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August 3, 2020
Progetto EDEN: fare il paradiso a scuola
con le piante
Stefania Santoni
Viriditas: una parola magica ed alchemica. Un concetto e, al tempo stesso, una presenza potente. Perché viriditas non significa semplicemente verdeggiante: viriditas è la forza vitale che anima il mondo e che si esprime in primis nel verde della vegetazione.
Questo pensiero, che ritroviamo negli scritti della Sibilla del Reno, meglio conosciuta come Ildegarda di Bingen, è lo stesso che ha colorato lʼintervista che ho avuto il piacere di fare a Beate Weyland. Docente presso la Libera Università di Bolzano, le sue ricerche sono orientate sia al rapporto tra pedagogia, architettura e design che ai temi dell’innovazionedella didattica in ambito scolastico. Ma non solo: Beate è anche ideatrice di uno straordinario progetto, EDEN, che ho avuto modo di approfondire durante la nostra chiacchierata.
EDEN, il paradiso terrestre, ma non solo. Vero Beate?
Esattamente. EDEN è lʼacronimo che sta per EDUCATIONAL ENVIRONMENTS WITH NATURE. È un progetto che desidera creare un paradiso nella scuola perché il verde delle piante ha una potenza sorprendente: numerosi studi scientifici hanno difatti dimostrato che le piante non solo sanificano lʼaria, rendendola più pura, ma favoriscono la concentrazione, lʼattenzione e sanno creare un ambiente di ben-essere.
Come è nato questo progetto?
Si tratta di un progetto nato innanzitutto per un profondo interesse verso le piante: diciamo che faccio parte di quelle persone che hanno ereditato dalla famiglia il pollice verde. Durante questo ultimo anno mi sono avvicinata molto al tema delle piante: cercavo un modo per coniugare didattica, architettura e design e avviare una trasformazione verdenellʼambito scolastico. Desideravo ingentilire gli spazi delle scuole, quelle classi così spoglie, povere, tristi. Continuavo a chiedermi: «e se mettessimo del verde in questi ambienti?». È così che mi sono imbattuta nei libri e nelle interviste di Stefano Mancuso, che magistralmente racconta il potenziale straordinario dellʼuniverso vegetale. Grazie al suo pensiero mi sono completamente innamorata della relazione fra uomo e natura, tanto da decidere di focalizzare il corso di didattica sensoriale che tengo allʼUniversità proprio sulle piante e su come utilizzarle, come se fossero dei dispositivi didattici e pedagogici per apprendere e giocare. Per cercare di formarmi al meglio mi sono procurata una vasta bibliografia a riguardo (dallo studio sulle foreste ai temi dellʼecologia) e lʼho condivisa con le studentesse del mio corso universitario. Inoltre ho avuto la possibilità di confrontarmi con un tesista di eco design, Emanuele Broglio, che desiderava preparare uno studio sulle 33 ore di educazione civica previste dalla LEGGE 20 agosto 2019, n. 92: gli ho subito spiegato il mio interesse per la didattica sensoriale intrecciata al design e insieme abbiamo dato vita ad un corso. Tutto questo è successo prima del lock-down.
E dopo? Che forma hanno preso queste idee?
Emanuele si è occupato degli aspetti più estetici del progetto, mentre io ho lavorato sulle attività ludiche, creative e didattiche da fare con le piante. Nel mio corso, ogni studentessa ha sviluppato un progetto di didattica sensoriale con le piante: ne ha scelta una, la ha ordinata e ha predisposto un progetto da sperimentare in classe con lʼobiettivo di fornire istruzioni chiare e semplici agli insegnanti. Inoltre, abbiamo offerto dei seminari aperti a tutti gli insegnanti di Italia: La natura dentro casa, prima dellʼaula green. Hanno partecipato tantissimi docenti, cui ho spiegato alcuni obiettivi 2030, tra cui le 33 ore di educazione civica sulla salute e il benessere. Da questi incontri gli insegnanti hanno iniziato nella loro casa (data la situazione di lock-down) ad esplorare il mondo vegetale e a cercare di capire in che modo si può utilizzare. Così si è creato un gruppo di lavoro molto produttivo e stimolante, da cui è nata anche una pagina Facebook: qui si possono trovare contributi bibliografici sul tema, moodboards e piccoli esperimenti pratici (https://www.facebook.com/EDEN-fare-il-paradiso-a-scuola-con-la-natura-104098741337742/). Stiamo inoltre lavorando alla realizzazione di un libro che dovrebbe contenere quanto abbiamo studiato, sperimentato e appreso in questi mesi.
