Culture + Arts > Visual Arts
November 11, 2022
Il corpo a corpo cromatico e segnico di
Luca Macauda in mostra a Trento
Francesca Fattinger
La creatività allora, è qui intesa non solo come metodo ma anche e soprattutto come visione: la competenza del saper uscir fuori dalle proprie cornici – routine consolidate di pensiero e azione – che coincide con lo scoprirsi ri-scrittori della storia in cui siamo gettati, suoi fecondi artefici (…).
Antonia Chiara Scardicchio, Quello che conta non sa contare
Sono tornata a visitare “Iperchroma” la mostra di Luca Macauda curata da Federico Mazzonelli alla Paolo Deanesi Gallery di Trento qualche giorno fa. Avevo bisogno di riabitare con il mio sguardo i suoi segni, veri e propri binari per i miei occhi che d’un tratto da stanchi si sono aperti, hanno inghiottito quel moto danzante ed energico e lo hanno fatto loro. Avevo bisogno di immergermi nelle sue sfumature, nel rosso, nel ciano, nel giallo, nel blu, e farmi trattenere dalle sue ombre, riconoscermi in quei momenti di colore addensato, corporeo, fisico per poi svanire d’un tratto non appena a contatto con le zone di luce trasformandomi in pulviscolo leggero e fragile. Avevo bisogno di fermarmi e contemplare le campiture e i loro confini per abituarmi ai miei bordi e riconoscerli e così nelle stratificazioni del pigmento accettarmi, capire che è nella somma e nella sottrazione continua di strati che nasciamo ogni momento nuovi, come le opere dell’artista davanti a me mi sanno svelare: celebrazioni sensibili e cromatiche della bellezza della vita.
Luca Macauda, siciliano di origine e che ora vive e lavora a Brescia, ha scelto da 12 anni di lavorare quasi esclusivamente con il pastello, una simbiosi ormai talmente intima che a guardare le sue opere sembra di vedere dei suoi autoritratti morbidi, fragili e luministici. Il pastello, a cui è ritornato dopo la fase accademica romana di pittura con tendenze iperrealiste, è stato la chiave che lo ha liberato dalla gabbia della figurazione che nella mostra “Iperchroma” è solo un ricordo lontano.
Pensate ad avere un pastello tra le mani, alla sua consistenza, al suo profumo, ai ricordi dell’infanzia e alla memoria che fanno emergere anche solo nell’immaginare di toccarlo. Una pittura quella di Macauda che lavora sulla soglia del nostro essere corporei e incorporei nel medesimo istante, tra l’abitare l’istante presente e il perdersi in memorie ancestrali.
Lavorare e riflettere sulle potenzialità del colore sono pratiche interdipendenti e si svolgono lungo la superficie, su di un livello, per così dire epidermico, nella consapevolezza che è proprio l’epidermide, lo strato che sta tra il sopra e il sotto, il dentro e il fuori, a definire lo spazio del nostro sentire.
Con queste parole il curatore Federico Mazzonelli nel testo di approfondimento ci accompagna a esplorare la pelle delle opere in mostra non solo come un confine, ma anche come un ponte che ci permette di entrare in contatto con il mondo dell’artista e attraverso il loro tramite anche con una parte inafferrabile e spesso ineffabile di noi, perché come mi ha raccontato l’artista “l’arte ti mette davanti a te stesso ed è te stesso con cui devi fare i conti”. L’uso del pastello comporta la riduzione al minimo della distanza tra l’artista e la tela, la pittura si trasforma in un corpo a corpo fisico in cui, nel caso delle opere di grande dimensione della serie Spazio colore, si ritrova a stendere e sfregare il colore direttamente con le mani finché non deve fermarsi perché diventa quasi doloroso. Un piccolo esempio di come pelle dell’artista, epidermide dell’opera e pigmento lavorino e siano ad un tratto indistinguibili, così come quando, come sempre a mano libera, l’artista crea le linee verticali e per farlo salta e si lascia andare assieme al colore verso terra.
Dove appare la fusione tra il corpo dell’artista e il corpo della tela se non nella traccia dinamica che il pigmento lascia?
Interessante vedere come il lavoro sul pigmento si trasformi in continuazione e permetta all’artista, riprendendo le parole di Antonia Chiara Scardicchio citate in apertura, di uscire continuamente dalle proprie cornici, per riscriversi incessantemente, portando avanti tutti i suoi linguaggi, tra segni, campiture e sfumature, parallelamente, senza mai chiuderli o esaurirli definitivamente, ma come compagni di viaggio che con lui si trasformano, si rinnovano, crescono.
Se abbiamo citato le opere di grande formato non vanno dimenticati i lavori di più piccola dimensione che ancora una volta ci fanno ragionare sulla potenza della superficie così come del colore. Sono tavole su cui Macauda applica una sottile carta abrasiva su cui va a grattugiare il colore: il pastello morbido si aggrappa alla superficie raschiante della carta, i due contrari si incontrano, ma in questo scontro nessuno è perdente, anzi il vero vincitore è il pigmento che in questo abbraccio di ossimori tattili esplode con un’energia impensabile. Così dalla casuale pulitura di un pastello su carta vetrata è nata questa serie in cui “il ritmo verticale e orizzontale di linee monocrome, le cui alternanze di lunghezza e spessore, quasi fossero note su di uno spartito musicale, segnano e rilanciano la natura armonica, ordinatrice e generativa del colore”.
Il titolo “Iperchroma” trattiene in sé tutto questo: il protagonista è il pigmento “chroma” che è “iper”, perché ogni quadro ci mette di fronte a una “frequenza visiva alta, intensa, vibrante” e perché nel gioco combinatorio dei suoi elementi è continuamente in espansione, mai fermo, in un dinamismo insito in ogni centimetro di tela. Ecco che le opere si rimandano l’un l’altra, dialogano tra loro nello spazio della galleria così ridisegnato da armonie di luci e ombre, colore e forme, che dissolvono e catturano il corpo intero. Se solo lo sguardo sapesse accarezzare e toccare che colore si porterebbe via e che traccia lascerebbe sulla superficie?
La mostra è visitabile fino al 25 novembre 2022 alla Paolo Maria Deanesi Gallery in Vicolo dell’Adige 17-19, non perdetevela!
Foto courtesy della Paolo Maria Deanesi Gallery: Luca Macauda, Spazio colore (SC-03/2022), 2022 (1); Luca Macauda, Segni (SS-01/2022), 2022 (2); Installation view (3); Luca Macauda, Geometrie verticali (GMV-01/2022), 2022 (4); Installation view (5); Luca Macauda, Superficie (S-04/2022), 2022 (6)
Comments