Culture + Arts > Visual Arts

April 28, 2014

Rosario Fontanella. Intervista non convenzionale ad artista non convenzionale

Anna Quinz

Ciao Rosario, vorrei farti un’intervista per franzmagazine, che ne dici? Per fare le domande giuste, mi manderesti preventivamente un tuo cv artistico? Io poi ti mando domande, e procediamo”.

È iniziata così. Come spesso succede nella relazione “intervistatore-intervistato”.

Quel che è successo dopo, però, non è proprio convenzionale… 

“Buongiorno Anna, non ti nascondo che doverti mandare un curriculum “artistico” mi imbarazza un po’, non tanto per pochezza di prestigio – che a ben guardare non è poi molto – quanto per quell’intrinseca freddezza che ogni curriculum reca in sé. Ergo, se non hai nulla in contrario, preferirei una roba discorsiva. Magari risulta più lunga, ma più de core…

1Dunque, sono nato a Napoli nel ’78, e dopo aver vissuto in città per 7 anni, ci siamo trasferiti prima in provincia di Frosinone, poi in Trentino in via definitiva. L’infanzia è trascorsa tra traslochi, partitelle a calcio quotidiane, Lego, Gig robot d’acciaio e panini con la nutella.

Disegnavo sì, ma forse più per imitazione di mio padre (pittore per hobby), che per vera passione. A quei tempi il mio sogno, oltre ad avere la patente e la barba, era diventare un calciatore professionista: insomma, portiere in serie A. Poi col passare degli anni sono arrivati a farmi compagnia alcuni acciacchi fisici che mi hanno fatto tornare coi piedi per terra.

A quel punto, “costretto” a non poter calcare i campi, mi sono dedicato al disegno che, a ben pensarci, è stato un po’ un fil rouge di un certo cambiamento che non credo sia ancora terminato.

68910

Siamo alla fine degli anni ’80 inizi ’90, la street culture sbarca dalle nostre parti col suo carico di musica e immagini. Fulminato sulla via di Damasco dai Public Enemy mi tuffo a piè pari nel mondo dell’hip hop ma, essendo troppo timido per cantare, mi dedico ovviamente ai graffiti. Qualche tempo dopo, in coincidenza con l’ultimo trasloco della mia famiglia in centro a Riva del Garda, stringo amicizia con 4 disgraziati, con i quali condividere la stessa passione. In quegli anni, cambio scuola e da Geometri passo a Rovereto all’Istituto d’arte Depero. I disgraziati mi seguono e passiamo un’adolescenza fatta di viaggi in corriera, nottate a Montenegro, musica, tanta tanta musica (in quegli anni comincio a suonare il basso e mi piace così tanto che arrivo a suonare con 6 gruppi contemporaneamente) e la “costituzione” del Fonte.

11Il Fonte, fontèc in dialetto, è una cantina coi volti a botte situato solitamente a livello strada – il corrispettivo napoletano del basso – di proprietà della famiglia di uno dei disgraziati, nel quale cerchiamo di rimanere a galla nei mortali inverni e rifugiarci nelle affollate estati rivane. Con i sopracitati disgraziati, o meglio con due di loro, Diego Turrini e Gianpietro Bombardelli, si rafforza quel che comunemente viene chiamato sodalizio artistico, che si manifesta in uno dei luoghi più pazzeschi e camaleontici che abbia avuto il piacere di frequentare: il Fonte stesso.

3Abbiamo passato anni a dipingere i volti, le pareti i pavimenti, e finita la struttura abbiamo cominciato con gli oggetti che man mano l’hanno arredato. Anni a respirare solventi, recuperare vernici vecchie, fare collette per comprare nuovi colori. Fino al punto di creare una mostra (oggetti decorati e modificati, oppure costruiti ex novo come le lampade, o le clave, che venivano correlate da istruzioni illustrate riguardo il loro uso corretto) che ha fatto mi pare tre o 4 tappe tra cui un centro sociale a Bologna e uno a Milano. Intanto mi diplomo al Depero di Rovereto, in grafica pubblicitaria, cinetica e fotografia.

