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February 22, 2022
Eleonora Cumer: giochi
di linee, sguardi e sinestesie
Francesca Fattinger
Il mio studio, il mio tavolo sono parte integrante di me, come i tanti cassettini della mente, che si aprono e si chiudono continuamente sino a trovare quello giusto.
Eleonora Cumer
Non tutte le artiste e gli artisti hanno la capacità di prenderci per mano e indicarci che cosa sia e che cosa possa essere l’arte, quali vie passate e potenziali possano essere percorse e quali siano i segreti per poterci avvicinare liberi e libere al pensiero e al fare creativo. Eleonora Cumer è una di loro.
Ho avuto la fortuna di partecipare a due suoi laboratori e di vedere germogliare i suoi semi, sotto forma di spunti delicati, precisi e puntuali, nei miei occhi e tra le mie mani. Le sue parole per questa intervista non hanno che confermato la mia esperienza. Leggere le sue risposte è come guardare dallo spioncino il suo mondo creativo: un mondo coloratissimo, in cui “la ricerca, la sperimentazione e il segno” la fanno da padroni e dove tra solitudine della creazione e continui confronti l’artista stimola la sua e la nostra fantasia “per far vedere le cose con occhi diversi” e “tornare all’essenziale”.
Sei un’artista poliedrica e coloratissima che sa intrecciare l’attività d’artista, creatrice di libri d’artista e installazioni, con gli incontri con adulti/e e bambini/e. Come convivono queste due anime del tuo lavoro, si influenzano l’una con l’altra? Come si relaziona la solitudine della creazione con lo scambio e i dialoghi?
Hai detto una cosa giusta: la solitudine della creazione. Chi opera come me, non ha molte possibilità di confronto e di discussione sul proprio lavoro, fattore importante per la sperimentazione e la crescita. Pertanto progettare e proporre nuovi laboratori che hanno come tema il mio lavoro è una scommessa su me stessa, un modo per presentare ciò che realizzo e cercare di far comprendere cosa è il libro d’artista. Un modo per avvicinare le persone all’arte. È importante far capire cosa c’è dietro al proprio lavoro, quali sono i pensieri, come si giunge a creare un libro poiché esso sta in una piccola nicchia, in un angolo quasi sconosciuto ai più. Quindi una modalità per portarlo a conoscenza di un pubblico più ampio, oltre alle mostre, è sicuramente proporsi nei laboratori. Si deve comunque tener presente che il laboratorio è uno scambio continuo tra i partecipanti ed il docente e come precedentemente detto una possibilità di confronto.
Nei laboratori rivolti agli insegnanti in formazione oltre ad una parte tecnica cerco di stimolare la fantasia, di far vedere le cose con occhi diversi, di tornare all’essenziale. Non progetto laboratori preconfezionati da proporre tali e quali in aula, in quanto ritengo siano limitativi. È l’insegnante che deve essere stimolato ad elaborare quanto gli sottopongo traducendolo poi in insegnamento. Con le scuole funziona nello stesso modo: una piccola parte tecnica e poi via alla fantasia, i miei albi illustrati si basano proprio su questo.
La tua arte è fatta di giochi di linee, di sguardi, di tatto e di sinestesie. È un equilibrio tra l’abbondanza e la ricchezza e la simultanea capacità di saper togliere e far sbocciare la sintesi. Se dovessi scegliere solo tre parole per descrivere il tuo processo creativo, quali useresti e perché?
“Ricerca Sperimentazione Segno”
Inizio con l’ultima parola indicata: segno, che è alla base d’ogni forma espressiva. Segno calligrafico, tracciato con il pennello, pennino, matita, stampato, rullato, inciso, con il filo, la forbice, il coltellino, la bomboletta spray, il filo tolto dall’ordito di una stoffa. Quanti segni e come li posso utilizzare nei miei lavori? Riescono a trasmettere ciò che voglio raccontare ed in che modo? E da qui la prima parola: ricerca. Ho necessità di individuare sempre nuove forme espressive, il più essenziali possibili. Pochi segni per raccontare molto. Quindi: sperimentazione con la messa in pratica di ciò che ho ricercato, lavorando anche sugli errori.
Come nasce un tuo progetto artistico. Parte dalle mani o da un’idea? Che ruolo hanno i materiali in tutto questo? Fili, carte, colori, tessuti danzano nelle tue mani per animarsi negli occhi di chi guarda le tue opere d’arte raccontando storie a tratti silenti a tratti corali: come scegli i materiali e come li combini?
Parte da un’idea che si affida alle mani ed ai materiali che ho dinnanzi a me in quel momento. Può anche accadere che del materiale abbandonato sul tavolo si trasformi nella base di partenza di un altro lavoro. La mia scrivania è un caos, perché ogni pezzo di carta, cartoncino, stoffa, filo non viene riposto subito, ma rimane lì e mentre lavoro guardo quello che ho davanti, che mi serva o non mi serva, i miei pensieri viaggiano sino a trovare la cosa giusta da utilizzare. Ho bisogno di avere tutto a portata di mano. Il mio studio, il mio tavolo sono parte integrante di me, come i tanti cassettini della mente, che si aprono e si chiudono continuamente sino a trovare quello giusto.
Quali sono i tuoi o le tue maestre? Hai una o più frasi guida a cui sei particolarmente affezionata?
Nei nomi che andrò ad elencare si potrebbero trovare delle incongruenze rispetto al mio lavoro, ma sono artisti che mi hanno aiutato indicandomi la strada giusta da seguire e che hanno in comune il segno: Kandinsky, Klee, Picasso, Depero, gli artisti del Bauhaus, Munari, Fontana, Burri, Maria Lai.
Dove ti possiamo trovare nei prossimi mesi? Ci sono nuove mostre, laboratori o progetti che bollono in pentola?
Per quello che riguarda i laboratori in presenza a fine febbraio sarò a Verona, poi in marzo a Roma e a Varese, in aprile è possibile in Spagna. Mentre on line in marzo in un corso di aggiornamento insegnanti. Altro è ancora in fase di definizione.
Per le mostre attualmente alcuni libri sono esposti a Los Angeles/USA, in febbraio invece a Viroflay/Francia, in marzo a Perugia, in maggio in Spagna e da dicembre sino a marzo 2023 in una mostra personale a Pavullo nel Frignano nella Galleria Civica di Arte Contemporanea di Palazzo Ducale.
Foto: (2) Dejan Bilic – Eleonora Cumer nel suo studio , (1, 3–6) Eleonora Cumer
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