More
August 21, 2024
“Ricevi abbondantemente l’energia del bosco”: un bagno di foresta
con Anna Molinari
Stefania Santoni
Noi oggi tendiamo a dimenticare che l’anima non è solo dentro di noi, ma anche fuori di noi. E quando siamo in un giardino, che si tratti di un giardino asiatico o di un giardino alla francese o di qualunque altro tipo di giardino, si manifesta qualcosa dell’anima mundi. L’Anima del Mondo si rende visibile e, anzi, si mette in mostra.
James Hlilman
Immaginate un mattino d’estate, quando il sole, ancora basso all’orizzonte, tinge di oro le cime delle montagne e le prime luci penetrano tra le fronde degli alberi. È l’alba di un giorno speciale al Giardino Botanico delle Viote, uno spazio sacro, dove la natura si rivela in tutta la sua maestosa grazie e invita a un’esperienza di profonda connessione: un bagno di foresta.
In Giappone, questa pratica è conosciuta come “Shinrin-yoku”, che si traduce con “bagno di foresta” e significa letteralmente “immergersi nell’atmosfera del bosco”. Ma più profondamente, si tratta di ricevere abbondantemente l’energia del bosco, lasciando che la natura ci nutra in modi che vanno oltre il semplice benessere fisico. È un’immersione sensoriale totale, che ci permette di rigenerarci e di ritrovare un equilibrio perduto, attraverso la connessione con gli alberi, le piante, l’aria pura e gli elementi naturali che ci circondano.
Gli alberi, in particolare, sono figure imponenti e silenziose che hanno ispirato miti e leggende in diverse culture. Essi sono considerati archetipi potenti, simboli di saggezza, forza e connessione tra i mondi. Nella cultura celtica, ad esempio, gli alberi erano venerati come esseri sacri, custodi della conoscenza antica e intermediari tra gli esseri umani e le divinità. I Celti credevano che ogni albero avesse uno spirito, un’anima, e che fosse portatore di qualità specifiche. Querce, frassini e tassi erano particolarmente sacri, ciascuno associato a divinità e forze della natura.
In particolare, il frassino è un albero che appare in molte tradizioni mitologiche. Nell’antica mitologia norrena, il frassino Yggdrasil era considerato l’albero cosmico, l’asse del mondo, che collegava il cielo, la terra e gli inferi. Le sue radici si estendevano in profondità, fino agli abissi più oscuri, mentre i suoi rami toccavano il regno degli dèi. Secondo la leggenda, il dio Odino si sacrificò appendendosi a Yggdrasil per nove giorni e nove notti, senza mangiare né bere, per ottenere la conoscenza delle rune e acquisire la saggezza necessaria per guidare il suo popolo. Questa storia riflette l’idea che gli alberi siano non solo vivi, ma anche portatori di verità profonde, che possono essere svelate solo attraverso il sacrificio e la devozione.
Mentre ci avviciniamo all’ingresso del giardino, l’aria fresca della montagna ci accarezza il viso, portando con sé il profumo intenso delle piante aromatiche e della resina di pino. Siamo accolti da una guida sorridente: Anna Molinari, filosofa, giornalista, conduttrice di bagni di foresta e ideatrice del progetto “Eco selvatica”. L’attività da lei proposta rientra nel Public Program della mostra “The Mountain Touch” del MUSE di Trento, di cui ho avuto il piacere di scrivere qualche settimana fa.
La presenza calma e rassicurante di Anna ci fa sentire subito in armonia con il luogo. Davanti a noi, sui rami di un biancospino, una sorta di piccolo altare naturale è stato preparato: la guida ci invita a scegliere un filo colorato, uno per ciascuno, un atto, questo, che segna l’inizio del nostro viaggio interiore.
Con i nostri fili scelti – il mio è giallo, verde con delle sfumature di blu profondo, proprio come il cielo prima dell’aurora – la guida ci mostra come trasformarli in braccialetti, un simbolo tangibile del legame che instaureremo oggi con la natura, con noi stessi e con gli altri. Il filo si avvolge attorno al polso, stretto ma non troppo, e mentre lo annodiamo, ognuno di noi formula un’intenzione silenziosa, un desiderio o un pensiero che ci accompagnerà lungo il cammino.
Comincia così il nostro viaggio, con i primi passi che affondano nella morbidezza del sentiero di terra battuta. Camminiamo in silenzio, consapevoli di ogni passo, di ogni movimento del corpo che si sincronizza con il respiro. Il ritmo lento e meditativo ci permette di percepire il battito della terra sotto i piedi, di ascoltare il crepitio degli elementi naturali che scricchiolano dolcemente sotto le scarpe. Ogni rumore, ogni fruscio diventa un messaggio della foresta, un sussurro che ci invita a rallentare, a essere presenti.
