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Parata del Südtirolo Pride, © Riccardo Beccaro - Südtirolo Pride

Forse la nostra vera resistenza è crescere in un posto periferico, o arrivarci, o tornarci, e riuscire ad immaginarlo come un porto davvero accogliente. È provare, faticosamente, a farlo succedere.

Adele Zambaldi, Pride: gioie e dolori dietro le quinte – Südtirolo Pride, La Falla, 9 Settembre 2025

Chi come me è cresciuto in Alto Adige (o come piace dire a me “all’ombra delle Dolomiti”), avrà forse sperimentato la sensazione di vivere in un territorio dove il “sentirsi a casa” non si prova, si costruisce. Sentirsi a casa qui è un lavoro di cura, pazienza, a volte lotta. Le montagne proteggono, osservano, custodiscono… ma a volte anche dividono, schermano, delimitano confini. Stare qui significa godere di una pace e una bellezza rara e allo stesso tempo avvertire un forte senso di chiusura e lontananza. Temi come inclusione, rappresentanza, lotta culturale e valorizzazione del territorio provano con fatica a farsi spazio all’interno del nostro intricato tessuto sociale, rendendo a volte difficile, soprattutto da giovani adulti, chiamare questa terra “Casa”.

Il punto di svolta fondamentale è una scelta ben precisa: andarsene o restare. Restare significa iniziare il famoso lavoro di cura e dedicarsi ad una profonda riflessione su cosa significa per noi abitare consapevolmente il territorio in quanto materia viva da plasmare, e non un semplice "sfondo immobile" da osservare passivamente. La scelta di restare per plasmare significa smussare gli angoli, cambiare ciò che non ci piace, avere fiducia, partecipare, cogliere le opportunità. Sentirsi davvero a Casa da queste parti può (e deve) essere un'opera personale e collettiva di trasformazione.

Südtirolo Pride, © Riccardo Beccaro - Südtirolo Pride

Parte di questa riflessione prende spunto da uno degli eventi cardine di quest'anno per il nostro territorio: il Südtirolo Pride 2025. Il 28 giugno a Bolzano si è infatti tenuto il primo Pride altoatesino, manifestazione per la lotta e la visibilità dei diritti della comunità LGBTQIA+ (e non solo). Sotto il sole cocente di giugno, più di cinquemila persone da tutto l’Alto Adige e oltre hanno sfilato, manifestato e festeggiato uniti da un pensiero comune: mostrare l’importanza della lotta collettiva e, soprattutto, mostrare che battersi per l’uguaglianza, l’accettazione e l’accoglienza è possibile anche qui, a casa nostra. Ciò che mi preme sottolineare è che questo Pride non è stato un semplice evento, non una semplice “prima volta”, non solo una festa, ma un nuovo inizio, e non parlo solo di tematiche queer. Il Pride è stato la dimostrazione che Casa (quella con la C maiuscola) si può plasmare, trasformare, migliorare, che se anche questo nostro mondo incastonato tra le montagne ci può sembrare tanto difficile da migliorare e rendere nostro, un reale cambiamento è possibile. Vorrei davvero che questo primo Pride fungesse da trampolino di lancio per una nuova narrazione del territorio, un riferimento tangibile per imparare a sentirsi (davvero) a Casa. Le opportunità ci sono, gli spazi iniziano ad esistere, la voglia di creare una comunità, anche.

Parata del Südtirolo Pride, © Riccardo Beccaro - Südtirolo Pride

Come imparare, quindi, a sentirsi a Casa? Guardiamoci intorno, esploriamo e viviamo i quartieri, parliamo con il nostro vicino burbero, andiamo alle presentazioni di libri della nostra libreria del cuore, usciamo e andiamo al cinema, sperimentiamo, lottiamo, facciamo casino, creiamo collettività. Abbiamo la preziosa e meravigliosa opportunità di scrivere le pagine di un territorio che piano piano si concede la bellezza di diventare accogliente, abbiamo la fortuna di poter finalmente iniziare a scrivere Casa con la C maiuscola.

Isabella Nanni

Südtirolo Pride: scrivere una nuova pagina della storia dell’Alto Adige

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* Zitat von Annalena Tappeiner, Steinmetzin und Protagonistin, im Dokumentarfilm „Vinschgau: Gehen oder bleiben?“ von Sarah Trevisiol, Simon Mariacher und Marco Telfser. Die Bevölkerung überaltert, wird hundert und mehr, nicht nur in Südtirol. Klar, dass die Alternden viel daran setzen, (ihre) Macht und Strukturen aufrechtzuerhalten. Aber ewig leben werden auch sie nicht … Was Hänschen […]

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Sophie Lazari im Interview

The Social Incident, Cento 04, Author Philipp Klammsteiner, Texts by Katharina Theresa Mayr, franzLAB, 2022

The Social Incident è una raccolta di opere di Philipp Klammsteiner che affrontano temi come i social network e la loro esistenza surreale. Rielaborando pubblicità degli anni '60 e '70, viene rappresentata l'illusione di "follower e like", che promettono false promesse al consumatore. Le immagini incoraggiano lo spettatore a riflettere sul valore emotivo attribuito ai social network. La consapevolezza dei social media non è altro che un incidente sociale. Questa affermazione definisce un viaggio penetrante tra graffiti, collage e pittura, sezionando un luogo nel tempo in cui reale e virtuale si intersecano. Le opere sono accompagnate da un racconto scritto da Katharina Theresa Mayr. Lo trovate nel nostro shop.

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