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June 8, 2012

In risposta alle critiche avanzate in questi giorni (anche) contro Franzmagazine

Franz

Da qualche settimana si ripetono gli attacchi alle cooperative attive nel settore cultura, in particolare contro la Cooperativa 19, ma anche contro Franzmagazine. Le critiche a Franzmagazine e alle scelte dell’assessorato alla cultura sono ovviamente, come tutte le critiche, più che legittime. Ci si permetta di spiegare alcune cose a chi le ha mosse, in particolare a Sandro Forcato de La Comune.

1.     FranzLab è una cooperativa sociale, nata un anno fa dopo l’esperienza associativa “schrank”, che aveva dato vita al magazine free press cool_schrank e al primo anno di vita di Franzmagazine.  La principale attività di FranzLab è il magazine online franzmagazine, che da 2 anni si occupa di comunicazione culturale sul territorio, da Innsbruck fino a Rovereto. La cooperativa non ha dipendenti, i soci, come anche i collaboratori, sono perlopiù volontari, che svolgono il lavoro redazionale per franzmagazine perché credono in questo progetto, perché vedono in esso uno spiraglio importante per la cultura della nostra terra. Franzmagazine, e lo potete vedere ogni giorno sul web, è un comunicatore, che cerca di portare nuove prospettive e visioni rispetto alla politica culturale e agli eventi, è bilingue e dà spazio ad ogni tipo di ente, associazione, istituzione o singolo che svolga sul territorio un’attività culturale importante o interessante. Le pagine di Franz sono aperte ad ogni progetto, dal più istituzionale al più alternativo, da quelle dell’assessorato a quelle di Forcato, da quelle del Cineforum a quella della più piccola associazione appena nata. Cosa più volte dimostrata, anche attraverso (oltre che dai numeri degli accessi al sito – superata quota 10.000 visitatori unici) dall’attiva e variegata partecipazione agli eventi (aperitivi, feste) che Franz ha organizzato.

Franz è pertanto uno strumento di supporto comunicativo per le associazioni e per tutti gli attori della scena culturale, senza distinzioni se non qualitative. Il sistema di collaborazioni e partnership messo in atto da Franz, con duro lavoro, che non vede week end o nottate, e che comunque rimane volontario (solo una persona all’interno della cooperativa percepisce un piccolo stipendio, pur senza assunzione, dunque, se un mese i soldi non ci dovessero essere, lo stipendio salta), dimostra la volontà di creare una rete vera e attiva sul territorio, perché è solo con la partecipazione e lo scambio, che –noi di Franz – crediamo si possa crescere e migliorare, tutti insieme.

2.     FranzLab come detto si basa principalmente sul lavoro volontario. I più di 60 collaboratori, italiani e tedeschi, altoatesini, trentini o nord tirolesi lavorano con Franz perché credono nel progetto. Franz fornisce servizi di comunicazione, e lì dove possibile, questi servizi (realizzazione video, foto, live blogging, approfondimenti ecc) vengono venduti a chi è interessato, così da permettere una minima sopravvivenza della cooperativa, il pagamento dell’affitto, le utenze. Franz è e desidera rimanere un media libero e indipendente, così da poter esprimere al meglio le esigenze, anche critiche, del territorio e dei suoi attori culturali.

3.     Per quanto concerne lo specifico caso dei progetti per la candidatura a capitale per la cultura, appena l’idea è stata ventilata Franzmagazine ha sostenuto la positività del progetto molto, molto prima che l’assessorato alla cultura italiana destinasse un budget. Quando questo budget c’è stato, Franz, come altri ha partecipato a un regolare bando presentando alcune proposte per iniziare a diffondere l’idea tra la popolazione. I servizi offerti da Franz in questo senso, e il relativo pagamento ottenuto dall’assessorato (50 mila euro nel 2011, 14 nel 2012), sono stati regolarmente portati a compimento (4 mediometraggi realizzati con tre videocamere e regia, due numeri speciali in edicola con Ff, aggiornamento del blog ecc), avvalendosi di contributi professionali in buona parte di persone esterne alla cooperativa (video maker ad esempio). I soldi ricevuti per i servizi prestati, pertanto non sono serviti, se non in minima parte, a coprire le spese ordinarie di ufficio, dei soci, e delle persone che ogni giorno senza mai perdere entusiasmo, lavorano assiduamente alla crescita del progetto. 
Il lavoro principale di Franz è il sito franzmagazine.com, la redazione degli articoli e dei contenuti, la creazione di momenti di scambio e di dibattito, il racconto degli eventi culturali, ecc. Il progetto di candidatura, pertanto è solo una minima parte delle attività della cooperativa.

4.     Franz opera nella più totale trasparenza. Se qualcuno (Forcato, altri presidenti di associazioni e cooperative, i giornalisti che hanno scritto dell’argomento…) avesse interesse a verificare i nostri conti può rivolgersi alla redazione (info@franzmagazine.com), e gli saranno mostrate tutte le carte richieste per capire a chi sono andati i soldi e a fronte di quale lavoro svolto. Ci chiediamo, però, se l’eventuale richiedente sarebbe disposto a fare lo stesso, con i propri conti.

