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July 11, 2022
Trentino 2060: unʼintervista a Davide Battisti
Stefania Santoni
Futuro è una parola che spesso ci fa paura. È lʼignoto. È qualcosa che possiamo solo immaginare. Ma come cambia la prospettiva se proviamo a figurarcelo in una dimensione collettiva, di corresponsabilità? Dove i e le giovani (i millenials!) possono avere uno spazio (una vera e propria agorà) in cui riflettere, ribaltare, dialogare? Dove gli elementi fondanti sono il fare collettività e ripensare i nuovi immaginari?
Di questo e di molto altro ho avuto modo di parlare con Davide Battisti, ricercatore in Bioetica all’Università Vita-Salute San Raffaele (Milano) e professore a contratto di bioetica all’Università degli Studi di Milano, nonché direttore scientifico della rassegna promossa dallʼassociazione Agorà e che porta il titolo “Trentino 2060: pensare il presente e immaginare il futuro”. Si tratta di un festival dedicato al pensiero critico e organizzato da un team di ricercatori, docenti, lavoratori, studenti under30 del territorio. Un festival che avrà la sua prossima edizione dal 14 al 17 luglio 2022, a Borgo Valsugana, con l’aggiunta di una data speciale in collaborazione con la Fondazione Trentina Alcide De Gasperi il 21 luglio. Tema della nuova edizione, “le sfide e il futuro della democrazia occidentale”.
Davide, mi racconti come nasce questo festival e da quali visioni progettuali prende forma?
Il Festival Trentino 2060 è un progetto che nasce in Valsugana e vuole fornire ai giovani (ma non soltanto ai giovani) degli strumenti concettuali per essere protagonisti del luogo e della comunità in cui viviamo. Questo progetto nasce 4 anni fa da unʼosservazione: la nostra generazione non è molto partecipe delle scelte collettive, sia a livello locale, nazionale ed europeo. Da qui si è sviluppata la nostra volontà di creare un luogo sociale dove le persone potessero condividere dubbi, perplessità, idee così da avvicinarle alle scelte comunitarie, cioè quelle decisioni che riguardano tutte le persone e che quindi hanno effetti sulla dimensione collettiva. Questo progetto nasce grazie ad Agorà, la nostra associazione che è nata nel 2019. Al momento della sua costituzione non eravamo molti e senza l’iniziale sostegno del Piano Giovani di Zona della nostra valle (Comunità Valsugana e Tesino) probabilmente ora non sarei qui a parlarne con te.
Il primo progetto organizzato da Agorà fu un ciclo di conferenze e la prima tra queste portava un titolo emblematico: La possibilità di cambiare idea. Questo fu lʼevento manifesto del progetto perché si trattava di un vero e proprio invito a ragionare criticamente sulla nostra realtà, a immaginare un futuro di cui andare fieri e fiere. È proprio da qui che nasce il nome Trentino 2060: la generazione di chi ha promosso tale iniziativa nel 2060 avrà dato la maggior parte del suo contributo alla collettività e sarà dunque un momento di bilanci, di domande: siamo davvero soddisfatti del Trentino che abbiamo voluto costruire? Ritengo che questo sia il primo passo per allenare il pensiero critico e costruire un futuro sostenibile sotto tutti i punti di vista, diffidando da chi propone soluzioni semplici a problemi sociali complessi.
Raccontami, come è scandito il festival Trentino 2060?
Per noi fare un festival significa aprire al dialogo: attraversare parole, idee, immaginari. Per questo oltre a veri e propri speech, workshop, tavole rotonde altro elemento fondante sono i momenti di socialità come le cene conviviali. Ce lo insegnano i simposi dellʼantichità: i dialoghi si promuovono e diventano fertili soprattutto a cena perché i e le partecipanti hanno modo di confrontarsi sulle idee e sulle opinioni ascoltate. Ma non è tutto. Quando siamo a tavola vengono meno le barriere che separano relatori e pubblico: senza una cattedra o un palco la verticalità scompare e si aprono spiragli di maggiore libertà. Invece, per quanto concerne il vero e proprio programma, sono previsti 13 eventi, vale a dire 13 talk. Ma saranno presenti anche laboratori dal formato esperienziale, in cui i destinatari diverranno protagonisti attivi, non passivi: si parlerà di sfide e di futuro della democrazia, che è il focus del festival.
La scelta di questo topic ha una motivazione specifica?