Avrei voluto continuare col disegno animato a Urbino, ma purtroppo, nell’anno in cui mi sono diplomato, il corso triennale era già partito da un anno e da quel che ricordo portavano avanti un triennio per volta. All’ultimo momento ho deciso di iscrivermi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, scuola di pittura.

12Bologna dicevamo: in coincidenza con i primi esami nasce mia figlia Emma, e gli studi subiscono una battuta d’arresto. Mi iscrivo l’anno successivo a Ravenna, ambiente radicalmente diverso, infinitamente più piccolo e raccolto. Il mio primo docente di pittura è Radu Dragumirescu, un omone Rumeno che dopo un primo periodo di diffidenza, mi dà tutta la sua fiducia e stima esortandomi a dipingere sempre “forte, perché tu hai di fuoco di pittura!”. Purtroppo, gli obblighi familiari mi costringono a frequentare l’Accademia più o meno ad anni alterni. Intanto Radu se ne va e arriva Marco Neri alla scuola di pittura.Da qui le cose cominciano a cambiare, e inizio timidamente la carriera artistica. Partecipo alle selezioni di Check In organizzate dalla Civica di Trento allora diretta da Fabio Cavallucci. Passo le selezioni e partecipo alla collettiva Departures de 2005 in Civica a Trento, e da qui il “successo planetario dei giovani artisti trentini”.

Scherzi a parte, grazie alla “vicinanza” alla Civica riesco a conoscere molte persone ed esporre in posti incredibili quali la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, l’Artandgallery di Milano passando dalla Gothe2 di Bolzano e il festival Drodesera a Fies con il progetto W.A.M.P., per arrivare fino a Los Angeles.

7Intanto mia figlia cresce e mi viene in mente di disegnare dei libri per lei. Dal “cosa vuoi che ti disegni?” alle Edizioni Fatte in Casa il passo è breve. Più o meno. Ecco, nascono così decine di illustrazioni da colorare, per bambini e adulti. In mezzo a tutta questa roba continuo a dipingere e a creare illustrazioni, serie intere e addirittura un vero e proprio personaggio dei fumetti.

Direi che ho scritto forse anche troppo, e che il resto ce lo diciamo a voce”.

Il resto? Cosa potrei aggiungere, a questo punto? Nulla, Rosario ha già detto tutto quel che c’è da dire. Della sua vita, del suo pensiero, della sua vita. Del suo essere – in modo così bello, appassionante e coinvolgente – persona e artista “non convenzionale”. Mettendo anche in crisi la rassicurante relazione “intervistatore-intervistato”, ma rendendo a me e a tutti voi, un quadro personale, umano, artistico, che nemmeno con tutta la buona volontà, avrei saputo tracciare meglio di così…

2Infine, a parlare di Rosario e del suo lavoro, ci sono le immagini, che lui stesso ci presenta così (in ordine di apparizione): “1 pagina di presentazione del progetto Notturno (niente testo, solo immagine), 4 illustrazioni dal titolo “L’invasione dei supertecnici”, che si rifà alla precedente serie di illustrazioni “La rivolta degli elettrodomestici”, 2 foto di particolari delle varie produzioni di Edizioni Fatte in Casa (altro fantomatico marchio di mia invenzione, col quale produco i libri da colorare), 1 illustrazione facente parte di un libro d’artista.Tecnica mista su carta 20×36 cm (sempre in caso di didascalie) e per ultimo Pal, ovvero un estratto (parte 1 di 3) dell’ultimo ciclo al quale sto lavorando che ha il titolo di NATIONAL. In dettaglio, le foto si riferiscono alla parte che si chiama “ALL YOU NEED IS LOVE” (appunto parte 1 di 3 del ciclo National, Tempera su carta, 45×45 cm)”, una pagina di presentazione della striscia “The man without head” (la Corner Comix è un marchio di pura invenzione).

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.

Archive > Visual Arts