Music

April 20, 2024

Speciale Record Store Day: intervista a Anthony Bosin di Rebel Rebel

Claudia Gelati

Il mio interesse per i vinili nasce al Liceo, più o meno nello stesso periodo in cui ho iniziato a portare la frangetta e l’oculista mi prescriveva i primi occhiali da vista. Obbligavo i miei genitori a portarmi ai mercatini dell’usato pieni di bancarelle di dischi, spesso ammassati in qualche scatolone polveroso e ammuffito, ancora prima di possedere un giradischi.  Dalla casa alla scuola, devo aver talmente rotto lo scatole a tutti con ‘sta storia dei vinili, del giradischi e bla bla bla che, in occasione dei miei diciotto anni, i miei compagni di classe mi regalarono tramite una colletta il mio primo giradischi. Lo scatolone contente un Audiola di quelli col frontalino in legno multistrato, mi venne recapitato a casa un sabato pomeriggio di Gennaio insieme ad un vinile del mio amato Django Reinhardt. 
In tempi in cui il vinile non era ancora tornato così prepotentemente in auge, il mio modo di ascoltare musica cambiava e si arricchiva di possibilità. 

Fino a qualche anno fa, infatti, con l’avvento prepotente della musica liquida, nessuno avrebbe mai pensato che ci sarebbe stato un così felice e massiccio ritorno al disco in vinile. Invece, secondo i dati RIAA  (Recording Industry Association of American – l’equivalente dell’italiana  FIMI), nel 2023 sono stati venduti più vinili che CD per il secondo anno di seguito. 
Io oggi ascolto sempre molta musica e come molti utilizzo  le piattaforme di streaming per scoprire nuovi artisti o ascoltare i miei album preferiti, però cerco di evitare lo skip ossessivo e la logica del playlist minestrone. Questo tipo di piattaforme offre la grandiosa possibilità di ascoltare qualsiasi cosa, in qualsiasi momento e luogo, senza occupare spazio di archiviazione nei nostri devices, ma questo aspetto forse ci ha reso più dei consumatori insaziabili che dei veri ascoltatori di musica. In ogni caso, la sensazione di scartare un nuovo vinile, estrarre il lucente disco nero dalla sua custodia, posarlo sul piatto, posizionare la puntina sul primo solco e attendere che il suono si materializzi è qualcosa di impagabile, ogni volta un’emozione unica. Provare per credere. 

Tutto questo preabolo per dirvi che oggi, Sabato 20 Aprile, ricorre il Record Store Day 2024, ovvero  la giornata internazionale dedicata ai negozi di dischi indipendenti e a celebrare la meraviglia del vinile, nata nel 2008 in America ma oggi diffusa in tutto il mondo. In questa occasione artisti e case discografiche rilasciano edizioni speciali di album di culto, studio session e provini inediti, ma anche gadget e merchandise (qui la lista completa delle uscite di quest’anno). Celebriamo anche noi questo giorno, facendo due chiacchiere con Anthony Bosin, aka la faccia dietro il negozio di dischi Rebel Rebel

Anthony come nasce la tua passione per la musica e per i dischi in vinili? 
Sono sempre stato attratto dalla musica e la mia passione nasce già da piccolino. I primi ricordi che ho legati la musica risalgono alle elementari, quando ho sentito Battisti per la prima volta e, anche se non capivo il senso dei testi, me ne sono innamorato subito. Poi il mio secondo amore sono stati i Queen e poi da lì non più smesso di ascoltare musica. L’anno scorso ho anche iniziato a suonare in un gruppo con due miei amici; suonare insieme è sempre stato il nostro sogno e siccome mancava un bassista alla formazione, mi sono messo a suonare il basso. Anni fa, per un periodo ho anche cantato in una band trash death metal, ma se ho un rammarico è quello di non aver iniziato a studiare uno strumento da piccolo.  

Come ti è venuta l’idea di aprire un negozio di dischi? 
Diciamo che volevo fare qualcosa di inerente alla mia passione per la musica e che mi appassionasse. Dato che non sono riuscito a fare la rockstar, aprire un negozio di dischi mi sembrava un ottimo come piano B (ride). 
Da una decina di anni sono un appassionato collezionista anche di vinili oltre che di CD, ed era da un po’ di tempo che meditavo di lasciare il mio vecchio lavoro come responsabile in un grande negozio di bricolage e aprire qualcosa di mio. Avevo già guardato qualche altro negozio in giro a Bolzano, ma poi è successo quello che è successo e la cosa si è velocizzata. 

