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March 30, 2023
VIELÄUGIG OCCHIUTO #02: storie (raccontarle), la percezione e la poesia
Elisa Barison
Was ist ein Museum? Eine Frage, die nicht selten von den falschen Menschen gestellt und instrumentalisiert wird. Dabei könnte es so einfach sein: Was wollen wir denn eigentlich von einem Museum?
Ok, ganz so einfach ist zweitere Frage nun auch nicht, jedoch ist sie zukunftsorientiert, nicht an Altbewährtem festgeklammert. Sie reflektiert und agiert in der Gegenwart, schaut sich um und hält auch mal den Spiegel vor. Sie organisiert sich von unten nach oben und wird nicht umgekehrt diktiert. Sie versucht Platz für alle zu schaffen, nicht nur welchen für einige zu reservieren.
Im Rahmen des MUSEION Art Club Forum versuchen aktuell neun unabhängige, junge und kreative Personen an der Seite einiger Mitarbeiter*innen von MUSEION eben dieser Frage nachzugehen. Dafür sind sie in drei Gruppen unterteilt: Content, New Audiences und Public Program.
Während sie alle ihren Berufen und Tätigkeiten nachgehen, reflektieren sie – gemeinsam und alleine – und agieren – gemeinsam – in Form des MUSEION Art Club, welcher laufend spannende Formate und Projekte umsetzt, die allesamt der oben erwähnten Fragen nachgehen (und noch viel mehr Fragen generieren).
>>> STORIE (RACCONTARLE) / GESCHICHTEN (ERZÄHLEN)
In einer der letzten Veranstaltungen des MUSEION Art Club wurden hauptsächlich Geschichten über Essen erzählt, in passender Sprache: mit Siebdruck auf eine große Tischdecke gedruckt, von welcher schlussendlich alle Gäste ein Stück mit nach Hause nehmen konnten.Museion Factory Host: Printing Food Stories
Un fatto è realmente avvenuto se non viene raccontato? Ogni storia vive mille vite diverse in base a chi la riceve?
Frida Carazzato (Group Leader del gruppo Content e curatrice scientifica presso MUSEION):
Personalmente sono ossessionata dalle storie, mi piace ascoltarle mi piace raccontarle. Quindi sì, penso che ogni storia viva mille vite diverse non solo in base a chi la riceve ma anche in base a chi la racconta. Nel lavorare al prossimo progetto che tratta di ricordo e oblio come due facce della stessa medaglia, la memoria, il tema delle storie è tornato e con esso anche il tema della realtà. Giulia (Cordin), che lavora a questo progetto, ha portato come statement iniziale questo estratto da un’intervista che Mario de Sanctis fece all’artista Christian Boltanski nel 2017, e credo calzi perfettamente in risposta a questa domanda:
“Lavoro in Sudamerica, metterò in una zona desertica delle trombe che riempite dal vento che soffia, faranno il verso che emettono le balene. Nella leggenda degli indios le balene sono le uniche che hanno vissuto dall’origine dell’Universo.
Perché questa ossessione per opere che nessuno può vedere anche se si sa che esistono?
Perché contano oggi più le leggende che le opere stesse. Bisogna creare leggende. Forse tra decenni si creerà una leggenda di una donna che ha sentito cantare le balene nel mezzo della Patagonia.”Flavio Pintarelli (membro del gruppo Content, scrittore e stratega di marketing e comunicazione):
Anche se viviamo nell’epoca dell’ipercondivisione penso ci siano migliaia, forse milioni, di fatti che non vengono raccontati eppure accadono e hanno conseguenze reali e concrete per le persone a cui accadono. Magari non possiedono quelle qualità che permettono loro di prolungarsi in una narrazione, di diventare una storia. Oppure le hanno, ma accadono senza che vi sia nessuno in grado di dar loro la dignità di un racconto. Oppure per altri motivi che adesso mi sfuggono. In ogni caso, per me, questi fatti esistono. Mentre le storie vivono vite diverse in base a chi le riceve, è vero. Ma non va dimenticato che ogni storia nasce come espressione di una personalità e di una volontà autoriale che non può essere cancellata dall’atto della ricezione e della decodifica. Ogni interpretazione deve partire dal testo, altrimenti lo tradisce.Andrea Bernard (membro del gruppo New Audiences, regista d’opera e di teatro):
La storia è narrazione: per questo appartiene sia a chi la racconta, sia a chi la legge o ascolta. Un po’ come un telefono senza fili, ogni persona può cogliere e trattenere quello che più le interessa, quello che preferisce. A volte il focus della storia può virare dal contenuto al narratore stesso: ecco allora che in quel caso le storie diventano più interessanti, perché diventa evidente che la verità risiede non nella storia, ma nel mezzo con cui questa ci viene narrata.Eleonora Castagna (membro del gruppo Public Program, direttrice Galleria Doris Ghetta, assistente alla direzione e curatela Biennale Gherdeina):
Questa domanda mi ha fatto pensare ad un podcast che seguo con costanza: “Indagini” di Stefano Nazzi. La trasmissione racconta casi di cronaca nera e giudiziaria italiana e l’incipit di ogni puntata specifica che questi episodi vengono raccontati a partire dalla ricostruzione dei fatti a posteriori, a partire dalle indagini giudiziarie senza inabissarsi in cerca di teatralità o di ghirigori retorici inutili e controproducenti. Si fa però riferimento a come, per la maggior parte di questi casi, i media e la società abbiano influenzato le indagini: ecco quindi che la narrazione di un fatto secondo una certa prospettiva può andare a modificare anche il racconto e la raccolta di indizi per arrivare all’oggettiva verità del caso stesso.
