Südtirolo Pride: scrivere una nuova pagina della storia dell’Alto Adige

Intervista ad Adele Zambaldi e Madu Alber, attiviste impegnate nell’organizzazione del primo Pride altoatesino, che si terrà a Bolzano il 28 giugno 2025

03.06.2025

Madu Alber e Adele Zambaldi, © Isabella Nanni

L’Alto Adige, finalmente, si muove. Per la prima volta nella storia della nostra Provincia, il 28 giugno 2025 la città di Bolzano ospiterà il suo primo Pride, nello specifico il Südtirolo Pride.
Dopo anni di tentativi, impegno e tanta voglia di fare, abbiamo una data, un’associazione dedicata all’organizzazione e un gruppo forte di persone che hanno a cuore questa “missione”. La comunità queer dell’Alto Adige-Südtirol avrà finalmente modo di far sentire la propria voce, marciare e celebrare il proprio essere tra le strade del nostro capoluogo.

La storia del Pride è lunga e intricata, coinvolge tante parti del mondo e ci parla di lotta, rivendicazione politica, amore, visibilità e speranza. Speranza per città, stati, paesi più inclusivi. La parola stessa “Pride”, “Orgoglio” dall’inglese, rivendica la necessità di essere vist3, riconosciut3, celebrat3.
L’idea di Pride nasce da lontano, dagli Stati Uniti, da New York: la notte del 28 giugno 1969 allo Stonewall Inn, noto locale notturno, si verificò un evento epocale. Durante una delle tante retate della Polizia all’interno del locale, frequentato principalmente da persone omosessuali, transessuali e drag queen, il popolo di Stonewall, per la prima volta, si ribellò. Ne scaturì una vera e propria guerriglia, una prima lotta contro gli ingiusti blitz delle forze dell’ordine per eliminare tutte le soggettività “scomode”. Da qui alla nascita dei Pride come li conosciamo ora, passeranno ancora molti anni, ma questo evento, ricordato oggi con il nome di “Moti di Stonewall”, darà vita ad un’onda di ribellione, rivendicazione dei diritti, ricerca di giustizia e, ovviamente, orgoglio.

Da questa breve storia dell’inizio del Pride (di cui, in realtà, si potrebbe parlare per ore), è chiaro il forte legame con la giornata del 28 giugno, data scelta per il Südtirolo Pride, che nella sua prima edizione celebra il passato e le persone che, prima di noi, si sono battute per difendere i diritti della comunità LGBTQIA+, prima ancora che avessero una voce.

Ma ora lanciamoci alla scoperta di questo primo Pride altoatesino, della sua nascita, dei suoi obiettivi e della serie di eventi che lo stanno precedendo. Ne ho parlato con Adele e Madu, entrambe attiviste dell’Associazione Alto Adige Pride Südtirol, che si occupa dell’organizzazione dell’evento.

Adele Zambaldi e Madu Alber, © Isabella Nanni

Ciao Adele, ciao Madu, vi ringrazio molto di essere qui.
Ci siamo, sta succedendo, il primo Pride altoatesino. La mia prima domanda è: come siete arrivat3 a organizzarlo? Qual è stato il momento preciso in cui vi siete dett3 “Ora è il momento”?
Adele: L’idea di dare vita ad un Pride altoatesino non è recente, negli ultimi dieci/quindici anni ci sono stati diversi tentativi di avvicinarsi all’idea di Pride, manifestazione che soprattutto in un territorio complesso come il nostro ha un forte valore di rivendicazione di diritti e visibilità. Finora, nonostante il forte desiderio di portare questo evento anche in Alto Adige-Südtirol, non ci sono state le condizioni giuste sia a livello di comunità locale, che di ambiente esterno.
Nei due ultimi anni, il cambiamento reale è arrivato grazie ad un gruppo di persone determinate che si sono unite e hanno deciso che i tempi erano maturi per potersi impegnare in questo progetto.

