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December 13, 2011

Stasera il toccante Minotauro di Viganò e Stanzak. Altro da chi?

Anna Quinz

“…l’essere stava accovacciato non solo di fronte alla sua immagine, ma anche all’immagine delle sue immagini: vide davanti a sé un’infinità di esseri fatti com’era lui, e come si girò per non vederli più, un’altra infinità di esseri uguali a lui”. In queste poche frasi, che introducono il lettore a “Il Minotauro” di Friedrich Dürrenmatt, si racconta già tutta l’essenza del mostro, mezzo uomo mezzo toro, rinchiuso in un labirinto fatto di specchi, in cui l’altro mostruoso che incontra, è solo e semplicemente un’immagine riflessa di se stesso. Così, l’alterità diventa normalità, ma anche straniamento assoluto e terrore. E chi di noi, ogni giorno, non si trova un po’ schiacciato in questo labirinto – fisico o mentale che sia –, in cui riconoscere in sé l’altro, e l’altro in sé? È l’umana natura, che confonde e mischia le carte del normale e dell’anormale, posizionando le essenze nei punti di vista, più che nelle certezze. Così, il mito del Minotauro, ieri come oggi, è simbolo calzante del nostro tempo e della nostra condizione, appesa, più o meno simbolicamente, a un filo. La storia del Minotauro, mostruoso “altro” e di Arianna, il filo di luce e di speranza che collega alterità e umanità, è raccontata con delicatezza e forza dallo spettacolo omonimo, di Antonio Viganò (attore e regista bolzanino) e Julie Anne Stanzak (danzatrice storica del Wuppertal Tanztheater di Pina Bausch), che sarà possibile vedere questa sera al Waltherhaus alle 20.30. A rendere ancor più vivo e intenso il mito, gli interpreti “diversi”, i bravissimi Manuela Falser e Mattia Peretto della Lebenshilfe, che danno corpo, con il loro corpo, all’alterità inizialmente temuta e fuggita, che alla fine però, in un sottile gioco di specchi, porta noi spettatori a essere gli “altri”.

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