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June 19, 2020

designers made in BZ 07_Marta Brevi

Claudia Gelati

Illustratori, designer del prodotto, grafici, social designer, fotografi, esperti di comunicazione… Personalità diversissime tra di loro che oggi ‘fanno cose’ e lavorano nei settori più diversi sparpagliati per tutta lEuropa, con il comune denominatore di aver fatto di Bolzano la propria casa almeno per un periodo, abitando le vie della città, decifrando lo slang locale ma sopratutto progettando e studiando negli atelier e nelle officine della nostra Facoltà di Design e Arti di Unibz. Made in Bolzano, appunto. 

Andiamo con ordine: chi è Marta Brevi, da dove viene (e dove va) e cosa fa oggi nella vita per mettere in tavola la famosa pagnotta? 
Sono nata e cresciuta in un paesello tra Brescia e Bergamo, dal quale ho avuto la fortuna di potermene andare presto. Infatti, subito dopo il liceo artistico, nel 2014 mi sono trasferita a Bolzano per studiare alla Facoltà di Design e Arti di Unibz, laureandomi poi nel marzo del 2018. Sempre a Bolzano, nei mesi successivi alla laurea ho lavorato come grafica-tirocinante all’Ufficio Stampa e Comunicazione Eventi dell’università. Infine, nell’ottobre dello stesso anno mi sono trasferita a Urbino città dove tutt’oggi frequento a tempo pieno il biennio specialistico in Comunicazione e Design per l’Editoria dell’ISIA Urbino. 
Dove vado è una bella domanda, soprattutto di questi tempi così incerti! Sicuramente rimarrò a Urbino ancora per qualche mese e poi mi piacerebbe spostarmi in una città più grande, fare esperienza, trovare lavoro come grafica e illustratrice, e nel mentre concludere gli studi.  

MartaBrevi_CartolineMicaQuisquilie

 Da ex-studente della facoltà di Design e Arti di casa nostra: come sei approdata a Bolzano e ci sono degli insegnamenti, dei valori o un metodo che hai acquisito in Facoltà e che ancora oggi trovi utili nel tuo lavoro? 

Sono arrivata a Bolzano grazie a una di quelle fiere rutilanti dell’orientamento scolastico, non ne avevo mai sentito parlare prima. Quel giorno, dopo avere visionato millemila banchetti, più confusa di prima, una mia compagna di classe mi disse che c’era un’università che combinava il design con l’apprendimento linguistico. Fu amore a prima vista: era molto più di tutto ciò che desideravo! A Bolzano, alla Facoltà di Design e Arti, sono cresciuta: ogni spazio, ogni persona, ogni professore, ogni progetto ha lasciato un segno e formato la persona che sono oggi, sia a livello umano che professionale.  
Dal punto di vista didattico, sperimentazione progettuale e multidisciplinarietà sono forse gli aspetti che più ho apprezzato, soprattutto trattandosi di un percorso triennale. Immergersi nelle possibilità e nei limiti di pratiche e ambiti diversi mi ha insegnato a osservare il progetto da più punti di vista, per comprenderlo a fondo, senza fermarsi alle prime intuizioni e lo stesso vale per lo studio delle lingue. Questo sicuramente è qualcosa di cui ho fatto tesoro e che caratterizza tutt’ora il mio approccio alla pratica.
Inoltre, mi capita spesso di riflettere su quanto in quest’ambito lavorativo sia difficile identificare i confini tra individuo e professione, e su come questo aspetto possa talvolta scombussolare alcuni equilibri interni. Avere fatto esperienza di modi e strumenti differenti mi ricorda che non esiste un solo modo per approcciarsi al design, che si può essere e fare tante cose diverse, sempre con consapevolezza e rinnovato entusiasmo. Da Bolzano conservo alcuni dei ricordi più belli e sono felice di avere scelto un’università che facilitasse e valorizzasse anche le relazioni studentesche, penso sia importante. Con molte amicizie nate in facoltà sono tutt’oggi in contatto e con qualcuno sono addirittura nate delle belle collaborazioni, nonostante gli impegni e la distanza.

