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October 1, 2018
Architetture recenti in Alto Adige 2012–2018
Mauro Sperandio
Così come il paesaggio altoatesino rurale e montano si mostrano in modo assai caratteristico, anche l’ambito architettonico vede tratti significativi per pregio e carattere.
La mostra ARCHITETTURE RECENTI IN ALTO ADIGE 2012 – 2018, ospitata al Kunst Merano Arte, in collaborazione con Südtiroler Künstlerbund e Fondazione Architettura Alto Adige, e l’omonimo catalogo offrono un florilegio di opere che illustrano (nel doppio senso della parola) i nostri panorami. I sessantaquattro progetti selezionati da una giuria internazionale composta da Marco Mulazzani, storico dell’architettura all’università di Ferrara e redattore di Casabella, Marta Schreieck, architetto viennese dello studio Henke Schreieck Architekten, e Roman Hollenstein, critico di architettura ed ex redattore della Neue Zürcher Zeitung, tracciano una storia della più recente architettura altoatesina, raccontando, come ogni tema riguardante la nostra provincia, molto più dell’argomento stesso.
Ne parliamo con Marco Mulazzani:
In che modo la controversa storia del Sud Tirolo ha influenzato le scelte architettoniche del secondo dopoguerra?
La relazione tra società e architettura in Sud Tirolo nel secondo dopoguerra è una storia da ripercorrere e approfondire. Vi è stato un periodo di accentuazione di differenze identitarie che ha impoverito e reso marginali le esperienze dell’architettura; poi, a partire dagli anni sessanta, si è avviato un moto opposto, nella direzione di ricerca di una dimensione interculturale, propria di un territorio di confine. Pensiamo, come ricordava Silvano Bassetti, a Othmar Barth, fondamentale figura di riferimento per diverse generazioni di architetti altoatesini, auspicabilmente anche per i giovanissimi.
Pure essendo terra di confine, e quindi di transito, l’Alto Adige soffre di alcune “centripeticità” che lo vedono di fatto isolarsi. Crede che in ambito architettonico questo rischio si stato evitato?
Ritengo di sì, perché tratti propri della vicenda architettonica altoatesina, nel secolo passato e in questo, sono il cosmopolitismo e la costante ricerca di confronto con la cultura architettonica internazionale – caratteri comunque necessari per pensare l’architettura in un luogo specifico.
Nei media, riferite alla nostra provincia si trovano ridondanti due espressioni: “stile di vita alpino” e “dove l’alpino incontra il mediterraneo”. Se e in che modo questi concetti si ritrovano nelle nuove costruzioni altoatesine?
Si tratta di “immagini” efficaci dal punto di vista della comunicazione, ma riduttive rispetto alla molteplicità di esperienze presenti nella nuova architettura in Alto Adige. Certamente, le possiamo utilizzare per ribadire il principio della “permeabilità” dei confini, del loro essere sinonimo di scambio, non di chiusura. Occorrerebbe però riempire di contenuti le espressioni “alpino” e “mediterraneo”, concetti tutt’altro che immutabili nel corso del tempo.
Quali caratteri accomunano le nuove generazioni di architetti dell’Alto Adige?
La capacità di confrontarsi con molti temi: gli spazi stratificati della città storica e quelli vacui, dentro e fuori di essa; le relazioni tra nuove costruzioni e paesaggio, così importante in questa regione; l’interesse per la ricerca nel campo del linguaggio, soprattutto quando connesso con la sperimentazione dei materiali, sia nuovi sia “vecchi”; la considerazione del patrimonio storico come realtà materiale da rigenerare e far rivivere; il lavorare sul territorio, con le sue imprese e per la sua comunità.
Verso quali orizzonti si sta muovendo il gusto architettonico altoatesino?
Mi sembra verso il consolidamento di una civiltà del costruire, dove la fascinazione per il canto (ormai stonato) delle sirene delle mode si manifesta episodicamente.
Foto ©: 1) Marx Ladurner Architekten, Hotel Sand, 2017. Castelbello. Foto: René Riller. 2) Stifter + Bachmann Architekten con CeZ Calderan Zanovello Architetti, Casa delle associazioni, 2017, Scaleres. Foto: Oliver Jaist; 3) Claudio Lucchin & Architetti Associati, Noi Techpark, Bozen, Foto: Alessandra Chemollo; 4) feld72 Architekten, Appartamento ad Appiano, 2015. Foto: Hertha Hurnaus.
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