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Il Disco New di Walter Eschgfäller ha rappresentato per molti anni un punto di riferimento per la scena musicale altoatesina e per tutti gli appassionati di vinili. Come ti sei avvicinato a questo negozio e alla sua importante eredità? 
Ricordo che una sera stavo uscendo dal cinema e ricevo un messaggio da un mio amico che mi informa che Walter era venuto a mancare. Non potevo crederci. Ho iniziato ha frequentare Disco New già ai tempi della scuola, tra terza media e prima superiore credo, e Walter lo conoscevo personalmente da molti anni. Dopo il primo shock iniziale ho voluto prendere questa cosa anche come un ultimo segno. Se non lo rilevo io, nessun altro aprirà un altro negozio di dischi qui. Ho lasciato passare un po’ di tempo e poi, dopo aver parlato con la famiglia, ho rilevato il negozio. La pressione che provavo era fortissima perchè Walter era qui da quarant’anni e poi era anche molto attivo a livello manageriale e di organizzazione di concerti. Era un punto di riferimento importante. 
Non dimenticherò mai il primo giorno che ho aperto il negozio: ho sentito da subito qualcosa di speciale e ho capito che ora era tutto vero. Comunque Walter è sempre qui che mi sorveglia (indica la foto di Walter appesa a muro) 

Da Disco New a Rebel Rebel: una chiara citazione al pezzo di David Bowie. Non hai avuto paura cambiare un nome così radicato tra gli appassionati bolzanini?
Ad essere sincero, ho deciso di cambiare nome anche per rispetto di Walter: Disco New era il suo regno e io volevo iniziarne uno mio, tutto nuovo. Il nome Rebel Rebel è assolutamente una citazione del famoso brano di David Bowie, ma vuole essere anche una sorta di tributo ad un negozio di dischi di New York, che purtroppo ha chiuso dopo diversi anni di attività ed era un punto di riferimento della scena locale. E poi, ovviamente, c’è anche un altro significato legato proprio alla scelta che ho fatto. Nel 2022, in un periodo storico in cui lo streaming rappresenta l’80% del mercato musicale, per aprire un negozio di dischi, senza nessun aggancio e contando solo sulla mia passione, bisogna essere un po’ dei ribelli… anzi due volti ribelli! Quando acquisti un disco acquisti anche un’esperienza, la possibilità di goderti la musica in un certo modo, apprezzando anche le copertine e i booklet. Con il vinile se un pezzo non ti piace, almeno provi a dare un chance al disco ascoltandone almeno un lato; mentre con lo streaming se qualcosa non ti piace salti subito ad altro, senza nemmeno pensarci. 

A livello logistico organizzativo, quali difficoltà hai incontrato nell’aprire il negozio? 
Rilevando l’attività, ho acquisito anche il nome  – che poi ho scelto di cambiare – e tutto lo stock presente in negozio. Le difficoltà che ho incontrato io a livello burocratico e logistico, credo che siano le stesse difficoltà che incontra chiunque decida di aprire un’attività patendo da zero, sia che si tratti di una start-up che di un negozio. Io da appassionato, avevo solo la conoscenza del mondo dei vinili: in che condizioni sono, quanto valgono e cose così; ma doversi interfacciare con i fornitori e collaborare con gente che non ha mai sentito il tuo nome, è stato sicuramente impegnativo all’inizio. In questo caso, il nome di Walter mi ha aiutato, perchè molti mi ricollegavano al vecchio Disco New. 

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Lo spazio sembra molto più grande ora rispetto ad un tempo. Quali cambiamenti hai apportato? 
Qui alla mia sinistra all’ingresso Walter teneva molti dvd, riviste e libri di musica; io ho deciso di fare un po’ più di spazio e utilizzare questo piccolo angolo per inserire un po’ di strumentazione. Il mio obbiettivo non è quello di occuparmi di impianti audio high fidelity molto costosi, ma piuttosto di aiutare anche chi si è da poco avvicinato al mondo dei vinili e cerca il suo primo giradischi, come ad esempio i più giovani. Ecco vorrei dare un’introduzione a questo mondo, poi se c’è qualcuno che cerca qualcosa di più specifico e performante, sono il primo ad indirizzarli ad altri negozi. Per quanto riguarda l’assortimento, rimangono sicuramente i CD ma ho cercato di incrementare notevolmente la quota di vinili presenti. 

