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July 31, 2020
designers made in BZ 10_Luca Meneghel
Claudia Gelati
Illustratori, designer del prodotto, grafici, social designer, fotografi, esperti di comunicazione… Personalità diversissime tra di loro che oggi ‘fanno cose’ e lavorano nei settori più diversi sparpagliati per tutta l’Europa, con il comune denominatore di aver fatto di Bolzano la propria casa almeno per un periodo, abitando le vie della città, decifrando lo slang locale ma sopratutto progettando e studiando negli atelier e nelle officine della nostra Facoltà di Design e Arti di Unibz. Designers made in Bolzano, appunto.
Andiamo con ordine: chi è Luca Meneghel, da dove viene (e dove va) e cosa fa oggi nella vita per mettere in tavola la famosa pagnotta?
Luca meneghel è un fotografo bellunese, almeno di origine. Mi sono spostato a Bolzano per studiare design e poi ci sono rimaso. Al momento mi occupo di moda e quindi sempre di piu il mio lavoro mi tiene su Milano, Parigi e in giro per l’Europa ma, per ora, continuo a tenere un piede a Bolzano.
Da ex-studente della facoltà di Design e Arti di casa nostra: come sei arrivato a Bolzano e ci sono degli insegnamenti, dei valori o un metodo che hai acquisito in Facoltà e che ancora oggi trovi utili nel tuo lavoro di creativo/designer/progettista/
Sicuramente il percorso fatto all’unibz è stato molto utile: dalla metodologia di approccio al progetto allo scambio con i miei compagni di corso. Ancora oggi utilizzo gli stessi processi. Ovviamente, nel mio caso specifico devo molto anche alle officine, quella di fotografia in primis che mi ha dato la possibilità di crescere e sperimentare nel campo che mi affascinava di più.
Con la fine del percorso universitario come ti sei sentito? Sapevi già cosa avresti voluto fare e quali esperienze hai fatto nel mentre?
In realtà per me il passaggio al mondo del lavoro è stato abbastanza graduale, sapevo di voler fare il fotografo, perciò ho iniziato a fare esperienza durante l‘uni (scattavo food e pubblicità). Una volta laureato ho continuato con questo percorso, cercando poi di spostarmi sempre più sulla moda. Lo stesso tipo di approccio ai progetti universitari si è evoluto in quello che è ora il mio modo di lavorare, sia in caso di progetti indipendenti, sia per grosse produzioni.
Dai ora puoi anche dircelo, tanto non ci legge nessuno: cos’è il design per te e qual’è la tua visione, il tuo credo progettuale?
Per me la fotografia di moda è un linguaggio, un modo di contestualizzare e ampliare l’immaginario legato ai capi, per questo mi affascina così tanto.
Non penso di avere un credo progettuale unico, ho sicuramente una mia estetica, ma tendo a approcciare ogni nuovo lavoro come una storia a se’. I lavori che faccio spesso non dipendono solo da me, per cui penso che sia molto importante saper scegliere un buon team che sia in grado di lavorare in sintonia.
Tra i progetti e/o collaborazioni che hai seguito, raccontacene uno che ti sta particolarmente a cuore e che non possiamo non conoscere. Progetti futuri o al quale stai lavorando al momento?
Penso che il progetto a cui sono piu legato sia la cover story di Vogue Portogallo. È stata la mia prima cover di Vogue e fino alla fine ho pensato che qualcosa sarebbe andato storto. La commissione è arrivata a fine luglio e le tempistiche erano strettissime. Avevamo poco più di una settimana prima che le agenzie iniziassero a chiudere, e oltre a questo volevamo scattare anche in esterno (con una collezione invernale) ma c’erano 37 gradi e un’umidità da non respirare. Abbiamo dovuto riadattare un po’ il nostro editoriale alle condizioni “avverse”, ma per fortuna è uscito un lavoro all’altezza delle aspettative.
Al momento sto lavorando su diversi fronti, sia editoriali, sia commerciali, ma purtroppo non posso dire molto prima che il lavoro venga pubblicato
Nei mesi scorsi abbiamo vissuto un’emergenza sanitaria senza pari, almeno negli ultimi decenni. Com’è cambiato il tuo lavoro a causa del Covid19? Pensi che il design possa dare un contribuito importante in casi di crisi come questi e/o quale ruolo sociale può assumere? Raccontaci il tuo punto di vista.
Il mio lavoro si è completamente fermato a causa del covid. Ho fatto un progetto a tema lockdown con Norma Nardi (un’altra ex unibz) per Vogue Italia, ma a parte questo mi sono dedicato a fare ricerca. Adesso tutto si è rimesso in moto ma non è ancora tornato del tutto alla normalità.
Design e fotografia penso possano avere un valore sociale in un momento di crisi, soprattutto in un momento storico in cui siamo costretti a casa e siamo tramortiti da un’ondata di informazioni a tema covid. Una comunicazione curata può aiutare a mettere in risalto i contenuti giusti, sia dal punto di vista informativo, sia documentativo. Poi personalmente, chiuso a casa 24/7 ho anche apprezzato un lato più leggero del design: quello di farmi evadere, raccontare storie e almeno per un po’ non farmi pensare alla situazione in cui ero.
Ti lasciamo tornare al lavoro o a guardare Netflix o ad accarezzare il gatto, ma prima dicci un po’ …
Quel libro che non può mancare nella libreria di un designer/creativo
Sono un grande amante dei magazine, penso siano un modo imprescindibile di rimanere aggiornati su quello che succede. Tra i tanti che seguo e amo in questo momento, direi Numéro Paris e Lampoon.
Due strumenti, un attrezzi, un aggeggi che non manca mai nel tuo astuccio o zaino
Caricabatterie per qualunque cosa e schede di memoria
Tre account instagram must-follow
– @diet_prda
– @michelgaubert
– @uglydesign
Photo credits:
1. Luca Meneghel, Vogue Taiwan – Gennaio 2020
2. Luca Meneghel, Numéro Paris – Giugno 2019
3. Luca Meneghel, Vogue Italia – Maggio 2020
4. Luca Meneghel, Vogue Portugal – September 2019
5. Luca Meneghel, L’Officiel Italia – Luglio 2020
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