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July 16, 2012

Vi sto scrivendo da Singapore #08: taste of India

Cristina Vezzaro

Singapore è una di quelle città dove puoi decidere di giorno in giorno in che città andare. E così oggi decidiamo di andare in India, o meglio a Little India. E devo dire che con l’effetto dell’umidità diventa abbastanza facile immergersi nell’atmosfera.

Little India inizia per noi in Serangoon Road ed è subito un’esplosione: i colori dei festoni che annunciano il Food Festival e dei negozi che vendono stoffe di tutti i colori, delle bancarelle con le ghirlande di fiori da portare al tempio, le spezie; la musica di Bollywood che fuoriesce dai negozi di cd; i profumi dei numerosi ristoranti e caffè. E anche la folla sembra quella che uno s’immagina in India. Gente che va e che viene, gente che attraversa la strada e cammina un po’ ovunque.

Ben presto ci ritroviamo davanti lo splendido Sri Veeramkalaliamman Temple dedicato alla dea Kali dove assistiamo a riti e cerimonie, con noci di cocco rotte a simboleggiare la rottura del proprio ego e l’apertura alla preghiera. Il tempio è molto affollato, ma non quanto la vicina Angullia Mosque, che nella nostra permanenza attorno a Serangoon Road si riempie ogni volta di più fino ad avere file di devoti che varcano quasi le soglie della moschea e centinaia di scarpe ad attendere fuori.

Veniamo quindi inglobati dal Mustafa Center, un centro commerciale aperto 24 ore su 24 e pieno zeppo di merce di ogni genere con una scala mobile centrale che sembra risalire i gironi dall’inferno al paradiso. Impossibile non essere assorbiti dall’infinita paccottiglia e un senso di liberazione coglie appena si riprende fiato fuori… fino a quando non si sente di nuovo l’umidità che imperversa e ci si ricorda allora il perché del giro da Mustafa.

La cena è tutta spezie tra samosa e masala e altre specialità di cui non conosco nemmeno il nome ma che sono una delizia. Con il calare della notte le luci risplendono ancora di più e non c’è modo di fermare la vita che straborda da qualsiasi locale o negozio. Mentre in strada degli uomini sono seduti alla loro macchina da cucire per riparazioni da fare al volo e dal Mustafa Centre esce un’umanità piena di valigie e oggetti di ogni tipo.

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