Madu: Negli scorsi anni ci sono stati tanti incontri tra persone interessate, attivist3, membr3 della comunità: si pensava al Pride, si cercava di capire se fosse possibile realizzarlo qui, se eravamo pront3, quali erano i rischi. Un lungo dialogo prolungato nel tempo fino ad arrivare alla decisione di fondare l’Associazione Alto Adige Pride Südtirol, nata appositamente a fine 2023 per organizzare il Pride.

A: C’è anche da dire che Bolzano e l’Alto Adige-Südtirol in generale non sono delle realtà semplici, soprattutto a livello di visibilità. Le realtà LGBTQIA+ presenti sul territorio sono poche e difficili da individuare per chi cerca aiuto, sostegno o semplicemente compagnia. Per la maggior parte si tratta di gruppi ristretti e circoscritti ad una singola parte di territorio, che si riuniscono come comunità singole e non hanno una vera e propria struttura. Una delle realtà più conosciute e solide è sicuramente Centaurus, punto di riferimento per la comunità queer altoatesina, che da tanti anni offre diversi servizi di ascolto, accoglienza e incontro.

M: Un fattore importante è stato proprio creare un’associazione a parte rispetto a Centaurus. L’idea di partire con un’altra associazione apposta per il Pride era anche per preservare i servizi di Centaurus e separare le due realtà, per ottimizzare il lavoro e seguire una lotta politica definita e separata.

A: Crearne una nuova tutela entrambe, da una parte non caricando Centaurus con l’organizzazione Pride e lasciando loro i servizi che da sempre portano avanti, dall’altra identificando Alto Adige Pride Südtirol come unica associazione di riferimento per l’organizzazione Pride da qui in avanti.

Una delle grafiche ufficiali del Südtirolo Pride, © Morena Regaiolli
About the authorIsabella NanniMi chiamo Isabella e sono nata e cresciuta a Bolzano, all’ombra delle Dolomiti che mi hanno insegnato il [...] More
Volevo parlare della delicatissima questione del nome del Pride: in un territorio multilingue come l’Alto Adige-Südtirol ci sono diversi fattori da tenere a mente per rimanere inclusivi. Come siete arrivat3 al nome “Südtirolo Pride”?
A: Fin da subito, quando si pensava ad un Pride, sapevamo che sarebbe stato il Pride dell’Alto Adige-Südtirol, non (solo) di Bolzano. Deciso questo punto fondamentale, il processo per arrivare al nome è stato quello di trovare un modo efficace per fare una sintesi linguistica identitaria che fosse il più possibile vicina ai valori di inclusione che ci poniamo per questo evento. L’idea iniziale era quella di utilizzare proprio il nome dell’associazione, ma sapevamo di aver bisogno di un nome più breve, efficace e significativo.
Si parla di essere translinguistici, ovvero di comunicare con tutt3 senza escludere nessun3, essere unit3 in un’unica comunità, che non sia semplicemente l’unione delle tante che abitano il luogo. Ovviamente non astraendoci dal contesto, ma provando a creare una realtà quantomeno immaginata di coesione, che non rappresenta necessariamente come siamo, ma come vorremmo essere.
Da queste motivazioni è nato il nome “Südtirolo Pride”, un termine translinguistico che riassume tutt3 e nessun3 allo stesso tempo, secondo noi giusto per un territorio come il nostro, con la sua complessità linguistica.

M: Aggiungo anche la mia, dicendo che in Alto Adige-Südtirol le persone queer di madrelingua tedesca hanno meno punti di riferimento a livello nazionale rispetto a quelle italiane, per una serie di fattori come barriere linguistiche, identitarie, di confine. In termini di visibilità, parlare di “Südtirolo”, invece che di “Alto Adige”, dona un senso di appartenenza più forte alla nostra realtà, dimostra che già nel nome c’è la possibilità di essere visti e riconosciuti nella propria identità altoatesina, ancora prima che queer. In termini di rappresentanza, secondo me, è un segnale forte.

