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May 17, 2012
Nel week end, Bressanone incontra la Cina attraverso lo sguardo di due fotografi
Anna Quinz
Da domani sera alle 18, e per tutto il week end, Bressanone porta un po’ di Cina in Alto Adige. Al Museo Diocesano infatti arriva (e ahimè troppo velocemente se ne va, dunque non perdete l’occasione di vederla) la mostra Momenti di vita fra la Cina e l’Alto Adige, curata da Martha Jimenez Rosano. Attraverso i lavori e le immagini fotografiche di due artisti, l’altoatesino Giovanni Melillo Kostner e il francese Thomas Sauvin, sarà possibile inquadrare un piccolo pezzo di Cina (piccolo, perché la Cina è immensa), che passa per le montagne dell’Alto Adige. Melillo racconta infatti i volti e le storie di cinesi che vivono nelle nostre valli, mentre Sauvin, in questo caso più collezionista che artista, presenta la sua enorme e fondamentale raccolta di negativi, destinati al macero, prima del suo salvifico intervento, di fotografie scattate da persone “comuni”, in momenti “comuni”. Due modi di archiviare e raccontare, due punti di vista, che apriranno alla città di Bressanone le porte verso il grande popolo e la grande storia cinese. La mostra entra nella prospettiva del progetto Open City Museum, e permetterà a Bressanone di vivere alcuni momenti intensi, come la cerimonia del the,il Concerto Orientale nei giardini vescovili o il lancio di lanterne volanti, simbolo di festività nella cultura cinese (domani durante l’inaugurazione). Nei due giorni di mostra, sabato e domenica sarà invece possibile seguire visite guidate in lingue diverse, tra cui anche, ovviamente il cinese.
Ospite dell’inaugurazione sarà anche Monica Demattè, amica degli artisti, ma anche e sopratutto sinologa ed esperta (non solo per studi, ma anche per affinità e cuore) di cultura e arte cinese. L’abbiamo intervista, per farci raccontare della mostra, certo, ma anche della Cina oggi, che forse pensiamo di conoscere e che invece, non conosciamo affatto.
I luoghi comuni sulla Cina e sulla “invasione” cinese nel nostro e in altri paesi, ormai sono tantissimi e spesso poco attendibili. Quale dunque il senso, secondo Lei, di un progetto come questo, che racconta storie e persone della lontana terra cinese?
Non si conosce mai abbastanza un luogo o una cultura. L’informazione è spesso fuorviante, e dunque questo progetto, che propone alcune visioni “laterali”, artistiche e certamente meno tendenziose, ha davvero molto senso. In questo caso, inoltre, si tratta di una comunicazione che non pretende di essere oggettiva. Ma si parla di una visione sulla Cina o di due modi di relazionarsi alla Cina. Uno è quello di Thomas Sauvin, che attraverso la sua collezione di negativi sta in qualche modo ricostruendo la storia del “cinese comune”, dall’interno, nella visione della famiglia, del privato. Quella di Giovanni Melillo Kostner è invece una visione della Cina vista dall’Italia, o ancor più nello specifico, da Bressanone. Giovanni ha infatti cercato di capire chi sono questi cinesi che vivono qui e che un po’ “fanno paura” perché, fra virgolette, invadono le nostre valli.
Tanti dunque, i falsi miti da sfatare, anche attraverso progetti come questo…
È interessante e fondamentale sapere che il 95% dei cinesi che arrivano in Italia e in Europa, provengono da un’unica regione a sud di Shangai, Zhejiang, in particolare da Wenzhou , città costiera che ha nella sua tradizione l’emigrazione, causata dalla povertà della zona. Si tratta di una storia consolidata, e bisogna aggiungere che quando arrivano all’estero, i cinesi di quella regione sono molto coesi, ecco perché in qualche modo si “impossessano” di intere aree urbane, come è successo a Roma o a Milano. In realtà è necessario conoscere meglio e approfondire queste realtà, sarebbe come se parlando degli abitanti di Bressanone, intendessimo parlare di tutti gli italiani. In quella regione, peraltro, parlano una lingua diversa dal resto della Cina, forse una piccola analogia con Bressanone. Si tratta di una zona circoscritta, con caratteristiche particolari, sarebbe scorretto allargare la loro specificità all’intera Cina. Anche perché l’intera Cina, è come un pianeta. Il primo passo da fare, per tutti, è dunque circoscrivere.
A Bressanone vedremo la Cina vista attraverso lo sguardo di artisti non cinesi. Ma quel’è lo status quo dell’arte in Cina oggi? E quale la specificità, artisticamente parlando, della zona della quale raccontava?
L’arte contemporanea cinese è, sempre perché la Cina è un come un grande pianeta, difficile da circoscrivere. Da 10-15 anni, praticamente da quando è arrivata alla Biennale di Venezia nel ’99, è entrata a pieno titolo nel mercato. Non voglio fare un’equazione arte-mercato, ma va sottolineato che l’arte cinese indipendente dal mercato è molto ricca e diversificata, quella invece arcinota in Occidente, è ormai fatta di nomi molto famosi, quelli presenti in tutte le gallerie internazionali, con prezzi esorbitanti. Forse le quotazioni sono andate alle stelle in modo troppo repentino, ma in fondo, è un po’ condizione generalizzata di tutta l’arte contemporanea.
Nell’area di Wenzhou ci sono direi pochi artisti, o almeno, io non ne conosco nemmeno uno. Le persone sono lì più portate al commercio, e hanno un occhio meno attento verso la cultura rispetto ad altre zone della Cina.
Lei che conosce così a fondo la cultura e la gente cinese, cosa crede possa trovare lì di inatteso, o di diverso, “l’occidentale” di oggi?
È necessario premettere che i cinesi di oggi non sono più quelli di una volta. Quando sono andata lì la prima volta, pensavo in modo ingenuo di trovare determinate cose che invece non ho trovato. Il cinese di oggi è imbevuto di contemporaneità, contemporaneità che conosciamo bene perché è in parte quella importata dall’Occidente. Un cosiddetto occidentale che oggi va in Cina, resta probabilmente colpito da cose che non si aspettava.
Io, ormai, non ho più l’occhio di chi va alla scoperta della Cina per la prima volta. Dunque posso solo Devo dire però, che essendo una persona che privilegia su tutto i rapporti umani, in Cina continuo a trovare persone che altrettanto li coltivano. Per quanto mi riguarda la ricchezza della cultura cinese sta in questa capacità di relazionarsi con gli altri in maniera profonda e dunque di agire di conseguenza.
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