Culture + Arts > Visual Arts
February 14, 2023
Cromologia: dialoghi inediti attraverso
il colore, il tempo e lo spazio
Francesca Fattinger
Cromologia. Un neologismo, un gioco di parole che genera una crasi e un fraintendimento fra Cronologia e Cromatico.
Federico Mazzonelli e Gabriele Lorenzoni
Eccoci immersi nella mostra ospitata al Palazzo Assessorile di Cles, basta una parola: “Cromologia”, che è al contempo titolo e spiegazione del metodo curatoriale adottato da Federico Mazzonelli, Gabriele Lorenzoni, con la collaborazione di Roberta Menapace. Un neologismo talmente ben formulato che all’inizio credevo fosse un termine tecnico già esistente e invece è appena nato, ma per descrivere cosa? Mettete insieme il “tempo” e il “colore” e tutto ciò che questi temi portano con sé, soffermatevi sul loro lato più materico, concreto, fisico e infilateli insieme come perle di una collana, sarà il discorso (il logos) a divenirne filo, come sostegno e legame. In un approccio dichiaratamente e volutamente radicale, a-sincrono, a-scientifico e militante i curatori hanno creato legami inediti, talvolta esclusivamente visivi e quindi estetico-emozionali, tra 11 artiste e artisti contemporanei, tra cui 9 in attività e 2 storici, e oggetti materiali lontani nel tempo: da elementi naturali a oggetti della cultura locale fino al Palazzo Assessorile stesso.
(…) portare a galla una serie di realtà, attestazioni, esperienze, espressioni della cultura materiale o artistica o addirittura della natura spontanea, geologica e incontrollabile, di epoche fra loro distanti.
Le “traiettorie asincrone nell’arte e nella cultura trentina” si muovono quindi in questo terreno dichiaratamente a-sincrono, al di fuori da una qualsiasi cronologia ufficiale, in cui tempi diversi e anche lontanissimi tra loro, incarnati nelle opere e negli oggetti scelti, si interrogano reciprocamente attraverso la chiave di lettura del colore e si intrecciano riversandosi negli occhi e nel corpo di visitatrici e visitatori, chiamati a espandere il dialogo cromatico messo in scena.
Per quanto riguarda gli artisti e le artiste selezionate per queste conversazioni faccia a faccia insolite quanto radicali, si tratta di artisti per buona parte legati alle esperienze di pittura concreta, come Astrazione Oggettiva, che hanno caratterizzato le ricerche degli anni Settanta con il loro lavoro visionario e intransigente sul colore, ma non mancano artisti più giovani che nelle loro opere ricercano sensazioni cromatiche autentiche e spesso corporee.
Doveroso citare tutti i nomi degli artisti e delle artiste in mostra: Italo Bressan, Mauro Cappelletti, Annamaria Gelmi, Micol Grazioli, Diego Mazzonelli, Angelo Demitri Morandini, Gianni Pellegrini, Federico Seppi, Rolando Tessadri, Rolando Trenti, Maddalena Zadra, con un omaggio ad Aldo Schmid. E adesso un assaggio di alcuni di questi dialoghi per entrare nel vivo delle narrazioni intessute all’interno palazzo e non solo. Ecco ad esempio che il meraviglioso verde delle stufe a olle di Sfruz, miscela segreta e che li caratterizza, si trova a dialogare con le tele di Gianni Pellegrini che con la sua pittura di carattere genericamente analitico indaga le matrici primarie del linguaggio visivo (superficie, colore, segno) con una sensibilità organica e luministica che lo contraddistingue. Il cortocircuito è immediato e la fisicità del colore delle tele si fondono con la matericità quasi scultorea dei manufatti: densità e leggerezza, leggerezza e densità, un’altalena continua su cui dondola il nostro sguardo. Passo dal verde all’argento, per cui i lavori di Federico Seppi, in cui argento e luce diventano strumenti di indagine nella natura e nei luoghi segreti della nostra spiritualità, dialogano con la materialità e l’aspetto devozionale degli argenti settecenteschi della Parrocchiale di Cles e in particolare dei quattro candelieri considerati a inizio ‘900 una delle quattro meraviglie della Val di Non. E di nuovo il dialogo è lasciato aperto in un invito a riflettere sulla nostra spiritualità, quella della natura e quella della storia.
Micol Grazioli invece si è confrontata con il Palazzo Assessorile stesso attraverso l’elemento del legno, ampiamente impiegato nell’architettura. Un legno quello del palazzo, dei solai e delle pettenelle dipinte che vorrebbe sfidare il tempo ambendo all’eternità; un legno quello dell’artista che nei suoi cromatismi e nei suoi aromi avvisa della sua vulnerabilità e del suo destino di morte e rinascita. “Un tappeto di bosco” come lo definisce l’artista che si spinge fino al balcone affacciandosi all’intera comunità e unendo esterno e interno, azione e relazione. L’esterno è metaforicamente di nuovo chiamato in causa con l’opera di Angelo Demitri Morandini che con il suo “Germogliatore” a dialogare con le “scudele” clesiane ci invita a uscire dalla quotidianità e a entrare in uno spazio altro, nel silenzio, nel respiro e in quello spazio ricominciare a germogliare. L’esterno è invece concretamente esposto nei due blocchi di cemento, sineddoche a rappresentare la diga di Santa Giustina, che conversano con le tele di Rolando Tessadri, tessiture attraversate da vibrazioni silenti e corporee, in cui è il minimo ad emergere, a farsi spazio nel caos del mondo e a pretendere un’attenzione sensibile e silenziosa. Cosa succede se il cemento del monolite di calcestruzzo, sfida ingegneristica senza pari che è la diga di Santa Cristina, entra in cortocircuito con le tele palpitanti dell’artista? Può un solo colore con tutte le sue sfumature condurci a una decostruzione del nostro sguardo, dalla leggerezza e dalla profondità delle tele dipinte all’imponenza e la compattezza del cemento della diga e viceversa?
La mostra sarà visitabile fino a domenica 19 febbraio e venerdì 17 febbraio alle 20.30 segnatevi l’appuntamento a Palazzo Assessorile con la presentazione dei primi due volumi della collana CAMIC, dedicati a Jole D’Agostin e a Vigilio Fortunato Prati, progetto curato da Gabriele Lorenzoni, curatore della mostra “Cromologia”. Al termine della serata sarà possibile partecipare all’ultima visita guidata alla mostra con i curatori. Non mancate!
Il colore esiste in me.
Aldo Schmid
Foto di Valentina Casalini
Comments