Un primo passo storico per la visibilità della Comunità Queer (e non solo) in Alto Adige, che, tra le tante cose, ci ha insegnato l'importanza dell'unione e della lotta collettiva per i diritti di tutt3
La parata del Südtirolo Pride su Ponte Talvera, © Rosario Multari/Südtirolo Pride
È passata poco più di una settimana dal Südtirolo Pride e in città si avvertono ancora le voci delle persone in festa, i cori di protesta, gli abbracci tra amic3 vecch3 e nuov3 e le vibrazioni dell’asfalto bollente che ha accolto migliaia di passi.
L’energia di questa giornata così significativa non si dissolverà facilmente. È difficile descrivere il senso di amore, gioia e sostegno che il Pride ha generato. Festa e Lotta, le due anime che hanno caratterizzato questo evento, hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’Alto Adige e della Comunità Queer locale.
Più di cinquemila persone da tutta la regione e oltre hanno raggiunto Bolzano lo scorso sabato 28 giugno per unirsi alla voce dirompente della “Lotta Queer” altoatesina. La città si è svegliata dal torpore e ha finalmente accolto una manifestazione tanto attesa quanto necessaria. Persone di tutte le generazioni hanno sfilato e festeggiato lungo le vie principali, celebrando la forza dell’unione e della presenza.
Non solo una grande festa (tra le più partecipate degli ultimi tempi a Bolzano), ma un vero e proprio atto collettivo di rivendicazione dei diritti e della visibilità di tutt3.
Il Pride non è solo una manifestazione politica, ma anche l’espressione dell’impegno, del coraggio, della dedizione e passione di chi lo rende possibile. Il Pride è fatto di persone. Persone che lo celebrano, che insieme scelgono di marciare fianco a fianco, portare alta una bandiera, mostrarsi in libertà, credere nei diritti di tutt3, festeggiare e ballare fino a sfinirsi per dichiarare in coro: “Ci siamo. Siamo qui. Esistiamo. Finché tutt3 non saranno liber3, nessunə di noi lo sarà davvero”.
Oltre al direttivo dell’Associazione Alto Adige Pride Südtirol, a cui si deve l’organizzazione, una squadra di 170 volontar3 ha reso possibile l’evento, occupandosi di ogni aspetto: allestimento, sicurezza, intrattenimento, servizio bar.
Particolarmente prezioso il Care Team, gruppo di volontar3 che per tutta la durata della festa si è occupato di assistere chi manifestava e assicurarsi che tutt3 si sentissero sicur3, a proprio agio e in forze per affrontare l’evento.
In aggiunta ai volontar3, una trentina tra performers, drag queen, band e attivist3 hanno poi animato la serata a Piazzale Langer intrattenendo il pubblico con esibizioni, musica dal vivo e discorsi politici.
In particolare nella nostra provincia, il Pride assume una forte valenza territoriale.
La comunità queer dell’Alto Adige ha vissuto raramente in passato momenti così forti di condivisione e visibilità collettiva.
Tra una folla colorata di bandiere e striscioni, un cartellone in particolare ha attirato la mia attenzione:
“Io non voglio scegliere tra essere queer ed essere südtirolese”.
Una frase forte, semplice ma potente, che riassume bene le difficoltà di non sentirsi a casa in un luogo che spesso non offre il giusto spazio e riconoscimento.
Negli anni questa situazione ha spinto molte persone ad andarsene per cercare luoghi più accoglienti e sicuri. Il Südtirolo Pride è stato per molt3 altoatesin3 il primo vero momento di rivalsa e rivendicazione sul territorio, la prova che è davvero possibile essere sia queer che südtiroles3 allo stesso tempo.
E, soprattutto, che non si è soli, che chi fa parte della comunità e chi lotta per essa esiste, è presente, ed è prontə a lottare.
Fare comunità significa proprio questo. Significa costruire spazi, condividere lotte e ideali, sentirsi accolti.
A questo serve il Pride.
Continuiamo a coltivare questa fiamma così preziosa, informiamoci, ascoltiamo, educhiamo, teniamo acceso il dibattito. Questo è solo l’inizio.