Ci fermiamo in una radura circondata da alberi secolari, e qui, con la guida della nostra conduttrice, iniziamo un esercizio di respirazione consapevole. L’aria fresca della montagna riempie i polmoni, mentre espiriamo con lentezza, lasciando andare tensioni e pensieri superflui. La guida ci invita a chiudere gli occhi, a percepire la connessione tra il respiro e l’ambiente che ci circonda: l’aria che respiriamo è la stessa che scorre tra le foglie degli alberi, che accarezza le ali degli uccelli e che si muove tra le montagne. Siamo parte di un respiro più grande, una sinfonia di vita che si ripete senza fine.
Dopo la respirazione, ci sediamo in cerchio attorno alla guida, che ci conduce in un mantra dedicato ad Anusara. Le sue parole fluiscono come un fiume di suoni, che risuonano dentro di noi e intorno a noi, intrecciandosi con il canto degli uccelli e il sussurro delle foglie. Le vibrazioni del mantra si propagano nel corpo, come onde che si espandono in uno stagno calmo, sciogliendo blocchi e tensioni, e riempiendoci di una sensazione di pace profonda.
Dopo il mantra, ci prepariamo per un’altra pratica: la meditazione taoista dell’ombelico. Anna ci invita a portare le mani sull’addome, proprio sopra l’ombelico, e a concentrare la nostra attenzione su quel punto, considerato il centro energetico del corpo. Chiudiamo gli occhi e, lentamente, iniziamo a percepire un calore che si diffonde dall’interno, come un piccolo sole che irradia luce e calore in tutto il corpo. Questo calore ci avvolge, ci nutre e ci connette profondamente con la terra sotto di noi e con il cielo sopra di noi. Sentiamo il nostro corpo radicato e al tempo stesso leggero, in perfetto equilibrio tra il mondo materiale e quello spirituale.
Mentre ci rialziamo per proseguire il cammino, Anna ci propone di camminare a piedi nudi. C’è un momento di esitazione, un timore sottile di ciò che potremmo incontrare sotto i piedi, ma presto lo lasciamo andare, perché sentiamo che questo è il modo giusto di connetterci davvero con la natura. I primi passi sono incerti, ma ben presto diventano più sicuri, più decisi. La sensazione della terra nuda sotto i piedi è straordinaria: sentiamo la freschezza dell’erba umida, la ruvidità della corteccia e dei sassi, la morbidezza della terra smossa dalle talpe. Ogni passo è una scoperta, un contatto diretto con la vita che pulsa sotto di noi. Anna ci aiuta a pensare ogni passo come ad una nascita, a un momento generativo: “ogni volta che staccate il piede dalla terra, immaginate che nasca un fiore”.
Continua il nostro cammino. La guida ci propone di scegliere una carta da un mazzo dedicato alle rappresentazioni di uccelli. Ciascuno di noi pesca una carta, un uccello che sarà il nostro compagno simbolico per il resto della giornata. Io estraggo la cincia, un piccolo uccello dal piumaggio vivace e dagli occhi curiosi. Sorrido, sentendo una connessione istintiva con questa creatura leggera e vivace, che sembra invitarmi a esplorare il mondo con la stessa gioia e curiosità.
Infine, la guida ci invita a riflettere su ciò che desideriamo lasciare andare, su ciò che siamo pronti a salutare. Ci fermiamo un’ultima volta in cerchio, attorno a un piccolo altare che ospita elementi della natura molti diversi gli uni dagli altri ma che insieme sanno creare una narrazione di bellezza profonda e autentica. Solleva lo sguardo verso il cielo, come per affidare all’universo i miei pensieri, le mie preghiere. Sento un’ondata di leggerezza, come se un peso si staccasse dalle spalle, lasciando spazio a una nuova energia, fresca e limpida come l’aria della montagna.
Quando il percorso volge al termine, ci ritroviamo arricchiti, non solo dall’esperienza sensoriale, ma anche da una consapevolezza più profonda delle connessioni che ci legano alla natura e tra di noi. Il bagno di foresta ci ha donato una nuova chiarezza mentale, ridotto lo stress e migliorato il nostro umore. Gli alberi, con la loro presenza silenziosa, ci hanno ricordato l’importanza di radicarci, di nutrire le nostre radici, mentre ci apriamo alla luce e all’energia del mondo. E così, con gratitudine, ci salutiamo, portando con noi il ricordo di questa giornata e il filo colorato al polso, simbolo di un legame duraturo e fedele.
Foto credits: Lorenza Poli, Progetto18marzo
Comments