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August 5, 2013

HomeGrown Reviews: Wolverine (la versione di Andrea)

Andrea Beggio

Titolo originale: Wolverine l’immortale

Regista: James Mangold 

Di cosa parla: questo secondo episodio dedicato dedicato al mutante artigliato affronta il tema dell’immortalità …… tanto per restare con i piedi per terra!
Ormai ridotto ad eremita e tormentato da orrendi incubi, Wolverine viene contattato da un vecchio amico giapponese a cui ha salvato la vita durante la seconda guerra mondiale. Arrivato in Giappone oltre ad una serie di casini da risolvere si ritrova privo del dono immortalità e della capacità di guarire.

Cosa spacca: come nella migliore tradizione americana, gli unici aspetti sorprendentemente curati in questo traballante spin off, sono i combattimenti e le scene d’azione.
Molto coreografica, forse ispirata alle sofferenze di San Sebastiano (protettore della polizia municipale), la scena in cui Wolverine viene trafitto da una miriade di frecce scagliate da un plotone di ninja inferociti.
L’ambientazione nipponica toglie qualche stella e qualche striscia di troppo, senza pero’ riuscire nell’impossibile impresa di salvare questo modesto action movie.

Cosa fa schifo: i cosiddetti film di genere vincolano la sceneggiatura su alcuni punti fissi e ricorrenti, per lasciare poi ampia libertà di azione su tutto il resto. È quindi su questi elementi variabili che si giocano le capacità di regista e sceneggiatore. Nell’universo fumettistico gli elementi fissi sono l’invincibilità del supereroe e la sua spinta verso il bene che viene messa a dura prova dal cattivo di turno. I gradi di libertà vanno spesso a concentrarsi sui drammi psicologici del supereroe e sul suo rapporto con i poteri e con il resto degli esseri umani. In questo caso si è voluto lavorare in modo tragico sul concetto di immortalità e sulla sua perdita, ma invece che spingere questo elemento fino alle estreme conseguenze, il dramma scompare e tutto ritorna come prima, lasciando il nostro eroe pronto per un nuovo episodio. Forse in questo caso un volo basso sarebbe stato più appropriato e dignitoso.

Anche Wolverine l’immortale, come quasi tutti film Made in Usa prodotti da un po’ di tempo a questa parte, soffre di questo clima di incertezza e di catastrofe globale immanente che personalmente sta iniziando a diventare grottesca e insopportabile come del resto lo era l’ideologia filo repubblicana di molte produzioni di massa degli anni 80.

Menzione speciale: per una colonna sonora il cui ascolto non lascia alcuna traccia nella memoria dello spettatore (a pensarci bene non sono neanche sicuro che ci fosse una colonna sonora!)  

Consigliato a chi: dopo l’orario di chiusura dei centri commerciali, cerca un po’ di refrigerio dall’afa cittadina (anche se i locali climatizzati per i prelievi bancomat potrebbero probabilmente costituire una validissima alternativa).

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