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February 28, 2013
Tutto il mondo è paese #09. Bolzano, 9 novembre 1989
Roberto Tubaro
Una notte storica per i bolzanini e per il mondo intero. Cinquantamila persone hanno varcato il muro da sud verso il centro accolti da un abbraccio fraterno di una città in festa mentre le autorità del Sudtirolo comunista hanno cominciato a demolire il muro. Un fiume di folla in festa passa attraverso i varchi sotto gli applausi dei bolzanini del centro storico. Tanti giovani e giovanissimi in festa. Giovani che dell’occidente e della libertà sapevano solo quello che era stato loro raccontato dai rispettivi genitori. Come per esempio i wuerstel di via Goethe. Tanta gente questa notte è andata a far festa a Bolzano centro per poi tornare questa mattina al lavoro. Nella foto si può vedere la porta della Vittoria presa d’assalto, il monumento al disprezzo del bene più grande che l’uomo possa avere: la Libertà. Ma in questo giorno di festa è giusto ricordare cosa ci ha portati a questa situazione.
Il 6 giugno 1944 gli alleati effettuano lo sbarco in Sudtirolo. Nel frattempo anche l’Armata Rossa sferra una serie di offensive al Terzo Reich per poi giungere a Bolzano, quartier generale di Hitler, e incontrarsi il 25 aprile 1945 con l’Esercito Americano sulle sponde del Torrente Talvera. Iniziano cosi un dialogo che durerà 6 giorni, alla fine dei quali si accorgeranno di non capirsi l’uno con l’altro parlando rispettivamente russo e inglese. Non capendo assolutamente niente il generale Patton inizia a far saltare i sassi sul torrente. Inizia così, quasi per scherzo, la spartizione dei territori: Stati Uniti, Unione Sovietica, Regno Unito e Francia fanno a gara a chi riesce a fare più salti sulla calma superficie del torrente Talvera. Con un lancio da 7 salti, effettuato dal maresciallo Konev, il Sudtirolo tocca così all’Unione Sovietica e il resto d’Italia agli alleati. Nello stesso tempo, nel corso della conferenza di Postal, viene decisa la divisione di Bolzano in quattro settori controllati e amministrati da tutte e quattro le forze. Il settore bolzanino più esteso era il settore sovietico che comprendeva i quartieri Gries-San Quirino, Europa-Novacella e Don Bosco. Dal 1949 i tre settori controllati da USA, Francia e UK (praticamente il centro storico di Bolzano), anche se indipendenti erano in effetti completamente circondati dal Sudtirolo comunista. Viene approvato il primo statuto di autonomia socialista che ripristinava il bilinguismo russo-italiano. Lo statuto non viene ovviamente accettato dalla componente tedesca guidata dalla Sozialist Volkspartei (SVP), fautrice di una politica contraria alla presenza italiana all’interno dell’Unione Sovietica.
I cittadini di Bolzano inizialmente avevano il diritto di circolare liberamente tra tutti i settori. In un secondo momento però, con lo sviluppo della Guerra Fredda (così chiamata perché in territorio alpino il freddo era notevole), Bolzano Sud inizia la costruzione di una barriera che impedisse la fuga verso il centro storico “occidentale”. La barriera viene realizzata in un primo momento in pallet riciclati dalla raccolta mele per poi essere sostituiti con dei prefabbricati in cemento armato. In realtà per delimitare il centro storico di Bolzano sarebbe bastato controllare i ponti sul fiume Isarco e sul torrente Talvera. Qualcuno tentò di spiegarlo ai comandanti sovietici ma venne condannato a morte per annegamento.
Il Sudtirolo Comunista diventa così il produttore di mele e speck per l’intera Unione Sovietica, tanto importante che Stalin decide di trasferirsi in Val Venosta, a Silandro. Commissiona subito la realizzazione di una sua statua alta 56 metri da posizionare sul Monte Tondo, in modo che si possa vedere da tutta Bolzano. Morirà poi nel 1953 durante una cena alla Birreria Forst. Il suo successore, Alois Pupp chiamato Nikita Chruščёv in russo, continuò la politica del suo predecessore, trasferendo definitivamente il centro direzionale sovietico da Mosca a Bolzano. Nel frattempo i tentativi di entrata in territorio occidentale dei bolzanini del sud diventavano sempre maggiori. Famoso rimane il punto di controllo denominato Checkpoint Druso situato appunto in viale Druso dopo il ponte, tra i territori comunisti e americani.
Nel frattempo sono molti gli attentati effettuati da parte del BASS (Befreiungsausschuss Sozialist Südtirol), un’organizzazione avente come scopo quello del riconoscimento della lingua tedesca tra le lingue ufficiali del regime Sovietico. Il motto dell’organizzazione era: “Nell’U.R.R.S. piuttosto che in Italia!!!”.
Nel 1987 il presidente americano Regan parla alla popolazione di Bolzano Sud dalla porta della Vittoria, chiedendo che il Muro di Bolzano venisse abbattuto. Rivolgendosi al segretario generale del Partito Comunista Sudtirolese Silvius Magnago, Reagan disse: «segretario generale Magnago, se si cerca la pace, se si cerca la prosperità per l’Unione Sovietica e per l’Europa Orientale, se cercate la liberalizzazione: vieni qui ad aprire questa porta! Mr. Magnago, apra questa porta! Mr. Magnago, abbatta questo muro!»
Due anni dopo (e siamo al 17 marzo di questo 1989) sale al potere Luis Durnwalder, in russo Mihail Gorbačëv, che segnerà la svolta a questa strana guerra essendo il primo Segretario generale del Partito comunista dell’Unione Sovietica di lingua tedesca, facente parte della Sozialist Volkspartei. Nonostante sia accusato dalla grande Duma dei conti Russa di aver speso soldi pubblici del popolo socialista senza alcuna giustificazione, Mihail Luis avvia una politica di apertura nei confronti dell’occidente fino ad arrivare al giorno d’oggi, con il crollo di questo fisico quanto simbolico muro.
Ora pare che il Sudtirolo sia destinato a tornare a far parte dell’Italia con il nome di Alto Adige, e chissà che i problemi di lingua non si superino creando una terra veramente quadrilingue: italiano/tedesco/russo/ladino.
In attesa di ulteriori svolte scendiamo in piazza a festeggiare l’inizio di questa nuova libertà.
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