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January 21, 2022

Esther Stocker e la sua “Kissing Squares” alla Galleria Alberta Pane di Venezia

Francesca Fattinger

Lo sviluppo del mio lavoro nell’astrazione è legato infatti a un tema esistenziale. Trovo importante far capire al pubblico che non si tratta di una “forma per la forma”: la forma ha dentro di sé una dimensione sociale ed esistenziale. 
Esther Stocker

Sono da sempre attratta dal lavoro di Ester Stocker, artista di fama internazionale, nata a Silandro nel 1974: credo proprio che ogni suo progetto abbia la straordinaria capacità di diventare calamitante e magnetico, di raccontare qualcosa di universale e cosmico e al contempo personale e intimo. 
Se ti trovi in una stanza con una o più sue opere, siano opere pittoriche o installative, ti sentirai risucchiata o ne sarai talmente attratta da diventarne un satellite, perché nelle sue opere, con il suo linguaggio riconoscibile ma sempre rinnovato, impiega la geometria e le griglie, le forme e i sistemi geometrici, apparentemente freddi e razionali, per smontarli e umanizzarli introducendo in essi il disordine, la libertà e il ritmo. 

Exhibition view, Kissing Squares, Alberta Pane, Venice, Ph. Irene Fanizza (5)
Ancora una volta ci stupisce e si rinnova in occasione della mostra personale “Kissing Squares” alla Galleria Alberta Pane di Venezia, visitabile fino a sabato 29 gennaio. 

Esther Stocker ha qui la possibilità di riportare al centro la pittura, la grande protagonista di questa mostra, per rivelarne la sua grandissima forza. È proprio dalla pittura infatti che Esther, agli inizi del suo percorso artistico, è partita: dai ritratti in particolare e dall’analisi del rapporto tra figura e sfondo. È proprio in questo interstizio concettuale che è da ricercare il germoglio da cui ha avuto origine la fioritura di tutti i suoi progetti, dagli esordi fino a oggi. Le è sempre e da sempre interessata essenzialmente l’osservazione attenta dell’altro e attraverso tale visione la comprensione di sé. Il suo, come racconta l’artista stessa, è un lavoro sull’identità. Ed è straordinario come un lavoro profondamente esistenziale, sociale e a tratti filosofico parta da un rigore formale e minimale in cui gli ingredienti in gioco sono precisi e determinati: forme geometriche, per questa mostra in particolare i quadrati, e una palette cromatica ristrettissima composta esclusivamente di bianco, nero e a volte grigio. 

 Exhibition view, Kissing Squares, Alberta Pane, Venice, Ph. Irene Fanizza (2)

In un gioco e rimando continuo tra tri- e bi-dimensionalità la nostra percezione è stimolata su più fronti: gli occhi corrono sulle linee e sulle forme, rimbalzano, affamati di rigore geometrico cadono nei suoi sistemi collassati e nei suoi paradossi formali, ma è proprio nella caduta che si liberano. 
In questa maggiore libertà, tratto caratteristico di queste ultime opere, la griglia da cui l’artista parte sempre c’è ancora, ma sembra a tratti svanire: così le sue opere pittoriche appaiono come mappe galattico-stellari. La geometria, a tratti liberata e movimentata a tratti ancora ancorata alla griglia, unisce così la nostra esistenza finita all’infinità del cosmo.  

Esther Stocker, Untitled, painting, Kissing Squares, 2021, Alberta Pane, Venice, Ph. Irene Fanizza

In una società rumorosa, accelerata e dominata dall’eccesso è bello rallentare ed entrare negli accoglienti spazi della Galleria Alberta Pane di Venezia, che ad ogni mostra compie la magia di cambiare d’abito dando voce e spazio a nuovi sguardi. Nel corridoio di ingresso le sculture a parete dell’artista anticipano in una punteggiatura visiva, ritmata e corporea ciò che nella sala successiva animerà ancora di più lo spazio. In un angolo si può già notare una sedia ideata dall’artista: la libertà che sta man mano prendendo piede nelle sue opere risulta anche nella nascita di nuove collaborazioni con il mondo del design e della moda. Il ruolo dell’arte è infatti, secondo l’artista, quello di assumersi dei rischi, con le sue parole:

(…) penso che noi artisti abbiamo la responsabilità dell’immaginazione, della fantasia, delle idee un po’ più “rischiose”. (…) Il cuore dell’arte è più anarchico, deve essere sempre una strada aperta in tante direzioni e rimanere un terreno di libertà. 

Exhibition view, Kissing Squares, Alberta Pane, Venice, Ph. Irene Fanizza (3)

Se la collaborazione con il mondo del design è suggerita nel corridoio iniziale, la collaborazione con la moda la vediamo invece a metà della grande sala centrale, appena ci fermiamo davanti all’unica opera video in mostra, contornata dalle tele dipinte e dalla grande installazione centrale attorno a cui tutto sembra ruotare. Questo video, girato alla Galerie Petra Seiser con la musica di Stefan Németh, ci invita ancora di più alla lentezza e alla contemplazione: sono visibili oltre che alcune sculture dell’artista anche alcuni abiti che come “sculture indossate” sono state ideate da Esther, in collaborazione con la stilista Flora Miranda.

Continua poi il percorso in mostra riportandoci a immergerci nel gesto pittorico e a vagare mano nella mano con la geometria cosmica ed esistenziale dell’artista.

Exhibition view, Kissing Squares, Alberta Pane, Venice, Ph. Irene Fanizza (4)

Foto di Irene Fanizza: Ritratto di Esther Stocker (1); Untitled, painting, Kissing Squares, 2021, Alberta Pane, Venice (4); Installation view (2, 3, 5, 6) – courtesy Galleria Alberta Pane 

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