Culture + Arts > Visual Arts

December 2, 2022

David Aaron Angeli e Pietro Weber: “uomini dei segni” contemporanei

Francesca Fattinger

Di notte, la voce chiama dal costato finché l’animale non risponde. Come da molto, molto lontano.
L’animale scava e scava senza interruzione.
Chandra Livia Candiani

Mi trovo a riprendere in mano “Questo immenso non sapere” di Chandra Livia Candiani in cui natura, animali e cuore umano si chiamano, si richiamano, sono legati da fili invisibili eppure così indispensabili. Proprio qualche giorno fa sono tornata a rivedere la mostra “Homo Signorum – L’uomo dei segniallo Studio d’Arte Raffaelli di Trento e nei miei occhi le parole di Chandra si tingono ancora di più di colori ancestrali, atavici e profondi.

Siamo donne e uomini dei segni, lo siamo stati da sempre, probabilmente ben prima dell’elaborazione dei primi oroscopi a opera dei Babilonesi nel IV sec. a.C., alla ricerca costante del collegamento tra i cosmi intorno a noi e quelli che abbiamo dentro, noi piccoli e miseri mortali con l’infinito incastrato dentro.
E se l’animale di cui parla Chandra fosse un animale dello zodiaco? Così mi viene da pensare osservando il manoscritto che ha dato origine alla mostra e che si può sfogliare in formato digitale proprio all’ingresso: la mia attenzione si ferma a una pagina precisa in cui un uomo è percorso in diverse parti del corpo dai segni zodiacali e dai loro rispettivi nomi; l’ariete gli attraversa la testa, il leone il ventre, il sagittario le gambe, i pesci i piedi e così via. Si tratta, come racconta Camilla Nacci, curatrice della mostra, di un raro almanacco da cintura, presumibilmente di ambito francese, risalente alla prima metà del XIV secolo, inizialmente parte della collezione Rosmini e poi donato alla Biblioteca Civica G. Tartarotti di Rovereto, dove oggi è ancora conservato. Oltre a una serie di testi e quadranti astrologici nel manoscritto al foglio citato precedentemente ci troviamo davanti a un esemplare di “Homo Signorum”, una particolare ma frequente iconografia di origine ellenistica per cui ogni parte del corpo umano sarebbe influenzata da un preciso segno zodiacale. Raffigurazioni come queste erano, come sottolinea la curatrice, alla base di certa medicina medievale, oltre a rappresentare dei tentativi per rendere esplicite le relazioni dell’uomo con lo zodiaco. 

874568cf-4930-4c52-85d1-228fa2615be2

La fascinazione per le arti divinatorie, e in particolare per gli oroscopi, ha una matrice così viscerale nella storia delle civiltà da diventare capillare nelle maggiori culture del mondo, dall’ambito sanscrito a quello europeo a quello orientale.

Che cosa succede allora se a due artisti come David Aaron Angeli e Pietro Weber viene chiesto di produrre delle opere in dialogo con un manoscritto molto antico che parla di un tema così viscerale come l’uomo e i segni? La risposta è incarnata nella mostra visitabile fino alla fine di gennaio allo Studio d’Arte Raffaelli di Trento. Un percorso di dialoghi e rimandi visivi in cui le opere dei due artisti si confrontano a tu per tu tra loro e con chi le osserva: una partitura scultorea in cui estetiche, dimensioni, colori e materiali diversi si armonizzano in un’unica sinfonia. 

8208130f-8322-414f-a559-f6d825509477

È infatti accaduto che nelle mani dei due artisti e ancora prima nei loro occhi le immagini del manoscritto abbiano preso vita offrendo così a visitatori e visitatrici una nuova strada “capace di rileggere il codice zodiacale tradizionale e di elaborarlo con nuovi linguaggi”. L’uomo dei segni si è fatto così innanzitutto forma tridimensionale, di cera e di terracotta, e si è trasformato tramite il loro sguardo e il loro vissuto nell’invito a percorrere una nuova narrazione, un nuovo livello, una nuova soglia interpretativa tra gli strati esistenti

PIETRO WEBER, pesci

Perché innanzitutto nelle opere esposte vediamo il tentativo di due uomini di confrontarsi con l’immenso tema dello zodiaco; sembra di sentire ancora nell’aria sospesa come un sussurro denso una serie di domande possibili sulla relazione dell’uomo con i segni: quale relazione esiste? Ne esiste una? Che forma può assumere? Ecco che quindi l’intervento degli artisti risponde a queste domande con una serie di rappresentazioni estetiche e creative.

