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December 1, 2016
Y-Contemporary: quando la galleria diventa pop up
Claudia Gelati
Oggi a Bolzano fa proprio freddo. Fa così freddo che vorrei mettere sciarpa su sciarpa su sciarpa. Fa così freddo che, in confronto, Ötzi se ne stava ai Tropici. Fa così freddo che nemmeno una tazza di Glühwein –o di cioccolata calda, per gli incalliti astemi come me– basta più. Però c’è il sole e le montagne innevate incorniciano le architetture tirolesi della Altstadt: mi sembra di stare al centro di una (bella) cartolina, affascinante e suggestiva per noi romantici-nostalgici. E poi un insolito fervore nelle vie bolzanine. Insolito per l’ora: sono solo le 14 ed io mi incammino verso Via Rosmini 48; li mi aspetta Eva von Ingram Harpf, fondatrice di Y-Contemporary, agenzia che promuove la realizzazione di progetti d’arte organizzando gallerie pop up, esposizioni dedicate per istituzioni e aziende pubbliche e private, servizi d’arte per il turismo e allestimenti per privati.
Eva, classe 1987, è originaria di Bressanone ma, per studio e lavoro, ha preparato i bagagli ed è partita per un viaggio lungo anni per poi ritornare tra le montagne Südtirolesi che le hanno dato i natali. Siamo a Milano: Eva è qui per studiare Economia all’ Università degli Studi Bocconi. E’ qui che capisce di volersi inserire nel mondo dell’Art Business, recuperando la sua passione per l’arte contemporanea. E’ qui che si laurea con una tesi su Art Banking ed inizia a muovere i primi passi in questo mondo di pennellate di numeri grazie ad un professore, già proprietario di una galleria. Milano le offre molti spunti: dalla triennale stessa, passando per tutte le mostre che ruotano attorno al metropoli lombarda: la ragazza altoatesina in questione capisce di non voler più abbandonare questo mondo e così, dopo questi tre anni milanesi, si trasferisce a Berlino dove lavora per la famosa König Galerie. Il mondo dell’arte è un mondo un po’ a sè, un po’ di nicchia, e richiede passione, dedizione, mente e cuore. A Berlino Eva entra in contatto con molti artisti e conosce più da vicino il mondo dell’Art Business.
Altro aereo, altra destinazione. Siamo a Londra, dove per 14 mesi frequenta un master presso la casa d’Asta Sotheby’s. Un master intenso “molto all’inglese”, come sostiene Eva, per l’approccio pratico e funzionale, direttamente sul campo, non solo studiando a memoria libri su libri.
Mentre mi racconta, non posso fare a meno di sgranare gli occhi almeno cinquecento volte. Sotheby’s signori, mica l’asta dello zio Pierino dietro l’angolo. Cose che, non so voi, ma io ho sempre e solo visto nei film. Dopo il master, Eva rientra in Italia. Ritorna in Alto Adige, dove lavora anche presso la Galleria Ghetta di Ortisei.
Dal 2012 ad oggi è attiva come libera curatrice e consulente d’arte sul territorio altoatesino e fondatrice di Y-Contemporary, che raccoglie tutto il suo bagaglio di esperienze e studi, per offrirlo ai suoi clienti. Organizza e assiste costantemente a mostre; cura anche la Residenze di artisti che vengono a Bolzano per lavorare in Thun, insieme a Leopold e Simon, terza generazione presente in azienda.
Lo spazio di Via Rosmini 48 non è nuovo per Eva: qui ha già curato, nel 2013, una mostra con Alessandro Del Pero, artista Bolzanino che attualmente vive e lavora a New York.
Ma sono sicura che c’è una cosa che vi state chiedendo da quando avete letto quella parola lì nel titolo. Che cos’è una galleria Pop Up? Ecco, una galleria pop up non è una galleria convenzionale, quanto piuttosto uno spazio che viene personalizzato di volta in volta. Per ogni opera ed artista, viene infatti creato un nuovo contenitore e una situazione apposita; una sorta di tela bianca pronta ad ogni evenienza. Questo aspetto è molto importante sia per l’artista stesso che non si sente oppresso dalle mure e dalle convenzioni di uno spazio espositivo canonico; ma allo stesso tempo è molto importante anche peri fruitori delle esposizioni temporanee. Difatti il coinvolgimento di diverse personalità è un’altro dei tratti distintivi di questo innovativo progetto: Le mura di questo palazzo storico, situato nel centro storico ma con uno sguardo otre il Talvera-confine, gridano eterogeneità. Qui c’è spazio per tutti; non devi sentirti a disagio perché non sei già addentro al mondo dell’arte o del collezionismo di opere; questo non è un posto per gente che si nasconde dietro una barriera di formalità e si riempie la bocca farfugliando paroloni forbiti che ha appena letto dieci minuti (in bagno, magari). L’arte può, in potenza, comunicare a chiunque, dal bambino all’anziano senza differenze.