Rispetto all’organizzazione e visibilità del Pride in arrivo vi volevo chiedere qual è stata la risposta del territorio fino ad ora? Da parte della città, delle istituzioni, delle persone?
A: Per adesso non ci sono arrivati dei feedback particolarmente negativi, anzi. Sicuramente perché siamo nella nostra “bolla” e ci arrivano commenti principalmente da chi ci sta intorno e da chi è interessato alla manifestazione. Dal punto di vista istituzionale ci stiamo interfacciando con diverse associazioni e realtà locali che sono molto felici di collaborare e darci una mano. È successo anche che alcuni ci contattassero di loro spontanea volontà per aiutarci, collaborare, offrire spazi.
La risposta è stata molto vasta e tendenzialmente positiva.

M: Sia persone singole che rappresentanti di associazioni apprezzano molto il nostro impegno e quando ci rivolgiamo all’esterno per creare connessioni e collaborazioni, la risposta è tendenzialmente molto positiva. Una delle cose che mi fa più felice è sentire di persone queer che hanno lasciato l’Alto Adige-Südtirol e adesso vogliono tornare perché hanno sentito che c’è il Pride. Li incoraggia a rivalutare il territorio e a pensare che qui sia possibile, in qualche modo, un cambiamento.

Adele Zambaldi, © Isabella Nanni

Per prepararsi alla giornata del Pride del 28 giugno, state organizzando una serie di incontri/eventi chiamata “Road to Pride”. In cosa consiste questa iniziativa pre-Pride e da dove nasce l’idea di creare dei momenti di “preparazione” alla giornata?
A: Già l’anno scorso abbiamo valutato di fare il Pride, ma poi abbiamo concordato che ci sarebbe stato bisogno di più tempo, non solo per l’organizzazione ma per preparare noi stess3, la città… la regione.

M: Il desiderio era anche quello di coinvolgere più gente possibile e in quel poco tempo non saremmo riusciti a farlo. La nostra decisione è stata “farlo con più calma per farlo meglio”.

A: Fare un Pride senza un periodo di preparazione, fine a sé stesso, non avrebbe probabilmente significato molto a livello comunitario. Era giusto prendersi il tempo di fermarsi, pensare, e riflettere.
Da qui nasce l’idea del “Road to Pride”, come momento per trovarsi, creare contatti e legami, conoscersi, vedersi. Consiste in una serie di incontri, eventi e presentazioni sparsi sul territorio a tema queer ma non solo, esplorando anche il tema dell’identità e della scoperta di sé stess3.
In questo modo la giornata Pride è un momento di apice, al termine di un percorso già iniziato mesi prima, per creare visibilità e unire la comunità.

M: Aggiungerei che a questo punto della nostra storia c’era veramente la necessità di questo tempo prezioso per trovarsi come comunità, creare legami, ma non solo. Il nostro obiettivo è coinvolgere anche gente esterna alla nostra “bolla”, per ampliare il nostro raggio e lavorare ad un futuro nuovo.

A: Abbiamo organizzato gli eventi cercando di essere il più inclusiv3 possibile, offrendo diversi tipi di momenti per coinvolgere più persone. Ci sono momenti di socializzazione come i party o gli aperitivi, momenti di dialogo come i talk, momenti prettamente legati alla sfera culturale come presentazioni di libri, spettacoli teatrali, storytelling ecc.
Abbiamo cercato di utilizzare anche spazi diversificati e inseriti nel tessuto cittadino/provinciale per estenderci a più realtà possibili.
Da una parte, come dicevamo, “uscire dalla bolla”, e allo stesso tempo rafforzare la comunità e dare modo alle persone queer dell’Alto Adige-Südtirol di avere finalmente spazi e momenti dedicati a loro, questo è l’obiettivo del Road to Pride.

(Trovate tutti gli eventi del Road to Pride sulla pagina dedicata del sito del Südtirolo Pride e sulla pagina Instagram ufficiale.

