Music

September 3, 2014

Festival Busoni, prossima fermata: finali

Alessandro Tommasi

Il treno per le Finali del Concorso Pianistico Ferruccio Busoni ha lasciato finalmente la prima stazione, abbandonando quel mondo sognante ed incantato che consiste nel Festival Busoni.
Con l’ultima densissima giornata, il 30 agosto, si è infatti concluso il mio amato, amatissimo Festival Busoni e con il concerto dell’1 sera s’è concluso il mio ancora più amato Bolzano Festival Bozen che per completezza di offerta ha pochi rivali in tutta Italia e ad essere sinceri anche fuori.
Si passa dalla musica antica, offerta da orchestre, solisti ed ensamble cameristici, fino al repertorio classico, fino ai romantici, fino al novecento, offrendoci anche pezzi di autori contemporanei in prima assoluta o prima italiana, il tutto passando dalle grandi orchestre giovanili alla nostra Haydn, dagli ensamble cameristici dell’accademia Gustav Mahler alla sfilza di concerti pianistici offerti dal Festival Busoni. Non c’è nulla che nella musica strumentale, ma anche corale e vocale, non faccia la sua comparsa nel nostro Festival, eccetto l’opera e il balletto probabilmente. Persino la parte didattica ha il suo spazio grazie all’Accademia Gustav Mahler. E ben lungi dall’essere male organizzato o dal sacrificare qualità al fine di aumentare la quantità, questo Festival si conferma una delle attività musicali più importanti del nostro stato, attirando letteralmente frotte di turisti, soprattutto l’anno del concorso.

E proprio lì ci stiamo dirigendo, su questo treno che, similmente a quello su cui sono appena salito per tornare a Padova (da qui la metafora), sembra non arrivare mai alla stazione successiva, tanto lungo è questo anno di attesa per la prossima abbuffata di musica! E proprio di questo si tratta, per i più temerari che come me seguono quasi ogni concerto, eccetto forse tutti gli oltre centoventi candidati delle preselezioni del concorso! Dopo l’ultima giornata del Festival Busoni, infatti, ero talmente stanco che mi son dovuto prendere due giorni di vacanza durante la vacanza. Siamo partiti la mattina alle 11 con un concerto di un colosso della musica, il buon vecchio Jörg Demus, vincitore del Busoni di quella che pare (e probabilmente è) una vita fa. Il pianista ottantaseienne ha dato prova di avere ancora gran parte delle sue caratteristiche, affrontando un concerto lunghissimo e con pezzi estremamente complessi. Seppur tecnicamente non più così efficiente, riuscire ad affrontare pezzi come Kreisleriana di Schumann e il Preludio Corale e Fuga di Franck a 86 anni ed uscirne con un gran concerto è qualcosa di a dir poco strabiliante. E dove l’appoggio, la potenza e la tecnica erano più deboli, un controllo del suono spettacolare prendeva il posto, unito ad una concezione formale dei pezzi incredibile e una memoria d’acciaio. Non un solo dubbi, non un insicurezza, niente, una conoscenza tale unita ad una mente superba che sembrava non aver bisogno delle mani per realizzare musica vera. 