MartaBrevi_Rubber

 Con la fine del percorso universitario come ti sei sentita? Sapevi già cosa avresti voluto fare e quali esperienze hai fatto nel mentre? 

Mentre ultimavo il progetto di tesi mi proposero un tirocinio di sei mesi interno all’università; al tempo non avevo ancora piani a breve termine per il dopo-laurea quindi accettai di buon grado. Il timing fu perfetto e in parallelo riuscii a preparare il portfolio per l’ammissione all’ISIA di Urbino. L’ISIA l’avevo già adocchiata da tempo per la sua buona reputazione e il piano formativo per me molto interessante, così ci ho provato ed è andata a buon fine. 
Ho scelto di specializzarmi in Comunicazione e Design per l’Editoria per imparare qualcosa sul quale non mi sentivo sufficientemente preparata nello specifico e per la possibilità di implementare alla grafica editoriale l’illustrazione, un linguaggio che sento molto mio e col quale mi piace lavorare. Qui mi trovo davvero bene: è un’esperienzona molto intensa e impegnativa, ma ricca, appassionante e bellissima. Nel complesso, non potrei chiedere di meglio.

Dai ora puoi anche dircelo, tanto non ci legge nessuno: cos’è il design per te e qual’è la tua visione, il tuo credo progettuale. 
In generale, il mio modo di vedere la progettazione è sempre legato in qualche modo alla semplicità, premettendo che con “semplice” non intendo affatto “facile”, “sbrigativo” o “poco sagace”, anzi. Penso che la ricerca e il raggiungimento della semplicità all’interno di sistemi complessi sia davvero una bella sfida e, personalmente, è uno degli aspetti del design e della comunicazione che trovo più stimolanti. 
Mi piace l’idea di progettare con metodo e di trovare il giusto equilibrio tra i diversi elementi del progetto. Al contempo, apprezzo anche la spontaneità, l’intuizione e il gioco, ingredienti a volte sottovalutati che però mi sono di grande aiuto per riaccendere la curiosità e trovare soluzioni inaspettate nei momenti di stallo.
Nella ricerca personale, con i miei progetti e disegni, desidero restituire gli spunti, i fatti e gli immaginari in cui mi imbatto, raccontandoli in forma onesta e leggibile, e con la speranza che possano nuovamente generare  suggestioni in chi ci interagisce.

MartaBrevi_MoltoMagazineTra i progetti e/o collaborazioni che hai seguito, raccontacene uno che ti sta particolarmente a cuore e che non possiamo non conoscere. Progetti futuri o al quale stai lavorando al momento? 
Un progetto a cui tengo e che mi ha particolarmente coinvolta è sicuramente MOLTO Magazine, rivista di ricerca sull’editoria periodica nata dal corso di Progettazione per l’Editoria tenuto da Francesco Valtolina. Per un semestre, con il resto del corso (o classe, come ci chiamiamo in ISIA – siamo solo in 21!), abbiamo lavorato senza sosta per produrre questa pubblicazione, curandone ogni aspetto e coordinando il lavoro come in una vera e propria redazione: dal concept, alla realizzazione di contenuti inediti, alla veste grafica, fino all’organizzazione di una serie di eventi “a tema” prima del lancio ufficiale. Tra le innumerevoli cose che sono successe, ho avuto l’opportunità di conoscere e intervistare in prima persona realtà editoriali molto diverse tra loro (per citarne alcune: MacGuffin, Real Review, ARCHIVIO, Migrant Journal…), ognuna con un proprio, particolarissimo, sguardo sulla realtà e ognuna con un significativo bagaglio di informazioni e insegnamenti a cui forse, se fosse stato diversamente, non sarei mai arrivata. 
Progetti futuri a cui sto lavorando? TROPPI! Tra quelli per cui sono più carica c’è un albo illustrato che si ispira al gioco del telefono senza fili, una ricerca sulla definizione di “bene di prima necessità” in ambito culturale e un’altra ricerca legata all’ansia da prestazione nelle pratiche del lavoro creativo. Insomma, un bel mix eclettico di tematiche che mi terrà occupata almeno fino alla fine dell’estate.