Madu Alber, © Isabella Nanni

Negli anni abbiamo assistito ad un’evoluzione della giornata del Pride: da “Gay Pride” a “Pride”, come giornata dedicata ai diritti di tutte, di tutti e di tutt3. Vi pongo una domanda difficile ma fondamentale: perché oggi il Pride è necessario e cosa significa per voi contribuire all’organizzazione del primo Pride altoatesino?
M: Comincio io: sono nata in Alto Adige-Südtirol ma ho vissuto per quasi 20 anni lontana da casa, quindi per gran parte della mia vita non ho vissuto la quotidianità del luogo e, personalmente, non pensavo minimamente alla possibilità di tornare, in gran parte per il mio essere queer.
Vengo da un piccolo paesino, ho sempre percepito, ma anche sentito, una discriminazione che non mi ha mai permesso di immaginare una vita qui, vivendo con me stessa, possibilmente con una famiglia.
Quando sono tornata a Bolzano e ho conosciuto nuove persone della comunità, ho visto che qualcosa era cambiato, che di tematiche a me care come transfemminismo, razzismo, salute mentale ecc. si poteva parlare, che c’era un dialogo. Quindi per me il Pride significa poter essere sudtirolese italiana e queer contemporaneamente, cosa che non riuscivo ad immaginare per me stessa, o meglio che immaginavo difficile e pieno di barriere. Difficile e pieno di barriere lo è, ma spero che tramite il Pride, tramite la visibilità che donerà alle persone queer dell’Alto Adige-Sudtirol, si possa vivere in modo più autentico, farsi forza a vicenda e combattere per difendere i nostri diritti. Diritti che, per esempio, nei Paesi Bassi, dove ho vissuto per sei anni, avrei avuto senza lotte. Non mi era possibile né abbandonare la mia identità italiana/sudtirolese, né tornare qui a casa e dimenticarmi il mio essere queer. Per questo sono qui.

A: Quando penso a questa lotta, sono dell’idea che non la porto avanti per me stessa. In questa battaglia mi sento una delle persone più privilegiate, non mi sento sulla “linea del fronte”. È anche per questo che trovo importante farlo.Sento che mi ci devo mettere, che ci devo essere, per l3 altr3 ma anche per me, per sapere che io posso rivendicare la mia identità e i miei diritti.
Poi, in generale, essendo una persona cresciuta qui e avendo vissuto la quotidianità, so cosa significa non sentire di poter essere visibil3, so cosa significa perché sia io che le persone intorno a me non si sono mai sentite assolutamente liber3, neanche tra di noi, di condividere certe parti della nostra identità. So cosa significa quando non hai nessunə a cui fare riferimento e spero che il Pride, questo Pride, possa essere una aggancio per dire “okay, questa cosa esiste e va bene”, ma soprattutto “esiste anche qui da noi”, perché mentre crescevo mi sembrava che non ci fosse nessunə come me, almeno vicino.
Penso che questo sia il punto principale: nella mia vita ha avuto un forte impatto proprio il non avere altre persone con cui parlare, anche semplicemente qualcuno a cui riferirmi, affidarmi.
Uno dei motivi per cui voglio fare questa cosa, per cui faccio questa cosa, è perché spero che anche solo esistendo, essendoci, facendo vedere che ci siamo e siamo insieme, possa portare a tutt3 un senso di non isolamento, che secondo me è una delle cose di cui tutte le persone (non solo LGBTQIA+) hanno bisogno. Siamo qui perché voglio che chi c’è lì fuori sappia che c’è qualcunə che lo ascolterà e accoglierà.

M: Il tema principale per noi penso sia proprio contrastare l’isolamento delle persone queer del territorio, soprattutto quelle lontane dalle “grandi” realtà cittadine come Bolzano o Merano. 