Che tipo di clientela entra oggi da Rebel Rebel? 
Allora direi che la clientele è abbastanza omogenea. La fascia d’età che va per maggiore direi che è quella tra dei 30-45 anni, quindi magari anche il padre o la madre di famiglia, economicamente indipendenti e che, anche un po’ per  il fattore nostalgia, amano acquistare quei dischi che ascoltavano a fine anni ’90 primi anni 2000. 
Poi una cosa di cui vado molto fiero e che, in realtà, auspicavo già prima dell’apertura, sono i tanti giovani e giovanissimi che arrivano in negozio. È bello poter sfatare questa idea ormai radicata che tutti i giovani ascoltano un certo tipo di musica prevalentemente attraverso i provider digitali: sicuramente questi rappresentano una grossa fetta, però ci sono anche molto ragazzi, più di quanti la gente si aspetti, che ascoltano vinili e generi inaspettati. Poi ovviamente ci sono i “vecchi volponi del vinile” (sorride),  ovvero i grandi collezionisti, quelli da migliaia e migliaia di dischi a casa che, grazie anche ai risparmi accantonati, hanno una disponibilità economica diversa e amano spendere cifre importanti per la propria collezione.

E tu Anthony, invece, che tipo di venditore sei? Pensando al cult movie Alta Fedeltà tratto dal romanzo di Nick Horby, sei più John Cusack o Jack Black? 
Adoro il libro ancora più del film e tra i due, anche se non sono ancora a quel livello, direi che che sono decisamente più John Cusack (ride). Poi, ecco dal punto di vista puramente commerciale già nel mio precedente lavoro ero molto a contatto con il pubblico e questo devo dire che mi ha aiutato. Certamente le conversazioni con i clienti di Rebel Rebel e gli appassionati di bricolage sono molto diverse. Ecco, in realtà, mi hanno già fatto questa domanda, ma non non so ancora bene come rispondere. Non ho modelli di riferimento e faccio tutto in maniera molto spontanea: vengo, apro il negozio e sono qua… nel senso che sono sempre disponibile ad aiutare chi cerca qualcosa in particolare o vuole un consiglio; mi piace sempre fare due chiacchiere sulla musica, ma sono capace di stare anche in disparte. 

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Dai tuoi social media possiamo vedere che anche quando sei in viaggio non puoi esimerti, un po’ per passione o po’ forse per deformazione professionale, dal visitare i record store locali. Quali sono le principali differenze che hai potuto notare tra negozi di dischi all’estero e quelli in Italia?
Assolutamente sì, non posso farne a meno! La prima cosa che faccio qualsiasi sia la città in cui mi trovo è cercare un record store. Recentemente ho avuto la fortuna di fare un viaggio in America e la prima cosa che ho notato è la diversa ampiezza degli spazi. Ho avuto la fortuna di recente di andare in America e ovviamente la cosa che ho subito notato sono gli spazi diversi. A San Francisco e Los Angeles ci sono ho visitato due negozi Amoeba Music, che sono grandi quanto un supermercato o un negozio di bricolage qui in Italia. Quando rimani spiazzato perchè credo ci sia qualsiasi album tu possa immaginare e dall’altro perchè ti ritrovi in questi spazi enormi con almeno quaranta dipendenti. Assurdo. Di altre differenze, da vero nerd potrei parlare della questione delle stampe: ovviamente in America riesci a trovare le edizioni americane a prezzi normali o super cheap, mentre in Italia per il fatto che devono essere importate o non si trovano o hanno prezzi assurdi. 
Una cosa che ho notato invece in Inghilterra è che il CD ricopre un ruolo molto più marginale rispetto all’Italia, dove è un formato che ancora sopravvive e, anzi, vende bene; anche tra i clienti di Rebel Rebel ci sono molti collezionisti di CD ad esempio. A Liverpool, dove sono stato di recente, nei quattro o cinque negozi che ho visitato in città, il 95% dello spazio era dedicato ai vinili.  A parte queste differenze, la cosa più bella dei negozi di dischi in Inghilterra, Germania, America o in giro per il mondo è il fatto che se c’è un buon assortimento e del personale simpatico, il mood è sempre lo stesso ed è come ritrovarsi. Insomma, i records stores sono il mio posto preferito dove stare anche quando sono in viaggio. 

Quello che racconti degli USA non mi sorprende: nella California degli anni ’60 Russ Solomon apriva i battenti del primo leggendario negozio Tower Records. Per gli appassionati di viaggi e vinili, quali sono per te due negozi assolutamente must-visit? 
Allora, per gli appassionati di vinili che hanno la possibilità di viaggiare negli Stati Uniti, consiglio sicuramente di visitare Amoeba Music a San Francisco che è un vero paradiso. In Italia, ci sono molti bei negozi e non vorrei scontentare nessuno, ma consiglierei sicuramente Dischi Volanti a Verona che ha sempre un bel assortimento. 

