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May 3, 2014
Welcome to Israel #04
Cristina Vezzaro
Dopo la gita a Gerusalemme ci va un attimo per riprendersi emotivamente. Peccato che la giornata che scelgo per restarmene tranquilla a Tel Aviv sia l’ultima della Pesah, il Passover, la Pasqua, e quindi, come il Shabbat – più del Shabbat, è di nuovo tutto chiuso.
Poco male, mi catapulto a Yafo, primo nucleo storico di quella che sarebbe diventata Tel Aviv, tuttora parte araba della città che anche in questa giornata di festa è attiva con ristoranti aperti e vista mare garantita. Scendendo a piedi decido di farmelo tutto, questo lungo mare di Tel Aviv. E dimentico di essere in aprile e in Israele, perdendomi nel suono dei racchettoni che imperversano lungo la decina di chilometri in cui la spiaggia confina con la città. L’atmosfera estiva è contagiosa, sa di vacanza, grazie anche al caldo che inizia a farsi sentire come a fine luglio da noi.
A un certo punto, oltre il porto nuovo – che, come già una decina di anni fa avevo visto succedere per Puerto Madero a Buenos Aires, si sottopone a una profonda gentrification e si mette a tiro con locali e abitazioni leccate – prendo la bicicletta e mi faccio un altro giro più a nord, verso le spiagge lontane dagli alberghi, frequentate più dai locali che dai turisti. Anche lì non manca la folla in questa giornata di festa.
I parchi giochi per i bambini sono riparati da grandi teloni. Pare che a luglio e agosto la temperatura salga ancora e soprattutto l’umidità raggiunga e superi il 90 percento, rendendo intollerabile l’afa. Già adesso, però, è necessario riparare i più piccoli.
Anche i cani sono pronti per affrontare l’estate: per la città ce ne sono parecchi, e quasi tutti, dai più piccoli e pelosi ai più grandi dal pelo raso, sono stati rasati in vista del gran caldo. Solo i gatti randagi di cui la città è piena sembrano abbandonati a loro stessi e si sdraiano all’ombra in cerca di conforto.
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