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August 5, 2013

MM Design: Spiriti creativi impegnati in un transfer tecnologico

Sofia Falaschi
Conversazioni sul design industriale con Alex Terzariol, direttore creativo di MM Design, studio di industrial design che unendo creatività e tecnologia, ha saputo conquistare un posto di rilievo nel settore in Alto Adige, ma anche e sopratutto molto più lontano.

Il team di designer MM Design ha la sua sede a Bolzano, nel “quartiere creativo” Rosengarten (vedi Dodiciville). Si occupano di strategic design consultancy: è una delle specializzazioni di ultima generazione che le aziende richiedono dai designer e non riguarda più solo il disegnare oggetti, ma lo scopo è  il renderli prodotti attraverso uno studio del mercato e dei target di riferimento, oltre che naturalmente cercare di farne un capolavoro di innovazione tecnologica con la ricerca di materiali e funzionalità sempre nuove. MM design è tutto questo: un team di persone che unendo la creatività ai numeri, ha vinto numerosi premi e vanta collaborazioni famose internazionali.

1Mi racconta la loro attività Alex Terzariol, Managing Partner dello studio, lo vado a trovare in un caldo pomeriggio bolzanino nella loro sede in via Dodiciville Privata. Spazi ampi e immacolati, arredi particolari e poco invasivi, rivelano che sono entrata in un “loft di creativi ad alto tasso di  design”; seminati con attenzione qua e là scorgo alcuni pezzi  disegnati da MM nei suoi 20 anni di attività´. Mi accoglie una giovane ragazza che mi conduce al piano di sopra e mi fa accomodare ad un tavolo rotondo attorniato da flessuose panton bianche, of course. Mentre aspetto Alex Terzariol mi guardo attorno e cerco di capire cosa poteva essere questo edificio prima dell´intervento sofisticato di interior designer, forse un vecchio laboratorio artigianale. Arriva Alex Terzariol, con l ´aria distesa e sorridente. Meno male, un designer che non si da’ tante arie. Ci salutiamo e iniziamo la nostra conversazione. 

Alex come nasce MM design?
Siamo nati 20 anni fa circa, proprio qui in Alto Adige. Io provenivo da un passato di studi e di esperienze lavorative su Milano, tornare qui poteva sembrare un controsenso, parlare di Design in Alto Adige negli anni novanta era piuttosto difficile, il contesto lavorativo non era particolarmente adatto e pronto ad accogliere un progetto di design industriale. Ma ci interessava fare qualcosa in una terra che in parte era la nostra, e sfruttarne i vantaggi geografici: si poteva lavorare con aziende italiane, austriache, tedesche, svizzere. Un crocevia culturale che ci ha permesso tante collaborazioni internazionali, il design italiano era per molti stranieri sinonimo d´eccellenza.

Era?
Ultimamente molto meno, negli ultimi anni le stesse aziende di design italiano fanno firmare sempre più loro prodotti da designer stranieri.. fino a che punto puoi parlare di design italiano e con quali vantaggi? Il design ora è molto più internazionale, parla lingue diverse e il rischio, dunque, è di perdere identità. Bisogna far in modo che si mantengano certe radici, riconoscere le matrici culturali che stanno dietro a dei lavori… altrimenti la creazione è sola interpretazione, un lavoro di styling che non ha attinenza con il progetto… un fare e rifare.

La vostra intenzione immagino che invece non si fermi allo styling, ma voglia entrare nel progetto?
Progettare e proiettare sono le due azioni fondamentali del nostro lavoro. Proiettiamo immagini in avanti di un nuovo prodotto, di un nuovo oggetto, di una nuova funzione. Dobbiamo stupire, magari non piacere all´inizio – ci capita di lasciar interdetti i nostri interlocutori – ma in questo modo possiamo ottenere ´innovazione´, percorrendo strade nuove anche se all´inizio siamo poco capiti.. vedi quella macchina da caffè lì?

[Mi indica una piccola Illy]

4L ´abbiamo presentata all´azienda e i primi commenti da parte di alcune funzioni aziendali sono stati che quella cosa li´, con quella forma li´, non poteva essere una macchina da caffè. Le macchine di caffè non sono fatte così.  Eppure loro nel loro briefing avevano chiesto qualcosa di veramente nuovo, una macchina per il caffè per un nuovo progetto, un approccio commerciale e comunicativo radicalmente diverso rispetto al passato poiché l’acquisto doveva avvenire quasi esclusivamente online, quindi l´acquirente l´avrebbe vista e scelta attraverso delle foto, per questo doveva avere una forte personalità, le sue linee dovevano essere ben riconoscibili! E questa macchina doveva essere innovativa non solo nelle forme: l´abbiamo studiata nel suo funzionamento, ha una sua gestualità, una sua ritualità.. volevamo che anche nell´utilizzo fosse inconfondibile.

