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March 29, 2024
Capsule MAGIC: Intervista alla creativa Barbara Bologna
Stefania Santoni
La scorsa settimana, per l’equinozio di primavera (un tempo del calendario davvero speciale perché è il giorno in cui notte e giorno coincidono e che danno inizio al momento della rinascita, del risveglio dal lungo inverno; un tempo, questo, dove anticamente venivano praticati riti legati alla vita e alla generatività) ha aperto le danze un nuovo format di Centrale Fies, uno dei miei luoghi del cuore. Sto parlando di Witches / Brand New, quattro giorni in cui performance, co-learning, workshop esplorano la magia, quindi le tematiche attorno al magico, preferendo affondare nelle pratiche: dalle comunità spontanee alle azioni di donne che hanno attivato dispositivi di narrazioni lontane da quella dominante, dai progetti di cura delle persone o dei territori a metodologie che rimettono in discussione la soggettività grazie al mito. Quattro giorni per uscire dalle narrazioni stereotipate e mainstream, per risemantizzare concetti e parole e prendere parte attiva al cambiamento e all’ampliamento dei significati all’interno di un più grande discorso e contesto culturale.
Ma torniamo alle streghe. Chi erano? Quelle donne dissidenti, che non accettavano senza ribellarsi i ruoli che la comunità cui appartenevano sceglieva, anzi, imponeva loro. Erano donne che (magari) rifiutavano di aderire a quei destini sociali frutto della visione patriarcale (e che quindi non volevano essere mogli o madri). Erano donne che sapevano e che conoscevano. E che vivano ai margini, sulle soglie, tra civiltà e spazi non atropizzati, non accessibili. Erano conoscitrici delle erbe, di tutti i segreti della natura. Erano selvatiche, amavano la notte e parlavano attraverso formule magiche spesso non molto decifrabili.
Perché vi parlo di streghe? Non solo per il tema di questo nuovo format di Centrale Fies, ma anche perché ho avuto il piacere di dialogare con Barbara Bologna, una strega contemporanea (così è stata definita) che sarà ospite a Fies giovedì 4 aprile alle ore 20 all’interno del public program di Witches / Brand New. Lei è un personaggio dalla natura molteplice e metamorfica: è una stilista ma anche un’artista. La sua moda è performativa. Ha difatti lavorato per anni nell’ambito delle arti performative e teatrali, lanciando poi il suo omonimo brand, rigorosamente Made in Italy e distribuito in tutto il mondo in high-end luxury boutique. Le sue collezioni vengono presentate a Parigi e a Milano. Scopriamo più da vicino il suo lavoro e in che modo la sua ricerca e moda è connessa alla magia. Mi racconti la tua ricerca nella moda? In che modo moda e arti performative convergono nella tua ricerca?
Penso sia una lunga storia da raccontare, ma sintetizzando molto il mio percorso, oggi non mi limito a creare collezioni, ma cerco di raccontare una parte del mondo e del futuro mixando spesso preveggenza e arte. L’arte performativa è spesso compagna nel rappresentare le collezioni soprattutto nel loro racconto verso il pubblico. Short video, art film, installazioni, azioni performative sono spesso uno dei canali da me usati per descrivere il mio tutto.
La moda è politica. E l’abito fa il monaco. Come ti posizioni rispetto a questi due statements?
La politica è una scelta nella moda, non sono mai stata interessata a raccontare o prendere posizioni politiche nel mio lavoro: penso che la moda sia un mezzo per raccontarsi e raccontare la società passata/presente e futura anche senza l’uso di menzioni o azioni che possano collegarsi alla politica. L’abito fa il monaco se pensiamo che l’abito sia effettivamente il racconto di quello che siamo nel nostro interno quindi la parte della nostra personalità anche nascosta, allora si, probabilmente è veritiero, ma penso che questa accezione sia stata un po’ travisata nel corso del tempo.
A Fies parlerai di magia, ci farai conoscere come nasce la tua Capsule MAGIC. Me ne parli?
Magic è un segmento, uno dei mood della collezione MUSEO SS22 che raccontava di un museo dimenticato, di una casa, un luogo dove si potevano respirare le arti visive ma anche quelle magiche. Magic è la parte collegata alla magia, con incantesimi applicati sui vestiti derivanti da ricette lontane e caserecce della Sicilia, un’espiazione di incantesimi che indossati proferivano amore e il collegamento con la propria anima gemella dispersa o trovata. Ho amato pensare che portare addosso degli incantesimi potesse salvarci dai dolori dell’amore. Qual è il valore che attribuisci alla parola “strega”? E in che modo l’immaginario delle streghe, con i loro saperi, filtri magici e incantamenti, ha influenzato le tue creazioni, la tua visione di moda?
La strega della società contemporanea è un individuo in grado di percepire le forze energetiche e le preveggenze. E io spesso mi sono sentita una strega in questo dettaglio della vita. Sono stata denominata “strega contemporanea” perché capace di leggere in qualche modo il futuro e rappresentarlo nel mio lavoro. Penso che l’influenza sia appunto questa, la lettura trasparente di quello che potrebbe avvenire e l’assenza di paura nel rappresentarlo, attraverso la moda o in qualsiasi altra forma.
Credits: (1,2) Barbara Bologna; (3) Centrale Fies, Luca Chistè.
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