Music

August 24, 2012

L’insospettabile valore artistico della chiacchierata da bar

Alessandro Tommasi

4.20€, due espressi, un succo.
Ho ancora lo scontrino. E’ il ricordo di una splendida mattinata, passata ad aspettare timidamente di farsi notare dal direttore d’orchestra Emir Saul, sperando che si accorga che c’è un infiltrato che dovrebbe voltare le pagine (in quel momento ancora senza secondo) ai due ragazzi, Anton e Daniel Gerzenberg, che nel frattempo sembrano cavarsela perfettamente da soli, con mamma Zilberstein ( la celeberrima pianista) che li filma dalla platea.

Una mattinata che è iniziata con il disfattismo del non sapere a chi rivolgersi come secondo voltapagine, con l’umor nero di dover aspettare chissà quanto tempo probabilmente per niente, perché tanto un voltapagine da solo per due pianisti è inutile, ma bisogna presenziare almeno la prima prova, e ancora peggio, l’essere arrivato in ritardo alle prove (speravo partisse la madre, non i due ragazzi!).

Una mattinata che è continuata nella maniera migliore, decisamente. Alla pausa riesco a trovare l’occasione e il coraggio di annunciarmi, riesco a parlare con Mrs. Zilberstein, che aveva qualche vago ricordo di me (quale onore) e chiedere ai due ragazzi se hanno voglia di una chiacchierata con intervista (addirittura!). Solo cinque minuti, assicuravo! Certo, cinque minuti…

Se non altro la mia posizione di voltapagine casualmente catapultato sul palco mi ha permesso di avvicinarli. Nessuno fa troppa attenzione al voltapagine, se non il voltapagine stesso. L’ansia terrificante di prendere due pagine anziché una, i dubbi esistenziali sulla propria capacità di lettura nel momento sbagliato, la sicurezza di non riuscire a seguire e di perdere l’istante giusto in cui voltare, rischiando così di rovinare un intero concerto. Una responsabilità atroce!

Il lato positivo è che i due ragazzi non lo fanno pesare minimamente, anzi, sono un vero rimedio contro l’ansia, come il loro tono tranquillo, pacato e spesso divertito mostra nell’intervista.
Innanzi tutto chiedo preventivamente scusa per il mio tedesco pessimo (che imbarazzo), però ho pensato che fosse la scelta migliore rispetto ad un più comune inglese. Poi chiedo scusa di nuovo, ma per i rumori di fondo, d’altronde è un bar. Almeno rendono tutto più realistico. Per finire consiglio di tenere ben alto il volume per poter capire cosa raccontano i due ragazzi, perché è stato un dialogo vivace, affascinante e di una piacevolezza esaltante (come le persone con cui ho condiviso il mio entusiasmo appena tornato a casa hanno notato…).
Chi è appassionato di musica, soprattutto se ragazzo, sa quanto sia bello trovare qualcuno con cui poterne discutere, qualcuno con cui parlarne tranquillamente senza dover spiegare sempre tutto, qualcuno che abbia idee simili o diverse dalle proprie, ma almeno abbia idee, per consentire un vero confronto. Ogni volta che scopro persone del genere un calore mi pervade e serbo sempre con affetto i momenti passati a parlare di musica e ad ascoltare e raccontare a mia volta aneddoti.

Sostanzialmente quelli che dovevano essere cinque minuti, sono diventati tre quarti d’ora, passati non solo a parlare di musica, ma anche di Bolzano, delle montagne, di come si dica “cincin” nel resto del mondo (in russo si dice na zdorovje [lo ammetto, per scoprire come si scrivesse sono ricorso spudoratamente a google]) e altri vari discorsi. L’intervista non è che una minima parte di quello che i due ragazzi mi hanno raccontato. Delle loro esperienze, delle frasi di grandi compositori e direttori, di una regola di vita dei musicisti (“Nicht alle Musiker glauben an Gott, aber alle glauben an Bach”, confermo e riconfermo), di cosa voglia dire essere un pianista e cosa essere un musicista e la discussione che ne è seguita. Battute, scherzi, momenti di serietà subitanei, altalenando costantemente tedesco e inglese per coprire ogni buco e riuscire sempre in qualche modo a cavarsela.

Da giovani musicisti appassionati e già esperti come i due fanciulli Gerzenberg (ovviamente è più facile tenere a mente per il cognome della madre, Zilberstein) si impara sempre tanto. Quelle lezioni che non sono vere lezioni perché, nonostante tutte le loro esperienze in giro per il mondo, non sono che ragazzi come me, coetanei praticamente. D’altro canto mi inserivo perfettamente fra i due, uno di 16 e l’altro di 21 anni con i miei 19. Non una lezione in cattedra. Una chiacchierata di vita. Una ventata di idee. Per me, un’occasione in cui sentirmi per qualche istante al posto giusto nel momento giusto.

Qualcosa che mi garantirà aneddoti e curiosità da raccontare a chi avrà voglia di ascoltarmi per molto, molto tempo ancora. Sempre che riesca ad intrappolare qualche malcapitato.
Nel frattempo, mi godrò (per quel che potrò) il concerto di questa sera alle ore 20.30 all’auditorium Haydn, direttamente dal palco. Poi chissà che non si vada tutti insieme a bere qualcosa al bar. Male di certo non fa!

Na zdorovje!

Foto: franzmagazine

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