[Guardo la macchina forse un po’ perplessa, tanto che Terzariol si alza di scatto e va a prenderla. La spiega, la mostra, ne apre alcuni scomparti come fosse casa sua e continua il suo racconto]

 Ci hanno recapitato da Illy una capsula da caffè, perché la stessa capsula per questo prodotto era una novità.. da lì dovevamo partire per realizzare una nuova macchina.

[E per sciogliere qualsiasi scetticismo del suo interlocutore, Terzariol mi fa portare un caffè fatto con la piccola Illy. Quando il buon design porta anche il buon bere..]

Deve essere dura per voi designer che lavorate con le aziende: costi, tempistiche, un marketing troppo legato ad un business immediato e con poca voglia di rischiare…
Siamo motori compulsori, ci scontriamo con le resistenze interne a non voler abbandonare vecchie abitudini, vecchi modi di pensare. Sono delle lotte intense a volte. Spesso nelle aziende c´é molta paura del nuovo, che rappresenta anche “l’incerto”. Ma dietro le nostre proposte non si trova solo un buon design, uno stile. C’è una parte importante di ingegneria: ragioniamo sui costi, sui nuovi materiali, su come migliorarne il funzionamento, forniamo disegni per gli stampi. Siamo interpellati da aziende che producono prodotti seriali con investimenti importanti, non possiamo fermare il nostro studio alla superficie del prodotto.

[Si interrompe]

Ah, non ti ho fatto vedere questa chicca della macchinetta..

[Mi mostra come la capsula viene agevolmente gestita da una serie di funzioni rapide della macchina da caffè.
Mi guardo ancora attorno e la mia attenzione viene attirata da uno scarpone da sci particolarmente futuristico, fatto di una sorta di ragnatela plastica. Alex coglie il mio interesse e porta l´oggetto in questione sul tavolo.]

1Vedi questa rete? Probabilmente a prima vista dà l´idea che sia solo un discorso estetico. In realtà nasce da uno studio dei punti di maggiore rottura per uno scarpone da scialpinismo. Avevamo un briefing impegnativo da parte dell´azienda: ridurre, togliere tutto il superfluo per ottenere uno scarpone leggero, senza fibra di carbonio per contenere i costi, chiaramente una calzatura resistente a tutte le sollecitazioni e le temperature che uno scarpone deve sostenere.  Così abbiamo tolto la plastica per togliere peso e sostituirla con un materiale plastico chiamato Peebax e ispirandoci alla bionica e alla struttura ossea, abbiamo creato questo sistema di ragnatela per renderla più resistente nei punti di maggiore bisogno. L´hanno definita  la scarpa di Spiderman, ha vinto il Red Dot, il premio del Presidente della Repubblica per l´innovazione, una grande soddisfazione, in particolare per il successo che ha avuto sul mercato.

Gli aspetti e le tappe più significative per voi nel processo creativo?
Una volta avuto l´incarico, un progetto deve essere condiviso, prima di tutto. Riceviamo un briefing, che è una traccia per noi da seguire, un primo identikit di quello che ci stanno chiedendo. Poi nostro compito è dare un´identità a quel bisogno, a quella richiesta del mercato, fare degli studi e delle ricerche sull´ambiente sociale ed economico nel quale deve essere inserito, infatti da qualche anno ci presentiamo come  consulenti strategici per il design, perché abbiamo uno sguardo capace di ´proiettare´, di capire cosa potrà funzionare nel futuro in questo o quel settore, in quel mercato specifico, per quel target in particolare. Una progettazione può durare persino due anni, devi lavorare molto in anticipo, specie per alcune categorie di prodotto che hanno vita breve e si bruciano velocemente. Con un’espressione più audace direi che scattiamo fotografie dal futuro.

E poi?
Iniziamo a proporre delle soluzioni creative, che esplicitiamo con schizzi, concetti e renderings elaborati al computer, in modo da dare un´idea il più vicina possibile al futuro prodotto. Se il cliente decide di andare avanti, il successivo passaggio è realizzare un modello nel nostro laboratorio, estetico e non funzionale. In seguito, tramite costruzioni matematiche nasce il prototipo, con una riproduzione il più fedele possibile alle caratteristiche del prodotto da produrre in serie. Da quel momento in poi l´attenzione sarà particolarmente dedicata alla ricerca dei materiali da usare, e soprattutto allo studio dei costi di produzione. Non ci dimentichiamo mai che con il nuovo prodotto si vuole fare business, non vogliamo fare un bell´oggetto che sia invendibile perché caro, o con costi di sviluppo e di produzione troppo alti che non si riescono ad ammortizzare. Per questo il nostro team è fatto di creativi ma anche di tecnici, di ingegneri.