Ci siamo chiesti quanto sia difficile prendere delle decisioni collettive in un contesto democratico: i fenomeni che si sono verificati negli ultimi decenni (fenomeni come la globalizzazione, la sua presunta fine, lʼascesa del populismo, la costante e strutturale perdita di credibilità della politica e dei suoi leader, le nuove forme di comunicazione) vanno a costituire scenari articolati in cui le persone fanno fatica a prendere decisioni informate e consapevoli. La democrazia, per funzionare, per essere realmente nellʼinteresse del cittadino, ha bisogno di decisioni informate e consapevoli. Il fatto che lo scenario sia così articolato mette in crisi il nostro sistema democratico facendone emergere questioni strutturali e diatribe che possono generare enormi fratture. Per questo nel nostro festival parlerà di lavoro del futuro, di informazione, giornalismo, politica internazionale, cambiamento climatico, energie rinnovabili e molto altro: si tratta di questioni che mettono in discussione il sistema democratico, un sistema tanto imperfetto quanto necessario e imprescindibile. E che proprio in virtù di questa dualità ci invita a interrogarci giorno dopo giorno.
Ho sbirciato il programma e ho visto dei nomi davvero interessanti…
Siamo felicissimi di ospitare nomi di grandissimo prestigio, davvero illustri, capaci di catturare lʼattenzione di un pubblico eterogeneo. Penso a Gherardo Colombo, Lucrezia Reichlin, Annamaria Lusardi, figure di assoluto rilievo istituzionale o accademico, ma anche a chi sa parlare a noi in maniera diretta e immediata, alle nuove generazioni come Avvocathy e Cecilia Sala, due influencer di Instragram che non hanno bisogno di presentazioni.
Visti i nomi credo che si parlerà anche di questioni di genere…
Sì, Cathy La Torre parlerà del suo libro, “Ci sono cose più importanti”, e quindi ci sarà un affondo interessante dedicato ai temi di genere. Penso a quanto sta accedendo in questi giorni negli Stati Uniti o alla questione della rappresentanza delle donne in democrazia.
E invece, per quanto riguarda i laboratori?
Nel workshop del sabato mattina affronteremo un tema tanto interessante, quanto divisivo: lʼenergia nucleare. Alla luce del cambiamento climatico e delle questioni di sicurezza energetica si è ricominciato a parlare di nucleare come possibile strumento per affrontare questo genere di sfide. Da qui lʼidea di promuovere un laboratorio di democrazia deliberativa. Metteremo a disposizione a chi si registrerà al workshop dei dati che potranno essere consultati; in seguito i partecipanti verranno divisi in gruppetti e grazie a un moderatore cercheranno di confrontarsi su pro e contro di questa forma di energia cercando di arrivare a una decisione comune e condivisa. Ci sarà un portavoce che esporrà la prospettiva del proprio gruppo e si osserverà il mancato o riuscito punto di incontro. Perché è importante unʼattività di questo tipo? Per vedere se sul campo la democrazia deliberativa, moderata e informata dai dati può diventare effettivamente uno strumento per prendere decisioni informate e consapevoli. Per partecipare è necessario registrarsi: sul nostro sito troverete tutte le informazioni.
Ritorniamo alla convivialità… cʼè qualche momento un poʼ più singolare degli altri?
Sì, penso allʼaperitivo del futuro, tra insetti e cocktail molecolari. È un modo per immaginare come sarà, nel futuro, questo momento tanto rituale, così radicato nella vita di tutti noi. Noi siamo un festival che ha un pubblico di età media più bassa rispetto ad altre manifestazioni culturali del territorio; quindi abbiamo pensato a momenti dialogici non istituzionali, dove poter comunicare contenuti di rilievo, come la dieta del futuro. Da qui la scelta di coinvolgere Miniʼs Food per i finger food a base di insetti edibili e O.W.L. per i cocktail molecolari e decisamente scenografici. Non mancherà poi anche una degustazione di vini locali alla scoperta del Nosiola con il Consorzio Vignaioli Trentino e la ormai tradizionale cena sociale con Rifugio Crucolo.
Per chiudere, ti chiedo una parola che raccolga il motore di Trentino 2060.
Dialogo intergenerazionale: il nostro festival ha come fine primario il parlarsi, mettere lʼuna a fianco allʼaltra quelle generazioni che ogni giorno faticano a confrontarsi, così che possano scoprirsi, accorgersi della reciproca esistenza, dei rispettivi bisogni. Per quale fine? Per iniziare a riflettere pensando a un benessere collettivo, dove i diritti delle nuove generazioni i noi giovani non vengono più. Dove gli interessi di tutti e tutte siano legittimi, sempre, e in linea col principio di iustitia: un’equa eguaglianza di opportunità nei limiti di un contesto in cui le risorse sono strutturalmente scarse.
Per tutto il programma consultare la pagina trentino2060.it.
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