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March 9, 2015
Anita QuattroEver #15. L’educazione musicale della criatura per prepararla a una vita desiderabile
Felix Lalù
Cantare alla criatura fa bene, cantare alla criatura è un’attività sublime, cantare alla criatura è un’attività consigliata, perché rende la vita meno miserabile/apre i centri energetici/la fa risuonare col nostro cuore. Sono solo alcune delle considerazioni che si leggono sull’internet e si sentono dalla pediatra/al consultorio/alle chiacchiere tra genitori.
Cantare alla criatura migliora la criatura. Questo è il mantra ripetuto a riguardo. Ve lo dico? No, non ve lo dico. Anzi sì, ve lo dico. Niente di tutto ciò, o discreto, niente di tutto ciò. Il primo istinto del cantare alla criatura non ti viene per filantropia, per amore della cultura o per riallineare i chakra. Signorno, è puro e selvaggio istinto di sopravvivenza. Cantare alla criatura serve a farla star zitta. Devi sapere, discreto pubblico, che cantare acquieta gli animi corti della criatura: scientificamente parlando succede che, mentre piange, la criatura sente un’altra roba che per un attimo la distrae dal piacere di piangere per piangere (per un’arguta disquisizione a riguardo leggasi qui) e segue la melodia. La freghi così. Amen. Ah, potere della melodia.
Io non so se è nato prima l’uovo o la gallina, ma penso di poter enumerare sufficienti prove empiriche per asserire che, prima che per unire i popoli, il canto sia veramente nato per zittire le criature. Me la vedo la mamma preistorica che tenta di addormentare la sua criatura preistorica con un canto preistorico. Tra una strofa e l’altra lancia bestemmie preistoriche agli uomini che cantano per bombarsi per la guerra preistorica e il loro canto da veri uomini preistorici sveglia la criatura e allora la mamma preistorica si incazza come un Germano Mosconi preistorico. Agli uomini preistorici non resta che cantare i loro canti di guerra preistorici sottovoce, perché il sonno della criatura è il valore più importante, nella preistoria così come oggi.
Insomma tutto nasce quando mia zia Loretta scopre che basta cantare Lo spazzacamin per calmare e/o addormentare la criatura. Grande scoperta, occhi sgranati di gioia, silenziose grida di giubilo, acquisizione subitanea del metodo. Tutta la famiglia scopre il potere salvifico del canto e ognuno si cerca la propria melodia per fare colpo sulla criatura. Il gioco poi sfugge di mano. Le melodie diventano tratto distintivo della persona che le canta, tanto che ad oggi è in piedi una specie di giuoco alla Sarabanda in cui si comincia l’aria della canzone e la criatura (ora Bonucci) (sul perché a criatura venga chiamata Bonucci leggasi qui) entro la fine del primo verso grida il nome di chi la canta. Come una vera scimmietta ammaestrata.
In questo modo pensiamo di prepararla a una vita desiderabile, intendendo con vita desiderabile:
1. Frequentare in età fanciulla i programmi a premi in televisione
2. Vincere un botto di gettoni d’oro
3. Mantenere i suoi genitori per sempre
4. Eventualmente, fare la fine di Macaulay Culkin, Jennifer Capriati o Michael Jackson, continuando comunque a mantenere suoi genitori per sempre.
La Ostia – Registrazioni Artigianali è lieta di presentare il nuovo disco per l’infanzia:
“L’EDUCAZIONE MUSICALE DELLA CRIATURA PER PREPARARLA A UNA VITA DESIDERABILE”:
1. Lo Spazzacamin – popolare (Mamma)
2. La Montanara – popolare (Nonna Bea)
3. Parlami d’amore Mariù – Tino Rossi (Nonna Bea)
4. Maramao perché sei morto (Nonno Mario)
5. La villanella – popolare (Zia Mila)
6. Come sta Zazzà – Gabriella Ferri (Zia Loretta)
7. I do Gobeti – popolare (Zia Vanessa)
8. Onda su onda – Paolo Conte (Papone)
9. Che ironia – Vasco Rossi (Papone)
10. Montagna mia – La spuma per el bocia (Papone)
11. Tanti auguri – Raffaella Carrà (Mamma)
12. Viva la pappa col pomodoro – Rita Pavone (Nonna Bruna)
13. Cimitero di rose – popolare (Nonno Franco)
14. A me piac a Nutella – Piccolo Lucio (Papone)
15. Bella Ciao – popolare (Zia Lisa)
Ti conosco, discreto pubblico, so che non andrai mai a sentirle. Pertanto l’ho messa tutta qua. Te schiacci la playlista e la senti tutta.
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