Da “addetto ai lavori” come vedi la scena musicale oggi, sia a livello locale che internazionale? Come sta la musica oggi? 
Questo è un discorso lunghissimo, ma sicuramente posso dire che la scena musicale gode di maggiore salute rispetto ad una decina di anni fa, secondo me. A livello locale penso che fino a quando ci saranno ragazzi che ascoltano musica, ci saranno band che nasceranno e proveranno a suonare e questo per me è già una cosa bellissima. Devo dire che a Bolzano c’è una bella scena musicale con band interessanti, ma mancano ancora i posti dove poter suonare e organizzare serata, a parte i due o tre locali che sono comunque poco sostenuti economicamente. Inoltre, un problema che riscontro qui a Bolzano, ma che sicuramente è comune ad altre città, è il fatto che per una band è veramente difficile essere notata o, perlomeno, uscire dal piccolo cerchio di amici e conoscenti; questo perchè c’è un sistema un po’ da loggia secondo il quale sono sempre gli stessi nomi in giro e si portano avanti sempre le stesse band, perchè fanno parte di un determinato ambiente, contesto. Come ho già detto, questo succede a Bolzano ma succede sicuramente anche in altre zone. 
In senso più generale posso dire che, nonostante lo streaming rappresenti la più fetta più grande mercato, ci sono sempre più band che scelgono di produrre il formato fisico. Ad esempio, sta tornando molto di moda l’audiocassetta tra le band più underground, anche se personalmente lo trovo un formato carino ma che non mi entusiasma perchè troppo delicato. Come in tutte le mode, ci sarà sempre un ritorno… magari anche il CD ritroverà il lustro di un tempo. 

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Oggi, come abbiamo già anticipato, è il Record Store Day. Tra le uscite speciali di quest’anno, da vero appassionato di vinili, cosa non puoi non regalarti? 
Sicuramente direi The Lost Studio Session 1964-1982 di Gene Clark con le versioni alternative studio di No Other che è uno dei miei album preferiti. E poi, da malato di The Beatles, non posso non portarmi a casa le due uscite esclusive degli album Wonderwall Music e Electronic Sound di George Harrison, che adoro. 

Parlando più in generale invece, quali sono i cinque dischi cult di cui non puoi fare a meno, ovvero quelli che porteresti sulla fantomatica isola deserta? 
Ho sempre paura di domande come questa, perchè sono anni che sto lavorando con scarsi risultati ad una personale mia top 50 album (ride). Cinque sono davvero pochi… Allora direi The Wall – Pink Floyd; Curtains – John Frusciante; Revolver – The Beatles; Non al denaro non all’amore né al cielo – De Andrè e…ah, il quinto è davvero difficile. Dai, ne devo scegliere assolutamente uno metal, quindi direi Sound of Perseverance – Death

Ad agosto Rebel Rebel compirà due anni. Come ti senti a riguardo e quali progetti o attività hai già in mente per il futuro del negozio? 
Prima di tutto, devo dire che questi due anni sono assolutamente volati e ancora non mi capacito di aver aperto il negozio già due anni fa, mi sembra sempre solo un annetto. E invece stiamo andando verso i due anni. Sono davvero molto contento di questo traguardo. Ti dirò: ero molto fiducioso, ma onestamente pensavo che con il nuovo nome ci volesse un po’ più di tempo per farsi conoscere e invece è l’accoglienza è stata ottima sin dalle prime settimane, sia per quanto riguarda la clientela storica che per i nuovi clienti. 
Per quanto riguarda i nuovi progetti, posso già dire in anteprima assoluta a franzmagazine.com, che dal prossimo mese organizzerò delle listening sessions, ovvero degli eventi dove sceglierò un disco e dopo una breve introduzione, lo ascolteremo e commenteremo insieme ai partecipanti, con domande e curiosità. È una pratica che nasce negli anni ’70 e che già altri negozi del territorio organizzano, come ad esempio Velvet a Rovereto. Era un’idea carina che avevo in mente già da qualche tempo e vorrei che poi diventasse un appuntamento mensile. Poi continuerò con iniziative come il “Sabato giorno del disco”, molto legato alla mia esperienza personale dato che per me il sabato mattina è sempre stato il giorno della settimana dedicato ai vinili e in cui andavo da Disco New. Credo che sia un iniziativa valida perché al sabato molti non lavorano e magari hanno tempo di venire in città e curiosare un po’ tra le proposte del negozio. E poi mi piacerebbe proporre più eventi con band dal vivo. 

Immagini (c) Rebel Rebel 

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