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January 16, 2014
Bolzano, 6 maggio 1937
Roberto Tubaro
Grande tragedia quella avvenuta questa sera a Bolzano: il dirigibile Vittorio Emanuele III costruito dal cantiere aeronavale Zeppelin, è andato a fuoco in meno di un minuto durante le operazioni di attracco.
Erano le sette di sera quando la città era in festa per il ritorno della più grande nave volante mai costruita dall’uomo: fotografi, operatori, giornalisti, curiosi, non aspettavano altro che l’arrivo di questo dirigibile immenso, lungo quanto un transatlantico, pochi metri meno del Titanic. Gioiello della tecnologia altoatesina, costruito negli stabilimenti situati nei pressi del lago di Caldaro, il dirigibile Vittorio Emanuele III aveva sorvolato l’oceano Atlantico e stava facendo ritorno in patria. Aveva appena finito di piovere quando l’enorme dirigibile è apparso sotto la coltre di nuvole. Immenso. Si stava avvicinando al traliccio posto lungo il letto del torrente Talvera, dove era previsto l’attracco, quando in meno di un minuto è precipitato al suolo distrutto, completamente in fiamme. Il bilancio dei morti rischia di essere elevato, ma ancora non si hanno dati certi.
Ma quali sono le cause di questo disastro?
Partiamo dall’inizio. Il Vittorio Emanuele III fu costruito nel 1935 dal Cantiere Aeronavale Zeppelin. In realtà il nome originario del dirigibile era Innerhofer, in memoria del maestro Franz Innerhofer, rimasto vittima delle squadre d’azione fasciste durante la “domenica di sangue” del 1921. Il podestà di Bolzano Alfredo Clavarino ovviamente non prese bene questo oltraggio al fascismo e fece chiudere la Zeppelin. Poi, rendendosi conto dell’enorme potenziale che poteva avere lo sviluppo di un progetto di questo tipo, fece riaprire il cantiere e battezzò il mezzo col nome del Re d’Italia. I materiali per la costruzione Vittorio Emanuele III giunsero dagli stabilimenti delle Acciaierie Falck, con l’aiuto logistico della Lancia. Il dirigibile diventò quindi mezzo di propaganda fascista, propaganda in grado di mostrare la potenza di un impero agli occhi del mondo intero. Non per nulla il Vittorio Emanuele III, con i suoi simboli fascisti bene in vista, fu fatto volare sopra lo stadio Druso durante le Olimpiadi di Bolzano del ’36. Oggi stava stava facendo ritorno da un lungo viaggio che, nelle ultime settimane, lo ha portato a raggiungere l’Etiopia e la Libia (per mostrare alle colonie la potenza dell’impero) per poi raggiungere gli Stati Uniti.
Una delle principali cause dell’incidente è imputata alla scelta del luogo di attracco: il letto del torrente Talvera, a detta di molti, non era adatto a svolgere quella funzione. Ma il regime fascista in tarda serata ha emesso il seguente comunicato:
“Non si è trattato di un incidente, come tutti sono portati a pensare. Il nostro dirigibile non avrebbe mai avuto un guasto di questo tipo. Questo è stato un attentato da parte dei tedeschi altoatesini che non accettano la supremazia fascista. Supremazia che nei prossimi anni conquisterà tutte le terre da qui alla Somalia.”
Quali siano in realtà le vere cause lo sapremo con il tempo. Sappiamo però che c’è già chi inizia a ragionare su come lucrare sulla faccenda: si vocifera che qualcuno abbia intenzione di chiamare un gruppo musicale bolzanino con il nome dello Zeppelin. Ma probabilmente dovremo aspettare un po’ di tempo. Per ora riportiamo la trascrizione della concitata, incredula e toccante radiocronaca di Eroberto Morrisoni. È da pelle d’oca. Come da pelle d’oca é il filmato ripreso dalle telecamere dell’operatore Carl Nielser nel quale si può vedere il momento dello scoppio dell’incendio e il seguente disastro.
“Al momento è praticamente immobile. Hanno gettato le funi dalla prua e alcuni uomini le hanno assicurate al suolo. Ricomincia a piovere; sta… la pioggia era un po’ diminuita. I motori posteriori girano quel tanto, quel tanto che basta a tenerlo su… È andato in fiamme! È andato in fiamme e sta precipitando, si sta schiantando! Attenzione! Attenzione, voi! Toglietevi di mezzo! Toglietevi di mezzo! Riprendi, Carl! Riprendi questo, Carl! Il fuoco e si sta schiantando! Si schianta, è spaventoso! O mio Dio, toglietevi, ve ne prego! Brucia e divampa, e il… e sta precipitando sopra al pilone d’ormeggio vicino al Ponte a Talvera e tutti realizzano che è terribile, è la peggiore delle peggiori catastrofi al mondo, la peggiore delle catastrofi altoatesine È… è… in fiamme… uno schianto pazzesco, ascoltatrici e ascoltatori. C’è fumo, fiamme ora… e la carcassa si sta schiantando al suolo, sul letto del torrente Talvera non proprio sul pilone. Oh, tutta quell’umanità e i passeggeri che urlano ovunque, qui attorno. Ve l’ho detto, non riesco nemmeno a parlare alle persone i cui amici sono lì a bordo. Ah! È… è… è…è… o… ohhh! Non, non riesco a parlare, ascoltatrici e ascoltatori. È vero, giace laggiù, un ammasso di resti fumanti. Ah! Si riesce a malapena a respirare e a parlare, e le urla. Signora, mi, mi dispiace. È vero: non, non, respiro a malapena. Sto, sto per rientrare dove non possa vederlo. Carl, è terribile. Non posso. Devo proprio, proprio fermarmi un minuto perché ho perso la voce. È la cosa peggiore cui abbia mai assistito”.
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