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March 29, 2013

Impasse nel “carrozzone” Nordest Capitale della Cultura 2019. Venezia ci ripensa? E noi che si fa?

Anna Quinz

Oggi un paginone del Corriere dell’Alto Adige titola “Capitale europea, rischio rottura con Venezia”. Nell’articolo, varie voci, che da un lato parlano di un impasse nell’organizzazione del progetto di candidatura di Venezia con il Nordest a Capitale culturale 2019 (Venezia molla? Corre da sola? Il bando non prevede, come si credeva, la possibilità di candidarsi di un territorio al posto di una singola città? Bolzano va avanti da sola?), dall’altra altre voci – da qui, dal Trentino Alto Adige – rassicurano che no, il progetto avanza, nessun vizio di forma del bando, nessun problema di dialogo interno tra le parti coinvolte.
Dunque, unica cosa da fare per sapere che succederà e quali strade si prenderanno da ora in poi (il dossier di candidatura va consegnato in ottobre, il tempo vola, e vola velocissimo), è mangiarsi una colomba pasquale in santa pace, fare la gita fuori porta di pasquetta, e aspettare.
Che l’impresa non fosse facile, lo si capiva da tempo. Mettere insieme ben 6 realtà istituzionali, con orientamenti politici diversi e interessi diversi, è cosa ardua da coraggiosi titani. Ci si è provato e con qualche traballamento, si è comunque arrivati fino a qui. Ora però serve stringere, non solo perché non c’è più tempo da perdere, ma anche per evitare “figuracce” diplomatiche che vanno – ahimè – a danni poi dei cittadini che si è tanto cercato id coinvolgere e sensibilizzare (soprattutto in Alto Adige, ultimo ad entrare nella cordata del Nordest, ma primo a investirci soldi, e nemmeno pochi) verso il progetto, e che poi – a prescindere dai risultati e dalle scelte della commissione europea – si troverebbero con in mano un pugno di mosche. O di zanzare tigre lagunari.
Noi di Franz abbiamo seguito fin dagli albori lo svolgersi del progetto, abbiamo ascoltato le voci locali coinvolte, siamo stati in giro per l’Europa per capire come funziona una Capitale vincente e in giro per il Nordest per capire che aria tira. E devo ammettere che, seppur l’idea di vivere insieme a Venezia e al ricco Nordest un anno intero di fari puntati come capitale culturale mi ha sempre stuzzicato, l’aria che ho sentito non è stata, fin dall’inizio, delle migliori.
Mettere tutti d’accordo, si diceva, è impresa titanica, ma forse, la partita è stata giocata un po’ troppo sui tavoli politici e istituzionali, quando qui è di cultura che si parla, è di gente che lavora nella cultura che, in caso di vittoria, dovrà essere attivamente e fattivamente in prima linea in quel famigerato 2019. Sempre sul Corriere, il consigliere comunale Guido Margheri accusa il progetto Nordest di essersi concentrato in questi anni (anni, signori, è dal 2010 che si lavora, si parla, si discute…) troppo sugli aspetti economici (il tema della nostra candidatura è appunto “economia e cultura”, cosa che in un imprenditoriale nordest, ci può pure stare) che su quelli culturali. E in parte io credo sia vero. Qui in Alto Adige, dove appunto ci si è portati avanti, di più e con maggiori investimenti, rispetto agli altri territorio (Trentino, Veneto, Provincia di Venezia e Friuli), il coinvolgimento delle associazioni locali e delle cooperative, per fare un esempio, è arrivato con 2 anni di ritardo rispetto alla partenza del progetto. Tanto che le stesse poi, non sono state proprio disponibilissime a collaborare (se non per aggiudicarsi il premio in palio di 4.500 € per le associazioni e 2000 € per le cooperative, del concorso di idee lanciato qualche mese fa).
Ma questo è solo un esempio. Quel che è sembrato mancare, qui ma più in generale nel territorio allargato del Nordest (e questo un po’ giustifica la mancanza tutta altoatesina) era appunto una coesione di intenti, una strategia chiara netta e condivisa, da portare avanti insieme, non ognuno per sé. Perché in un progetto di territori uniti in un unico progetto, il “chi fa da sé fa per tre” purtroppo – o per fortuna – non può funzionare. E così, passavano i mesi ma nessuna notizia trapelava dal comitato scientifico, quello poi davvero importante per un progetto culturale di questa portata, quello che deve decidere le linee culturali appunto, i progetti concreti, le idee, gli obiettivi (per l’Alto Adige nel comitato Peter Paul Kainrath, per il Trentino Gabriella Belli). Insomma, grandi nebulose nell’aria, nonostante la volontà forte dell’Alto Adige di esserci e degli altri – apparentemente – pure. Ora però tutto si rimette in discussione, ancora una volta, e chissà quali motivazioni che noi non conosciamo ci sono davvero dietro.
Quello che però importa a me, e credo a tutti gli altri operatori culturali, di questo vasto sconnesso ma affascinante territorio, è riuscire a costruire una progettualità a lungo termine, che sì unisca le istanze economiche con quelle culturali, ma che sopratutto permetta di realizzare sinergie fruttuose, incontri e scambi efficaci e belli, collegamenti virtuosi tra “lì” e “qui”. Perché è vero quelle che tutti hanno detto fin dall’inizio “che si vinca o meno, quel che conta è il percorso più che il risultato”, ma per ora, questo percorso che dovrebbe fare bene alla cultura “nordestina”, e alla cultura come motore economico della zona e del paese tutto, frutti ne ha mostrati pochi, e il tempo intanto scorre inesorabile. E Venezia resta sempre lì nella sua laguna, Trieste all’ombra del Carso, noi a guardare le nostre montagne. Non sembriamo un po’ più vicini. Ma esattamente là dov’eravamo prima, prima che il carrozzone del Nordest si mettesse in moto.

* Anche la società civile del Nordest, conscia dello stallo istituzionale, si è messa in moto lanciando in rete un appello: VENEZIA NORDEST 2019 CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA. BASTA POLEMICHE, LAVORIAMO INSIEME PER COSTRUIRLA. Se volete aderire, per dire che voi ancora ci credete, inviate una mail all’indirizzo info@nordesteuropa.it con il tuo nome, cognome, istituzione o società di riferimento.

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