[Alex mi racconta che ultimamente stanno nascendo collaborazioni fuori continente]

Un paese che ci ha contattato è il Brasile. In particolare lavoriamo in questo caso nel settore medicale.

[Mi racconta di come hanno lavorato per realizzare una macchina usata nella cura dei tumori e che evita al paziente 6 mesi di radioterapia perché irradia gli stessi raggi a ferita aperta. Qui il terreno percorso dal designer si fa molto specifico e si trasforma in un compito davvero delicato]

Abbiamo bisogno in questo caso di tantissime informazioni: chirurghi, tecnici, tanti operatori del settore coinvolti per non tralasciare il minimo dettaglio.

2È interessante e mi colpisce molto questa flessibilità da parte vostra: realizzate cose diametralmente opposte: macchine da caffè, scarponi da sci, aspirapolveri e sofisticatissime attrezzature usate nelle sale operatorie!
Questa è la nostra forza, ci passano per le mani tante ‘materie diverse´,  che rendono il lavoro più stimolante. Ti dirò di più: spesso le stesse intuizioni sono valide per due progetti all´apparenza completamente diversi, passiamo da un terreno all´altro, dal design per un oggetto del mondo sportivo alpino a quello dei ferri da chirurgo. Le nostre riflessioni sono multitasking, sono transfer creativi e transfer tecnologici che ci portano spesso a risultati straordinari. Ci hanno permesso qualche anno fa dall´osservazione di un banale pezzo di moto a rivoluzionare un cannone sparaneve. Abbiamo sedimentato un metodo che ci permette di reinventare un prodotto di qualsiasi settore.

Alex, abbiamo detto accennato prima come sia stata una sfida difficile per voi agli inizi in Alto Adige. Come giudichi l’approccio attuale di questa regione nei confronti del design?
Nel ‘98, cioè qualche anno dopo la nostra apertura, con un gruppo di designer, grafici e artisti è stata fondata l´Accademia del Design di Bolzano che dopo qualche anno si è trasformata in  facoltà dell´Università di Bolzano. L´accademia è stata un passo importante, che ha sfornato diversi giovani creativi. Un motore sociale e culturale che ha smosso le acque in provincia e che ha avuto il merito di dare valore al lavoro di realtà come la nostra che in quanto altoatesine, non venivano particolarmente riconosciute sia in provincia che fuori.  Oggi esiste una vera comunità, grazie a cooperazioni, eventi, come quello della Rosengarten Festa qui a settembre, che sosteniamo sempre molto volentieri: ci stiamo dando da fare per creare una rete nello stesso quartiere e rendere riconoscibile quest´area come distretto creativo.

[L´intervista volge al termine e si conclude con una visita al laboratorio e ai vari uffici: vedo giovani teste indaffarate tra uno schizzo e un mega  schermo di un mac. Terzariol me li presenta uno ad uno. Poco prima di lasciarci mi regala una pubblicazione sui loro venti anni di attività. Racconta il loro percorso sviluppato tramite le sei proposte delle lezioni americane di Calvino. Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, coerenza sono concetti usati come chiave di lettura per conoscere più da vicino le creazioni di MM design. Lo scarpone di Spiderman ad esempio, è stato ispirato dal concetto della leggerezza: “Nei momenti in cui il regno dell'umano mi sembra condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare come Perseo in un altro spazio. Non sto parlando di fughe nel sogno o nell'irrazionale. Voglio dire che devo cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un'altra ottica, un'altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica”*.

Così Calvino si rivolgeva all´affezionato pubblico americano, all´alba di molteplici trasformazioni informatiche e tecnologiche .
Terzariol mi saluta e mi dice che fra poco deve prendere un aereo per Boston, per incontrare dei clienti, mi pare di capire dal suo sguardo che si tratta di una cosa alla quale tiene molto e ho come l´impressione che anche lui, come Perseo, si accinga a volare in un altro spazio. È la lezione di Calvino che continua e non rimane ancorata in un racconto, ma si fa attività professionale concreta,  e – come in questo caso - torna persino in America]

*Italo Calvino, Lezioni Americane cit. 

http://www.mmdesign.eu/

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