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April 29, 2013

10 buone ragioni per vivere in Alto Adige #58. Con qualche aggiunta di parentesi e punti interrogativi

Anna Quinz

10 buone ragioni (semiserie) per le quali anche la settimana scorsa (22 – 28 aprile 2013) è valsa la pena vivere in Alto Adige. Questa volta però, nelle prime 5 ragioni, parentesi e punti di domanda, perché non tutto è proprio come dovrebbe essere…

1. Perché grazie al doppio appuntamento in memoria di Silvano Bassetti[1] (architetto, urbanista, assessore all’urbanistica), scomparso prematuramente 5 anni fa, ho potuto incrociare almeno un po’ questa figura emblematica di “visionario pragmatico” che tanto ha fatto per migliorare – con le idee e con le buone pratiche – questo territorio. (peccato però che dopo di lui, nessuno sia riuscita a prendere concretamente in mano le sue preziose eredità)

2. Perché sempre ricordando Silvano Bassetti, l’illustre scrittore Joseph Zoderer ha raccontato di un Alto Adige di qualche decennio fa, multilingue e inclusivo, costruito da persone come lui, come Bassetti e come Alexander Langer (Dov’è finito poi questo Alto Adige? Possibile che sia sparito nel nulla e che tanti sforzi si siano dileguati?).

3. Perché a Merano durante il dibattito “Talk about me. If you want me to survive[2]” Paolo Dalla Sega, Guido Musante e Virginia Sommadossi hanno lanciato grossi sassi nel mare della cultura e della sua comunicazione. Sassi che ci fanno riflettere – e questa è sempre una buona ragione – e che hanno, credo, fatto centro anche qui sul territorio altoatesino (peccato però che di operatori culturali a prendere questi sassi ce ne fossero pochi. Forse perché pioveva? Basta come motivazione? Mah…).

4. Perché Massimiliano Gioni a Museion ci ha dato spunti, ci ha lanciato idee, ci ha aperto spiragli sulla riflessione dell’arte e sull’arte. Arte come conoscenza, arte come motore, arte come luogo di crescita e di sapere (sapremo cogliere – anche se lui parlava della sua Biennale e non di “noi”, ma forse anche si – questi spunti per migliorare?).

5. Perché durante la presentazione del suo nuovo romanzo, Gianluigi Ricuperati[3], dean della Domus Academy, ci ha messo nelle condizioni di accorgerci che questo è un po’ un paradiso fortunato nel panorama mesto di questa Italia profondamente in crisi (ma vivere in un paradiso, basta per lavarsene le mani e fingere che altrove sia davvero così altrove?).

6. Perché esiste solo da 3 anni eppure è già un appuntamento fisso e fondamentale della primavera bolzanina, la festa del 25 aprile al Pippo organizzata dal Comitato Lac. Una festa di musica, resistenza, libertà, fatta di tante persone piene di voglia di cambiare, magari anche divertendosi.

7. Perché ancora una volta l’ottimo Trento Film Festival ci porta a guardare le nostre incombenti montagne come qualcosa capace di aprire, e non di chiudere, gli orizzonti.

8. Perché lo scrittore Erri De Luca, con il suo piccolo film ambientato in Trentino (grazie alla Trentino Film Commission) “Il turno di notte lo fanno le stelle” si è portato a casa il premio come miglior cortometraggio al prestigiosissimo Sundance Festival (quello di Robert Redford, per capirci).

9. Perché al bar “Il Romagnolo” in piazza Matteotti si mangiano dei super fantastici panini, fatti sul momento con ingredienti freschi e genuini e si può scegliere tra circa 30 combinazioni diverse. Lusso vero.

10. Perché il Festival della Città Impresa[4] ha premiato 1000 talenti under 35del Nordest, per il loro impegno per la collettività. Tra questi anche molti altoatesini e trentini. Tra questi pure io, orgogliosa del riconoscimento che va però spartito totalmente con le altre facce e voci di Franz, vero vincitore di questo titolo prezioso.

 * Nella foto viale Europa anni fa

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