Due serie di dodici sculture per ciascuno dei segni dello zodiaco, una per ogni mese, rappresentano il cuore pulsante dell’esposizione: le imponenti e coloratissime teste di terracotta di Pietro Weber faccia a faccia con le piccole e delicate sculture di cera di David Aaron Angeli. Due estetiche così diverse: ad accarezzarle con gli occhi le superfici di Weber e quelle di Angeli ti portano in due mondi lontani, sembrano parlare due lingue diverse, le une piene di dettagli le altre dall’estetica minimale, eppur così armoniche nell’insieme.

homo signorum studio d'arte Raffaelli Trento_6

Prima di varcare la soglia della galleria la “Torre Capricorno” di Pietro Weber annuncia il paesaggio che ci si troverà ad osservare di lì a pochi passi. L’artista di Cles infatti ha portato avanti per questa mostra la sua ricerca sulla figura umana e sulla sua evoluzione spirituale, un percorso già iniziato nelle “Torri antropomorfe”, di cui per la serie dei segni zodiacali ha deciso di concentrarsi solo sulla parte sommitale. Ne sono nate dodici teste che per ogni mese ne propongono una nuova visione, tra tradizioni antiche fino a suggestioni derivate dai cambiamenti ciclici naturali, in una combinazione in cui i confini tra gli ambiti si annebbiano e si sciolgono e in cui sono esclusivamente e direttamente le mani dell’artista a dar loro vita nella materia plasmata. In queste sculture in terracotta e ossidi accade quindi che la testa divenga sineddoche tridimensionale del corpo intero che rappresenta, in “una piena coincidenza tra la personalità e il segno che la abita”. Ad esse si aggiungono sei bassorilievi, anche essi legati ad altrettanti segni zodiacali, che danno luce a un alternativo nuovo zodiaco assieme ai disegni di David Aaron Angeli.

David Aaron Angeli, Leone

In David Aaron Angeli infatti coesistono le due dimensioni della scultura in cera e del disegno con inchiostro o matita su carta: se l’inizio del processo realizzativo parte da schizzi su carta, i disegni in mostra sono invece una rielaborazione bidimensionale della serie scultorea dei dodici segni zodiacali, un confronto continuo tra linguaggi che dinamizza l’esperienza di visione delle une come delle altre, in un continuo rimando e una costante trasformazione tra mano che modella e mano che disegna, segno e materia, forma e volume. Nell’osservazione attenta del suo lavoro scultoreo non si può non notare l’accuratezza dovuta all’approfondito studio delle tecniche di oreficeria; è la cera d’api accuratamente intagliata e modellata il materiale nobile e naturale scelto dall’artista, caratteristica che lo distingue nel panorama artistico contemporaneo. A quasi ogni piccola scultura viene aggiunto dall’artista un elemento organico, come una chela di granchio, piume di ghiandaia o una punta di ebano, o piccoli elementi decorativi d’oro. La sineddoche usata parallelamente da Pietro Weber trova in David Aaron Angeli la scelta di una serie di metafore in cui teste, mani, braccia, animali, uomini o ibridi, diventano stimoli e potenziali incipit per nuove storie da inventare. Se nelle sculture non c’è una parte anatomica prediletta nella serie di disegni dei Segni Zodiacali è la mano a dar origine a ogni segno, come cornice, protezione e sorgente di ognuno.

8aa1495e-ac02-4e3a-a5b0-5784756af4da

La mostra sarà visitabile fino a fine gennaio allo Studio d’Arte Raffaelli in via Livio Marchetti 17 a Trento: una bella occasione per farsi trasportare in un viaggio in cui arte, astrologia, spiritualità e antropologia intrecciano nuovi percorsi e disegnano nuovi possibili orizzonti interpretativi nel bellissimo scrigno del Palazzo Wolkenstein.

Foto courtesy dello Studio d’Arte Raffaelli

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.