Music

June 12, 2013

Intervista a Gabriele Minelli (EMI), giurato speciale ad Upload

Marco Bassetti
Cosa si nasconde dietro alla produzione un disco? Repertorio, registrazione, arrangiamento, ma anche comunicazione, promozione, marketing. Di tutto questo di occupa Gabriele Minelli alla EMI Music Italy, giurato speciale ad Upload.

Tra i giurati speciali di Upload che si uniranno alla giuria per valutare le audizioni live delle 13 band finaliste (venerdì 14 al Vintola18), c’è anche Gabriele Minelli. Discografico da oltre 10 anni, prima come Marketing Manager del repertorio internazionale di Virgin Records, e poi, dal 2007, in qualità di A&R per EMI Music Italy, Minelli ha lavorato con artisti come Tiziano Ferro, Subsonica, Club Dogo, Andrea Nardinocchi, Caparezza, Rolling Stones, Ben Harper, Chemical Brothers e The Kooks. Insomma nomi più o meno storici, più o meno grandi, più o meno internazionali. Perché questo è il suo lavoro: accompagnare un artista in cui crede nell’ideazione e realizzazione di un progetto. Lo abbiamo intervistato, partendo proprio da qui…

Ci spieghi brevemente il tuo lavoro alla Emi in cosa consiste?

Il mio lavoro è quello che tuttora si chiama A&R, Artists and Repertoire: espressione che un tempo aveva un significato più pieno, dal momento che rimandava precisamente al lavoro di chi andava a cercare gli artisti e a cercare i repertori da far cantare agli artisti. La forma contemporanea di questo lavoro è vicina a quella di un direttore artistico, anche se cambia in realtà molto a seconda del tipo di progetto.

Ad esempio?

Il lavoro fatto per un emergente, come può essere in questi giorni Parix oppure Nardinocchi nell’ultimo anno, è naturalmente molto diverso da un lavoro fatto per Tiziano Ferro o Vasco Rossi… il tipo di collaborazione e l’apporto che tu dai al progetto cambiano molto. Ad ogni modo, nella sostanza, il mio lavoro consiste nel curare la startup di un progetto dai vari punti di vista: dal punto di vista artistico, studio, registrazione, repertorio, arrangiamenti, eccetera… ma anche dal punto di vista del posizionamento, della comunicazione e delle attività di marketing.

E c’è spazio in questo per il tuo gusto personale?

Devo dire di sì. Poi magari non si riesce ad esprimerlo al cento per cento… si parla pur sempre di aziende che devono in qualche modo fatturare e un po’ della poesia ad un certo punto del processo si perde. Però certamente lo spazio c’è. Ad esempio ai Subsonica mi lega un rapporto molto forte, costruito e coltivato in anni di collaborazione, e questo ci ha permesso di arrivare a certi risultati… mentre, per dire, ad esempio il mio collega, facendo lo stesso lavoro, ha sviluppato lo stesso rapporto con gli Stadio.

Parlavi di startup, Upload in qualche modo è un piccolo laboratorio di startup… Come ti sei trovato in questo contesto?

Per rispondere in maniera obiettiva mi manca ancora l’immersione vera e propria nel progetto. Sono ancora un po’ fuori, per il momento ho solo ascoltato i pezzi, la vera immersione comincerà venerdì. In generale mi piace molto essere coinvolto in questo genere di esperienze per diverse ragioni. Andare sul campo permette di cogliere delle sfumature fondamentali per capire a fondo una band, dal modo in cui suona dal vivo al contesto, il network, la scena in cui si muove. Il contesto è un aspetto fondamentale, se il contesto ti supporta diventa più facile abbandonare il proprio lavoro e tentare la carriera di musicista.

Infatti forse l’obiettivo ultimo di Upload è proprio quello di creare il contesto… Quello che forse da noi manca.

Sono andato recentemente in un paesino in provincia di Brindisi, invitato a fare delle docenze.  In Puglia, è vero, c’è un background storico molto forte, forse banalmente anche per ragioni climatiche… Ma posso dire che le band lì si fanno veramente il culo per muoversi da un posto all’altro per andare a suonare in giro. Sicuramente Trentino-Alto Adige e Puglia sono due situazioni diverse, ma posso dirti che da nessuna parte la strada è in discesa. Io cerco sempre di osservare la situazione per quella che è, per poi vedere concretamente dov’è migliorabile.

Spostando invece il discorso sull’aspetto prettamente artistico, come giudichi i pezzi delle band finaliste?

Trovo cose interessanti e altre meno interessanti, come è normale che sia. Ho apprezzato di più le cose meno di genere, quindi i pezzi non immediatamente inquadrabili in un genere specifico. Poi mi ha stupito molto la mancanza di proposte vicine all’area hip hop e all’elettronica, perché mi sembra risponda poco a quello che sta succedendo in giro nel mondo della musica. Forse è semplicemente la conseguenza dei gusti della giuria che ha fatto la selezione, un fatto del tutto normale… anche perché per esperienza so che, in ambito rap, gli artisti suonano spesso molto derivativi.

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