La verità è che un evento è avvenuto o avviene indipendentemente dal fatto che venga raccontato o meno. Tuttavia, la percezione e l’interpretazione di un avvenimento possono variare notevolmente in base a chi lo racconta e a chi lo riceve. Ogni storia, infatti, può vivere molte vite diverse in base al punto di vista di chi la racconta e di chi la ascolta. Ciò che per una persona può sembrare una cosa banale, per un’altra può essere un evento di grande rilevanza. Inoltre, l’interpretazione dei fatti può essere influenzata da molti fattori, come le esperienze passate, le convinzioni personali, le emozioni e gli interessi. È sempre importante distinguere tra la percezione dei fatti e la realtà dei fatti stessi. Anche se la percezione dei fatti può variare in base alla persona che li racconta o li riceve, la realtà dei fatti rimane la stessa. È fondamentale cercare di avvicinarsi il più possibile alla verità dei fatti, cercando di comprendere le diverse prospettive e interpretazioni, in modo da poter costruire una visione più completa e accurata della realtà.
È anche vero che le narrazioni fanno parte da sempre della capacità creativa dell’essere umano e sono dunque anche alla base delle prospettive raccontate, ad esempio, dalle opere d’arte: a partire da questo è interessante notare come oggi l’arte contemporanea stia diventando sempre più documentaristica, trovando espedienti che lascino che sia la realtà stessa a raccontarsi nel modo più diretto possibile.
>>> PERCEZIONE / WAHRNEHMUNG
Im November 2022 erforschten Teilnehmer*innen des Workshops gemeinsam mit Teatro de los Sentidos neue Arten Kunst wahrzunehmen und präsentierten diese in der Performance UNBOXING THE ART.Può l’arte lasciarci indifferenti? Cosa influenza la nostra percezione?
Flavio Pintarelli:
Sì, per me l’arte può anche lasciare indifferenti. Esiste cattiva arte, arte con cui non si riesce a entrare in empatia o non si ha gli strumenti per capire o che non parla allo spirito di un’epoca. L’arte, presa per sé stessa, non ha alcuna prerogativa trascendente. Vive nel rapporto con chi la fruisce e l’indifferenza è una delle tante sfumature possibili dello spettro delle reazioni umane. Personalmente, però, non credo che la percezione possa essere influenzata. O meglio, la percezione è, come ha ben argomentato Merleau-Ponty, la capacità innata del nostro corpo di farsi influenzare dal mondo e di influenzare a sua volta il mondo.
Kann Kunst kalt lassen? Was beeinflusst unsere Wahrnehmung?
Philipp Kieser (Mitglied der Gruppe Public Program, Booker, Promoter, Labelhead, Südtiroler Techno-Landeshauptmann):
Die Wahrnehmung ist ein komplexer Prozess, bedingt durch subjektive, kulturelle, soziale, historische, psychologische und nicht zuletzt systemische Faktoren. Gerade das Systemische könnte ein Grund sein, warum Kunst und Kultur vielfach als nicht relevant betrachtet wird.
>>> POESIA / POESIE
Im September letzten Jahres gab es im Rahmen des MUSEION Art Club die Möglichkeit an einem fünftägigen Poesie-Workshop mit dem Künstler Otis Mensah teilzunehmen. Mesah arbeitet an der Schnittmenge zwischen Poesie und experimenteller Musik und nutzt die ästhetische Sprache als Werkzeug, um Fragen der Identität, der Existenz und des Erwachsenwerdens zu behandeln.MUSEION FACTORY: OTIS MENSAH. Spoken Word Poetry
La poesia dice sempre la verità? Quanto spazio vuole un pensiero?
Andrea Bernard:
La poesia è l’arte più vera che esista, proprio perché lascia spazio al pensiero e quindi alla creazione di una verità propria, intima. La poesia entra dentro di noi, nelle viscere, nei nostri desideri più reconditi – là dove si trova l’unico spazio che ha davvero bisogno di trovare una verità.
Flavio Pintarelli:
Quella di verità è una nozione che mi fa venire l’itterizia, tanto è scomoda e pericolosa da maneggiare. Che cos’è la verità? Come la definiamo? Come la misuriamo? Dopo il post strutturalismo e la decostruzione e la semiotica generativa non credo si possa più parlare di verità e tanto meno dirla. Esiste però una verità della poesia (e dell’arte) che è propria di ogni testo e irriducibile a esso. Quindi ogni poesia dice una sua verità. La sua e nessun’altra oltre quella. Mentre un pensiero vuole tutto lo spazio, ma se lo ottenesse diventerebbe ossessione, quindi deve competere con tutti gli altri pensieri ed è questo che rende il pensare uno strumento così straordinario. Ne hai un riscontro concreto quando ti metti a studiare il knowledge management.
Frida Carazzato
Altra domanda complessa -sigh!-, ma voglio prendere spunto nel risponderti dalla lettura di opere di artiste poetesse e artisti poeti che abbiamo esposto anche a MUSEION.
La poesia gioca continuamente nel velare e svelare la verità senza mai dirla esplicitamente, ma la produce (poiesis). Penso che sia questo dinamismo il motore fondamentale del pensiero, e quindi è il pensiero che genera spazio, anzi spazi.
Illustration: Sarah Mair
Photos: (1, 2) Museion Factory Host: Printing Food Stories 25.02.2023 (c) Samira Mosca; (3) MUSEION FACTORY: OTIS MENSAH. Spoken Word Poetry 17.09.2022 (c) Samira Mosca
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