Vi rivolgete a tutt3, non solo a persone queer. Che cambiamento ha avuto il Pride in questo senso?
M: Il nostro è un approccio intersezionale. Non si parla solo di tematiche e comunità LGBTQIA+, ma anche di transfemminismo, lotta di genere, antirazzismo, antiabilismo. La nostra è una lotta comune, rivolta a tutt3 per difendere i diritti di tutte le minoranze.

A: L’altro giorno ho letto un commento sotto una nostra intervista che diceva “Non parlano mica di cose nuove, di questo si parlava già negli anni Settanta” … C’è questa convinzione che non capisco bene, quando si parla di lotta per i diritti umani, di vedere la storia come un progresso esponenziale. Penso che nessuno possa più credere che la storia ci porti verso il meglio e basta. Siamo in un momento storico veramente difficile e delicato. Per questo penso che proprio questo sia l’anno giusto per il primo Pride: i diritti delle persone non sono garantiti e in questo momento vanno protetti. Il potere che abbiamo è questo, stare insieme, farci vedere e sentire, ma soprattutto rimanere unit3, lottando per l’inclusione di tutt3. 

© Isabella Nanni

Per tutti coloro che leggono, ovviamente, l’invito è quello di venire il 28 giugno al Südtirolo Pride per scrivere questa nuova pagina di storia altoatesina, insieme. Se nel frattempo qualcuno volesse saperne di più, sostenere, aiutare, dove può trovare tutte le informazioni?
A/M: Sul nostro sito e sulle nostre pagine Social è possibile trovare tutte le informazioni riguardo al Pride, i nostri valori, gli eventi del Road to Pride. Per chi vuole dare il proprio contributo abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile per rendere questa giornata possibile.
È attivo un crowdfunding per sostenere la giornata: se avete la possibilità potete fare una donazione, anche piccola, ogni contributo è fondamentale. Per chiunque voglia partecipare più attivamente, c’è la possibilità di diventare volontariə e aiutarci durante la giornata del 28 giugno. Se interessat3, sui nostri canali trovare un form per ciascuna lingua per unirvi a noi.
Se avete domande o curiosità potete contattarci sui nostri canali Social o tramite mail info@pride.bz.it. Per il resto siateci, spargete la voce, invitate tutte le persone che conoscete e aiutateci a realizzare questa giornata così importante.

Ultima domanda: da organizzatrici ma soprattutto da persone nate tra queste montagne, qual è il vostro augurio per questo primo Südtirolo Pride?
A: Sono consapevole che una giornata non cambierà drasticamente la situazione, ma spero che con questo primo Pride si possa dare spazio e giusta visibilità alle persone LGBTQIA+. Che vedere due persone dello stesso sesso andare in giro mano per la mano non sia un caso, ma la normalità. Spero che le collaborazioni con le realtà locali che abbiamo stretto quest’anno continuino e che il Pride possa ripetersi non dico tutti gli anni, ma magari ogni due (perché no, forse collaborando con Trento, ospitando la giornata un anno a testa).

M: Spero che si creino veri momenti di socializzazione, che nascano amicizie, che le persone vengano insieme al Pride. Che si sviluppino legami non solo di attivismo ma anche di supporto reciproco, di cura colletiva. Speriamo di contrastare l’isolamento, di creare spazi di dialogo concreti in tutte le lingue e possibilmente sparsi in tutto l’Alto Adige-Südtirol, per persone queer e non solo. Insieme resisteremo contro la violenza sistemica, agiremo per contrastare tutte le discriminazioni, eserciteremo il nostro dissenso contro le politiche di oppressione e di sterminio in tutto il mondo e contro la repressione di chi si batte per la giustizia. Con amore e rabbia, lotteremo per la libertà di tutt3.

Mi piace pensare che questo Südtirolo Pride non sia solo un evento, ma un vero e proprio punto di partenza. Cosa ne pensate?
M: Sì, un Big Bang, un inizio col botto!

A: Si, lo è, perché le cose si costruiscono col tempo, e il nostro tempo è appena iniziato. Il Pride sarà un catalizzatore.

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