle prossime aperture straordinarie.
A proposito di questo il prossimo progetto di Le garage lab sarà in collaborazione con la creative tank Ange slavina aka Ange slavina e l’artista Patrizio Anastasi. Parte del lavoro si terrà presso la residenza artistica Broilo a Vervò, dove Patrizio porterà avanti il secondo capitolo della sua ricerca incentrata sulla relazione tra natura e folklore. L’esposizione invece si farà proprio negli spazi di Le garage lab e l’inaugurazione sarà sabato 14 maggio dalle 17.00.
Voglio concludere questo articolo sul progetto BIVACCO con alcune tracce, tra parole dette e scritte, tra sguardi e sensazioni, ricordi, odori e visioni, che si sono appoggiati con delicatezza su di me e che mi sono portata via, come un bagaglio nuovo dopo un viaggio di cui doversi prendere cura. Ve le lascio, perché mi sembrano creare un bel flusso poetico in cui nuotare, se andrete a Le garage lab forse ne ritroverete i versi o forse ve ne porterete via altri… chissà!
*
Trento è come Vienna.
Il foglio a parete è troppo piccolo e troppo grande allo stesso tempo.
Il tempo è allo stesso modo troppo e troppo poco.
C’è silenzio, qualcuno fuori sta ridendo adesso.
Ho fretta e paura del vuoto che ho davanti.
Scortesia delle persone in treno.
Quando indossi uno zaino e vestiti sporchi gli altri sono maleducati.
O lo sarebbero comunque?
Sento una cosa che sia chiama novità.
Un’amica mi ha parlato della SLOI di Trento. Un incubo fatto di piombo e guerra.
Gli operai riferiscono che l’odore tossico del piombo è fortemente dannoso per l’organismo umano ricorda quello delle mandorle o del cioccolato.
Immagino un panorama che non è fuori ma dentro.
Basta poco e mi sembra di vederlo.
Segreti che conservo con onore.
Piacevolezza delle conversazioni.
Gli errori sono belli da vedere, raccontano una storia.
Carta invecchiata con il caffè.
Non conoscere un vedere.
Non capirci niente, non sapere quali pesci pigliare.
Fare senza sapere.
Fare senza credere.
Senza fede.
Senza fine.
Sono tutti più belli o sono io che ho smesso di guardare?
*
Foto di Le garage lab
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