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November 13, 2012

Cradle Rockers #25. L’abbandono è una fase gratificante e terrificante al tempo stesso

Gloria Gaio

L’abbandono è una fase gratificante e terrificante al tempo stesso. Gratificante perchè ti fa sentire importante. Terrificante perchè non puoi vivere con una creaturina che ti segue come uno zombie ubriaco (è lei, è lei) per tutta la casa, sbiascicando o strillando vocali indistinguibili da un latrato di cane. Diciamo che la fase gratificante cede velocemente il passo alla rottura di timpani, e di c… cartoni.

Lo Zombie Ubriaco riesce a trasportare piccoli pesi: un libretto, un giochino, un pelouche, una bambola (già quì con difficoltà, a seconda della grandezza di quest’ultima). E dove li porta? A me. In cucina. In bagno. In camera. Così, dopo l’ennesima volta che raccolgo pezzetti di carta dalla vasca da bagno (Anita appena arriva a toccarla, la limona, e ci butta qualsiasi cosa dentro) e contemporaneamente spengo l’acqua del bidet che come un fulmine è riuscita ad accendere, ho deciso quanto segue: anche se sono sola a casa con le bambine, io farò la pipì in bagno da sola, cioè con la porta chiusa.

Questa è stata la svolta, la Water-low esistenziale dello Zombie Ubriaco. Da quel momento è scattata la fase “non abbandonarmi o m’incazzo come una biscia con l’ernia”.

E quando Anita si arrabbia, si trasforma in Strillofono.

Per una decina di secondi troneggia il nulla assoluto.

La bocca è già spalancata. Un uccellino che aspetta di ingoiare il verme.

Ancora in apnea si spalma sulla porta del bagno. (Sento il “TUD” del suo corpicino che sbatte contro la porta)

Il terrore si impossessa di me.. delle mie orecchie (Non aprire quella porta, è la quiete prima della tempesta, la calma che precede il tuono!)

Uno strillo disumano, un ultrasuono, un grido pazzesco squarcia l’aria casalinga. I vicini penseranno che meno le mie bambine, o le torturo, o le lascio senza cibo nè acqua. Invece sto facendo sacrosanta pipì! Ho il diritto di fare pipì in pace! O no?

Ora, quando Anita si accorge che non sono lì, che non mi vede (che ne so, io sono in cucina e lei gioca con Amelia in camera) corre traballante verso la porta del bagno a piangere. O a volte sento le sue urla e penso “Vuoi vedere che Amelia cerca ancora di cavalcarla?” e dico anche “Amelia!!”, invece Anita è semplicemente appiccicata a quella porta con tutto il suo pathos.

E io dietro di lei, che scambio sguardi imbarazzanti con Amelia, la quale mi chiede “Ma cosa fa l’Anita?”

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