More
August 5, 2024
Alla scoperta de “L’altra montagna”.
Un’intervista a Pietro Lacasella
Stefania Santoni
In un mondo dove le immagini e le storie tendono spesso a ripetersi, l’idea di approcciarsi alla montagna attraverso uno sguardo altro rappresenta una sfida stimolante e necessaria. Questo tipo di approccio implica l’andare oltre i consueti stereotipi che dipingono la montagna solo come una destinazione turistica o un territorio da conquistare (tant’è che ne scrivo qui, su un magazine che ha come motto “more than apples and cows”). Avere uno sguardo altro significa, invece, adottare una prospettiva più profonda e rispettosa, che considera la montagna nella sua interezza e complessità.
Tradizionalmente la montagna viene percepita attraverso due lenti principali: quella del turismo e quella dell’avventura estrema. Da un lato c’è l’immagine da cartolina delle Alpi innevate, delle Dolomiti maestose, luoghi dove la natura è uno sfondo pittoresco per le vacanze invernali o estive. Dall’altro lato c’è l’epica delle scalate impossibili, delle imprese eroiche, dove la montagna diventa un simbolo da dominare e conquistare. Tuttavia uno sguardo altro ci invita a considerare la montagna non solo come un luogo di svago o sfida, ma come un ecosistema complesso, un patrimonio culturale e naturale da preservare, e una comunità vivente con proprie dinamiche e ritmi. Questo sguardo riconosce la montagna come dimora di storie umane, di tradizioni secolari e di una biodiversità unica. Ad esempio un approccio antropologico ci permette di scoprire le culture montane, le loro pratiche agricole sostenibili, le leggende e i miti che hanno attraversato generazioni. Invece di vedere solo piste da sci, possiamo osservare i villaggi alpini dove il tempo sembra essersi fermato, dove l’artigianato locale racconta storie di resilienza e adattamento. Da un punto di vista ambientale, uno sguardo altro ci rende consapevoli delle fragilità della montagna. I cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità e l’impatto del turismo di massa sono problematiche che richiedono un approccio rispettoso e informato. Significa riconoscere che la montagna è una risorsa e al tempo stesso un habitat da proteggere. Inoltre uno sguardo altro promuove un turismo responsabile, dove il visitatore diventa un ospite consapevole, rispettoso delle tradizioni locali e attento all’impatto delle proprie azioni. Questo si traduce in pratiche come il turismo lento, che privilegia l’esplorazione sostenibile e la connessione autentica con il territorio.
Potremmo dire che approcciarsi alla montagna attraverso uno sguardo altro significa andare oltre la superficie, abbattere gli stereotipi e riconoscere la ricchezza e la complessità di questi luoghi. È un invito a riscoprire la montagna nella sua vera essenza, come fonte di vita, di cultura e di equilibrio naturale, e a diventare custodi di questo prezioso patrimonio per le generazioni future.
Questa premessa sull’alterità è necessaria per parlare del progetto editoriale “L’altra montagna”, un quotidiano online che approfondisce i temi ambientali e sociali delle Terre Altre attraverso articoli, video e podcast.
Curatore di questo progetto editoriale è Pietro Lacasella, antropologo e divulgatore, fondatore del blog Altorilievo/Voci di Montagna ed ex curatore de “Lo Scarpone” del CAI.
Pietro, mi racconti la tua formazione?
Sono laureato in antropologia, con indirizzo geografico, con una tesi sulle trasformazioni sociali che si sono susseguite sui territori montani in seguito alla nascita e agli sviluppi del turismo. Come caso studio avevo analizzato l’Altopiano dei Sette Comuni, territorio dove abito per una buona parte dell’anno; avevo scelto questo luogo esso perché racchiude, custodisce ed evidenzia una serie di dinamiche legate alla montagna contemporanea: dal turismo di massa allo spopolamento, passando dall’agricoltura di montagna fino al turismo dolce. Mi sembrava quindi una realtà in grado di evidenziare molteplici sfaccettature della montagna contemporanea per fare ricerca. Successivamente ho lavorato per un periodo al Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua, dove c’è un centro studi connesso con l’Università Ca’ Foscari che si occupa di raccontare e valorizzare il patrimonio idrico dell’entroterra veneto. Qui mi sono occupato della creazione di un percorso di turismo dolce dedicato alla rete fluviale che si sviluppa al Pedemonte Vicentino. Mentre scrivevo la tesi di laurea ho aperto un blog, “Altorilievo/Voci di Montagna”: in questa occasione ho iniziato a scrivere di montagna riportando i contenuti che andavo approfondendo nella compilazione della tesi, attraverso uno sguardo antropologico che analizzava il rapporto tra l’uomo e l’ambiente montano. Attraverso questo blog, ho poi partecipato a un bando del CAI per rinnovare il portale “Lo Scarpone” e per qualche mese ho collaborato con questa realtà. E proprio a seguito di questa esperienza è nato un nuovo progetto editoriale: “L’altra montagna”, un quotidiano legato esclusivamente alla montagna. Il mio compito è di curatela del portale con la collaborazione di Marco Albino Ferrari, giornalista e scrittore; è inoltre presente un piccolo comitato d’appoggio di curatela composto da Sofia Farina (meteorologa con un master in comunicazione scientifica), Michele Argenta (ingegnere energetico) e Luigi Torregiani (dottore forestale e divulgatore). In redazione abbiamo circa 40 collaboratori e collaboratrici così da coprire in maniera più omogenea possibile il territorio montano italiano e, al tempo stesso, da trattare temi diversi attraverso una coralità amplia.
Nel quotidiano sono presenti diversi format che spaziano da articoli a podcast…
Abbiamo una sezione dedicata agli articoli (ne escono circa 6 al giorno), poi una riservata ai podcast (uno di nostra produzione che è settimanale che s’intitola “un quarto d’ora per acclimatarsi” dove trattiamo di uomo e clima attraverso un ospite a puntata; il podcast è curato da Sofia Farina e Luigi Torregiani). Poi abbiamo un secondo podcast, che è una serie finita di 10 puntate, dedicata alla simbologia alpina e che s’intitola “Alpigrafismi”: scritto e narrato da Andrea Bettega, questo podcast racconta tutto quello che è iconico e simbolico riguardo la montagna, analizzando scritti, raffigurazioni artistiche e cultura pop. Ogni tanto inseriamo anche dei podcast che provengono da altre realtà e che trattano di Terre Alte, quindi di persone che abitano la montagna. È inoltre presente una sezione dedicata ai video e una ai blog. Il portale si avvale inoltre di un comitato scientifico costituito da 14 persone.
Quali sono i temi che sono particolarmente cari a “L’altra montagna”?
Il nostro prodotto editoriale si fa portavoce di un ambientalismo che si costruisce a partire dalla convivenza tra uomo e ambiente: Alpi e Appennini sono le catene montuose più antropizzate al mondo ed esistono esempi di antropizzazione positiva dove l’uomo abita il territorio senza consumarlo, quindi in modo armonico. Ed è proprio questa modalità di vivere il territorio che noi vorremo far emergere nei nostri spazi per tentare di portare una visione alternativa da mutuare in contesti esterni rispetto ad Alpi e Apennini. Non si può pensare di parlare di tematiche ambientali riducendo la natura a un luogo esclusivamente selvaggio: l’uomo non può essere escluso. Il nostro obiettivo non è quindi quello di parlare di Alpi e Apennini come riserve indigene della natura, ma come un laboratorio di convivenza dove sperimentare limiti e possibilità che il territorio può offrire.
Foto credits: Pietro Lacasella
Comments