Attualmente stiamo vivendo una situazione molto particolare, che forse mai avremmo pensato di dover fronteggiare all’alba di nuovo decennio. Una situazione in cui, ci sono lavori più urgenti, più necessari di altri. Come è cambiato il tuo lavoro a causa del Covid19? Pensi che anche il design possa dare un contribuito importante? Se si, quale? 
Da studente a tempo pieno—per di più in un Istituto numericamente piccolo e fortemente incentrato sul senso di comunità e collaborazione—direi che con l’avvento del lockdown la mia routine è cambiata radicalmente. Nessun corso online è equiparabile all’esperienza pre-Covid19, gli strumenti digitali sono indiscutibilmente un’ottima risorsa ma suppliscono solo a una minima parte di quello che è scuola. 
Personalmente, mi terrorizza l’idea che questa modalità possa prendere piede in futuro come pratica didattica “regolare” a convenienza di questioni del tutto secondarie al senso dell’esperienza scolastica o universitaria, come un’ipotetica maggior comodità, flessibilità o vantaggi economici. Inoltre, sotto un’altro punto di vista, questi mesi di reclusione hanno estremizzato a mio avviso un aspetto già problematico della professione, sovrapponendo più che mai la sfera domestica con quella pubblico-lavorativa. A volte ho l’impressione che i lavori creativi richiedano e ammettano una disponibilità costante, (forse come tutti quelli fortemente legati al digitale: con un computer e una connessione internet puoi lavorare apparentemente ovunque). Il dire di “no, non posso” sembra il più delle volte una scusa, una mancanza di voglia, un tirarsi indietro rispetto alle richieste globali di “super-performanza”. Trovare un equilibrio sano in queste giornate tutte uguali, sempre a casa, è stato per me un bel banco di prova. 
Certamente il design ha contribuito in questa emergenza: nel suo senso più ampio la progettazione nasce proprio per risolvere problemi; tra soluzioni tecnologiche a esigenze di importanza primaria, visualizzazioni di dati e iniziative culturali volte alla causa, direi che il contributo di una disciplina così vasta si è dimostrato abbondantemente.

 

Animali

 Ti lasciamo tornare al tuo lavoro, o a guardare Netflix o magari ad annaffiare le piante, ma prima dicci un po’ …

Quel libro che non può mancare nella libreria di un designer o di un creativo 
Aiuto, non riesco proprio a sceglierne solo uno! Tra quelli che più mi sono di ispirazione al momento direi: ”Per qualcuno può essere lo spazio” una raccolta di scritti di Ettore Sottsass piena zeppa di spunti e suggestioni; “Pretentiousness: Why it matters” un gran bel saggio di Dan Fox; “Design and Art” di Paul Cox e “La trilogia del limite” di Suzy Lee.

Due strumenti, attrezzi o aggeggi che non possono mai mancare nel tuo astuccio o zaino 
Un piccolo metro riavvolgibile e Muji nera punta 0.7.

Tre account Instagram must-follow: 
@stoppingoffplace: è già stato nominato in questa rubrica dalla cara Laura Simonati, ma anche io sono una super fan, non potevo non metterlo! Curato dall’artista Michael Dumontier
@fontpopulista: raccolta fotografica che celebra un carattere italianissimo e “squisitamente popolare”… con annesso font scaricabile!
@fruit_stickers: una splendida collezione di bollini della frutta vintage dal mondo

 

Photo credits: Marta Brevi 

 

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