Anna Quinz, Presidente della Cooperativa FranzLab
Kunigunde Weissenegger, Vicepresidente della Cooperativa FranzLab
Fabio Gobbato, Direttore responsabile di Franzmagazine

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There are 7 comments for this article.
  • barbara gramegna · 

    Triste e sconfortante pensare che in un periodo così burrascoso come questo, anzichè guardare con benevolenza alla pluralità e alla continua voglia di provarci in un settore già altamente penalizzato come quello culturale prevalga la logica individualista e comunque di cortile.
    Premetto che non so nulla in merito alla polemica in atto e leggo con fiducia quanto scritto dagli amici di Franz, ma fossi anche più informata, ciò non mi esimerebbe da esprimere solidarietà, così come un tempo la espressi a Sandro Forcato.
    Una persona illuminata sa quanto in tempi di incertezza economica ed evidente decadenza il ‘divide et impera’ sia ancora e comunque una strategia vincente, ma capirlo è già un passo per sottrarvisi.

  • raffaela · 

    Permettetemi un appunto: voi fate davvero un ottimo lavoro, ma leggere il vostro magazin cartaceo e vedere ogni due per tre la faccia di Tommasini (che è pure bruttino), secondo me vi ha fatto perdere un po’ la credibilità degli indipendenti. Tommasini distribuisce soldi nostri, mica suoi, è il suo dovere di assessore, mica un dono che fa alla cultura. Ringraziarlo dandolgi spazio visivo non è corretto da parte di nessun medium, che sia un quotidiano, che siano i grandi schermi al festival delle resistenze, che sia il vostro magazin. è la riproduzione in piccolo del System Südtirol e io non vorrei che voi ne faceste parte.

  • Andreas Perugini · 

    Su tutta questa storia dei finanziamenti alla cultura dirottati verso fantomatiche “cooperative” come un macigno pesa la scarsissima trasparenza dell’assessorato alla cultura.
    Per anni l’assessorato ci ha inculcato il concetto che il volontariato fosse uno dei principali criteri valutati per l’assegnazione dei contributi. Addirittura ha iniziato a monetizzarlo sia pur virtualmente.
    All’improvviso invece veniamo a scoprire che chi fa cultura per professione non solo avrebbe i nostri stessi diritti ma addirittura avrebbe trattamenti di favore e si vedrebbe conferiti importi senza precedenti.
    Si deve sapere che se le cooperative generalmente si fondano al preciso scopo di produrre lavoro ben remunerato per i propri soci, le associazioni invece nascono a prescindere dal guadagno dei soci e allo scopo principale di diffondere cultura. Sembra che tutto questo ora non conti più nulla. Lo apprendiamo dalla stampa.
    Bene ora che lo sappiamo proporremo un cambiamento di destinazione del contributo rimodulando il bilancio e prevedendo compensi ai nostri collaboratori pari a quelli delle cooperative promosse dall’assessorato.
    Ringraziamo per la trasparenza dimostrata.
    L’assessorato lo ringraziamo anche per averci preso in giro per anni. Ancora oggi c’è chi ha il coraggio di andare sui media a farlo.
    Per concludere, permettere la chiusura di una sala cinematografica storica come quella dell’Eden candidandosi a diventare capitale della cultura con progetti come quelli che ci è capitato di leggere ha dell’assurdo.
    Cultura usa e getta.
    Ci riteniamo offesi e danneggiati.

    Il Direttivo del Cineforum Bolzano

  • Fabio Gobbato · 

    Cara Raffaela, non ho i numeri cartacei sotto mano e può essere che la mia memoria mi tradisca, ma io ricordo una foto di Tommasini quasi di spalle nel primo numero (in 24 pagine) e una, piccolo, nel secondo, dentro un’intervista. Può essere che mi sbagli, ovviamente. La premessa è che tutto, a partire da ciò che fa Franz, è criticabile. In quei due numeri la percentuale di spazio dedicato alle istituzioni è stato, esagerando, un quarto rispetto al totale. Parlando di un progetto che coinvolge tre regioni e cinque istituzioni mi sembra che fosse uno spazio doveroso anche se ci fossimo finanziati con una rapina in banca. E comunque, se la credibilità tu la misuri così, oggi non esiste un solo medium credibile, cosa che peraltro è forse vera.
    Nessuno ci obbliga a fare niente e potremmo anche chiudere baracca domani, ma se oggi vuoi fare informazione nel settore della cultura – soprattutto in una città piccola come Bolzano – non puoi prescindere da un rapporto con le istituzioni (l’alternativa sono sempre le rapine). Il punto, per me, non è prendere i soldi (non esiste un solo medium che non li prenda, come ben sai), il problema è tenere una distanza da chi te li dà e conservare indipendenza di giudizio e capacità di critica. So che è la mia parola contro l’impressione che hai avuto tu – per cui questa frase è del tutto inutile – ma per quello che conta ti posso garantire che Franz questa indipendenza ce l’ha e se non l’avesse mi sarei già dimesso da tempo.
    Il progetto di candidatura del Nordest è ancora poco chiaro, ma come Franz abbiamo appoggiato da subito l’idea che l’ha originato, convinti come siamo che uno dei problemi maggiori di questa terra sia dato da una “chiusura” quasi patologica verso l’esterno. Tommasini è il referente istituzionale di questa idea. A me sembra più che normale che in due speciali che parlano dell’argomento Tommasini compaia. Anzi, probabilmente, se quel giornale fosse stato finanziato con una rapina in banca, Tommasini avrebbe avuto parecchio più spazio di quello che ha avuto, proprio perché – temendo le critiche come la tua, più che legittima, ripeto – l’abbiamo tenuto “più basso” possibile. Per fare di meno, avremmo dovuto dire che l’idea di candidare l’Alto Adige era stata, che ne so, di mio cugino.