Punto di massimo ed impressionante livello sono stati i tre preludi di Debussy tratti dal primo libro dei Preludes ed il Peludio e Corale dal trittico franckiano, anche se splendidi momenti ci sono stati riservati anche nella polifonia stupenda della Fantasia cromatica e fuga di Bach, nei temi perfettamente curati della Fantasia in Re minore di Mozart, nella cura del suono di Kreisleriana. Insomma, come non uscirne rigenerati! E ora che posso vantare una foto con il vecchio zio Jörg grazie al fotografo Gregor Kuehn-Belasi, che metterò assolutamente come immagine di questo articolo, proseguo con gli altri concerti del 30! Già perchè non paghi di questa rarissima perla, pomeriggio e sera ci siamo anche beccati l’integrale dei concerti di Beethoven, tutti realizzati da primi premi Busoni, Lortie, Kobrin, Zilberstein, Shtarkman e Cohen, ed accompagnati dalla nostra fida orchestra Haydn diretta un po’ alla meno peggio dallo stesso Lortie. E che concerti! La cosa più bella è stata forse vedere il diverso approccio di ogni pianista con ogni diverso concerto, mostrando una tavolozza di tecnica, suoni e idee musicali che mi ha lasciato inebriato. E come dimenticarsi la standing ovation per Lilya Zilberstein dopo un’esecuzione del terzo concerto a dir poco da brividi. Non me la sento qui di dire “questo era migliore di quest’altro” semplicemente perchè è stato così bello sentirseli tutti che non me ne frega assolutamente niente, detto con chiarezza! Piuttosto che bello è stato risentire Lortie, dopo una stupenda esecuzione della Sonata in Si minore di Liszt in un altro evento, che ha coinvolto anche il grande Brendel in una conferenza sulla stessa sonata davvero illuminante, seguita dalla presentazione del compositore Mauricio Sotelo del suo nuovo brano in prima assoluta, ispirato alle conversazioni sulla sonata di Liszt con lo stesso Brendel fatte nel corso degli anni, brano eseguito subito dopo dal pianista spagnolo Garvayo. E che dire dell’enorme varietà di eventi, che comprendevano in diversi casi anche un brunch offerto con tartine, vino e succo di mela, come punto di incontro per il pubblico e per i musicisti, come i concerti della giuria delle preselezioni. Io adoro queste cose, secondo me rendono ai concerti uno dei loro punti fondamentali, ossia non solo musica stupenda, l’atmosfera e la qualità del concerto dal vivo, ma anche luogo in cui conoscere, in cui dialogare, in cui stringere amicizie e trovare tutto un ambiente in cui muoverti, in cui crescere anche.

Questo spesso a Padova mi manca, l’assenza di un bar e di movimento durante l’intervallo dei concerti fa sì che spesso la gente arrivi a concerto, assista, durante l’intervallo non si muova o al massimo vada a fumarsi una sigaretta in solitudine e poi seconda parte e poi subito via verso casa. Quindi è ancora un maggior merito per gli organizzatori del Festival intero e in special modo al buon Peter Paul Kainrath, che nel tentativo di offrire format sempe diversi e particolari è riuscito a coinvolgere tutta la giuria in una serie di concerti spettacolari, che hanno confermato l’enorme valore musicale dei giurati, oltre che contribuito a quella che è sempre stata un’idea di base di PPK, ossia la chiarezza. Dopo ogni concerto, un’intervista ai due o tre giurati esibitisi sulla loro storia, le loro idee sul concorso e i loro criteri di valutazione, oltre che un’ulteriore intervista scritta sul programma di sala, ha aiutato ancora più a rendere chiaro ed affascinante il processo di selezione dei candidati che si cimenteranno con le semifinali e le finali fra un anno!
Mi auguro davvero che format come quelli di quest’anno, capaci di alternarsi fra concerti, integrali, concerti con brunch e interviste, concerti con conferenze e avvenimenti in orari diversi per ogni tipo di pubblico, possano ripetersi in futuro e anzi rinnovarsi ancora alla ricerca di nuove forme.
In questo il Busoni e il BFB in generale possono essere dei veri e propri capiscuola per chi cerca nuove idee e nuovi modi di organizzare festival e stagioni, speriamo solo che ci sia chi lo riesca a recepire.

Insomma, come al solito mi sono fatto trasportare dall’entusiasmo e dai mille pensieri e le mille riflessioni fatte su questo festival. Spero che questo possa convincere chi mai dovesse fermarsi a leggere un articolo sul Bolzano Festival Bozen, pur non avendo mai assistito, su quanto sia valido, nonostante spesso non esente da critiche per carità, questo nostro festival, meritevole di farsi conoscere sempre più e di attirare sempre nuovo pubblico. E speriamo inoltre che la nostra cara città lo capisca, visto che voci di riduzione dei fondi stanziati per quest’anno di BFB sono giunte alle mie ampie orecchie, riempiendomi di amarezza e fastidio.
Perchè se nemmeno Bolzano e provincia possono essere più considerate ancore di salvataggio per l’arte, la musica e la cultura, allora che speranza ci potrà mai essere in questo piccolo grande paese incapace di valorizzarsi? 

Foto Gregor Kuehn-Belasi

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There is one comment for this article.
  • Paul · 

    La musica e l’arte in generale sono beni inalienabili da promuovere, curare e rispettare, e davvero rincuora sapere che c’è ancora qualcuno che se ne (pre)occupa. Per chi come me purtroppo non ha avuto modo di partecipare a questa bella iniziativa del BFB, queste righe appassionate danno almeno la possibilità di immaginarsi di essere stato lì, ad ascoltare, con la speranza di farci visita l’anno prossimo.
    Attendo il prossimo articolo. Complimenti e buon lavoro!