Basta solo rimanere in ascolto. Per questo motivo l’arte deve essere accessibile a tutti. Con questo progetto Eva non si pone su un piedistallo invalicabile: bensì, come cittadina e come persona, propone cose che ritiene interessanti e desidera condividere con la tutta la comunità. Questa necessità di condivisione, sussiste anche dal momento che l’arte esposta è contemporanea e ci riguarda da vicino.
Sempre seguendo il tema della condivisione e di eterogeneità social-culturale, che fa da filo conduttore a tutto il progetto, sono in programma diversi eventi per il futuro, in questa insolita galleria: Talk, laboratori per bambini, ma anche una proiezione cinematografica e pure yoga. Proprio qui, tra le mura di arte vestite.
Conoscere attraverso l’arte è importante, anche perché spesso e volentieri gli artisti pensano in modo differente e talvolta sanno guardare avanti, sorvolando convezione e quotidianità. Sono un po’ come albatri che volano alto, come direbbe un certo francese che si chiamava Charles. Charles Baudelaire. Ad esempio, Paolo Bottarelli, artista-protagonista –che ha studiato a Venezia ed ora vive a Berlino–, si è preso una pausa di 11 anni; in questo lungo periodo ha giocato molto a scacchi. Poi è ritornato al mondo dell’arte, con uno stilo diversi e nozione acquisite sulla scacchiera: molta più strategia e una maggiore focalizzazione su matematica, scienza e fisica.
Nella sua mostra “The edge of the edge”, che inaugura questa sera, 1.12.2016, alle 18 H, tratta di un argomento contemporaneo come i flussi migratori, che stanno modificando l’Europa e vedono come punto focale il mediterraneo. Il bordo del bordo, che per ognuno di noi è diverso: un muro, un filo, una linea sottile ed immaginaria o per altri ancora un limite invalicabile. Molte opere parlano di speranza, altre offrono solo punti di vista e spunti di riflessione. Bello e brutto. Giusto o sbagliato.
Eva tiene molto a sottolineare il fatto che aveva già in mente di lavorare con Paolo e poi è stato concordato lo spazio. E’ l’artista che determina e caratterizza lo spazio, infatti, e non viceversa. Le sue opere, che utilizzano anche materiali vecchi, si sposano bene con l’architettura scarna ed informale dello spazio. Per questa grande apertura, non sono stati fatti volutamente lavori di restauro, solo qualche modifica per l’illuminazione.
La mostra rimarrà aperta fino al 20 Gennaio 2017 e, come già detto poche righe fa, ci sarà spazio anche per altri eventi. La macchina organizzativa non si ferma mai: Eva, infatti, sta già però lavorando anche ai prossimi progetti, a maggio 2017, sarà la volta di un fotografo bolzanino, che vive però nella Grande Mela.
franz, si sa, cerca sempre di andare oltre ai tradizionali stereotipi legati al Südtirol: mele, mucche, lana cotta, mercatini, bla bla bla. Eva, da altoatesina, non rimane indifferente a questo tema: “I soggetti sui cui si basano questi stereotipi non sono certo negativi, però è molto importante per lo sviluppo dell’Alto Adige, che ognuno si apra. Secondo me, c’è ancora molto da fare, ma ci sono persone che ho la fortuna di conoscere e che come me iniziano ad organizzare e proporre questo genere di eventi e spazi –anche se temporanei visti, talvolta, i prezzi proibitivi–. Trovo un bell’equilibrio nel fare queste cose nuove, comunque sapendo quali sono i nostri valori che per decenni hanno caratterizzato questo posto. Voi dite more than apples and cows, e lo trovo molto bello e giusto, però apples and cows fino a non molti anni fa, per tanti era il modo per sopravvivere. Secondo me, la cosa da fare è aprirsi e coinvolgere, evitando di stare sempre a dire quanto fosse meglio prima”.
In coda alla nostra chiacchierata, chiedo ad Eva quale sia la sua visione rispetto al mondo dell’arte oggi. Ecco, la sua visione è molto positiva poiché sostiene che ci sia un grande potenziale tecnico per fare e divulgare Arte. Usare un video, magari, anziché una tela. Negli ultimi due decenni, c’è stata un’enorme apertura in questo senso: la commistione di diverse arti ed il mix-media è oggi molto comune ed è molto bello percepire l’arte in questa forma più fluida e meno accademica.
Foto: Y-CONTEMPORARY – Eva von Ingram Harpf: (1) pop up gallery, (2) Eva von Ingram Harpf + Alessandro Del Pero, (3) Paolo Bottarelli
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