Quali sono gli obiettivi di EDEN?
Attuare un percorso trasformativo: vorremmo cambiare le scuole, portandoci dentro il verde e riducendo la povertà degli ambienti scolastici. Nellʼimmaginario collettivo la scuola è solo banchi, cattedre, rigidità. In questo momento di emergenza le piante possono aiutarci concretamente: la loro presenza nelle classi e negli altri ambienti della scuola consente difatti un distanziamento naturale e permette di realizzare attività educazione alla cura e alla salvaguardia del nostro pianeta espressi negli obiettivi dell’Agenda 2030 e nelle indicazioni sull’educazione alla salute e al benessere della legge sull’educazione civica del 2019. EDEN desidera dar vita ad un approccio educativo laboratoriale in ambienti didattici verdi. Vuole stimolare la nascita di un processo di cura perché le piante sono anche una questione relazionale: se entriamo in relazione con questi esseri viventi eccezionali quando siamo allʼinterno, possiamo creare un ponte anche con lʼesterno. Curando le piante indoor, lo faremo anche outdoor. Infatti lʼidea di EDEN è che ogni bambino porti a scuola la sua pianta e se ne curi, come un avatar. Con il gruppo di ricerca abbiamo ragionato non tanto sulla specie della pianta, quanto sulla sua dimensione: quelle grandi, come dei totem, le porterà il dirigente (una per aula); quelle medie invece gli insegnanti mentre quelle medio piccole gli studenti.
Potremo dire che le piante possono essere utili in questi tempi di riorganizzazione delle scuole?
Sì. Sappiamo che adesso i distanziamenti devono essere garantiti: in che modo? Abbiamo provato a risistemare i tavoli ricombinando i banchi a isole e ci abbiamo messo delle piante: abbiamo creato delle nuove postazioni individuali dove la pianta funge da contrassegno oltre che da distanziamento. Questo è possibile perché le piante sono individui ed essendo tali noi non li tocchiamo: ecco spiegato perché possono garantire distanza. A mio avviso questi vegetali delimitano e contrassegnano gli spazi individuali dove ciascuno può andarsi a sedere e a lavorare, come se fosse a casa: sono – grazie al verde – ambienti domestici, gentili e resilienti nonostante la presenza di dispositivi informatici (adesso diventati indispensabili).
State sperimentando EDEN?
Abbiamo fatto una bellissima simulazione in facoltà a Bressanone e sto proponendo al preside di facoltà di predisporre gli allestimenti progettati per validare i dati che abbiamo raccolto fino adesso: anche perché la mia università ospita i futuri insegnanti, che avranno così lʼopportunità di assimilare un nuovo modo di pensare la scuola. Faremo una simulazione a Vipiteno, in una scuola primaria che vorremmo introdurre nel nostro ambiente di ricerca sia per quanto riguarda il tema della natura che per il rinnovo degli spazi. Inoltre a fine agosto anche una scuola paritaria di Bolzano e una di Milano verranno coinvolte nella sperimentazione. Così dallʼautunno le scuole che sceglieranno di mettersi in ricerca con lʼuniversità avranno modo di esplorare il verde come non avevano mai immaginato.
Foto 1, 2 Samuel Jöchler, foto 3 Paolo Cazzanelli
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