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September 16, 2011
Carl Andre, sculture come spazio a Museion
Anna Quinz
Quando i materiali hanno smesso di essere tagliati nello spazio, e sono diventati essi stessi tagli inferti allo spazio, la scultura non è stata più la stessa. A tagliare di netto la storia dell’arte scultorea è stato l’americano Carl Andre, per questo, e molto altro, considerato padre fondatore della Minimal Art. le sue opere, al primo sguardo elementari e arcaiche, racchiudono invece le chiavi di lettura della scultura contemporanea, che nelle sue mani è passata dall’essere forma a essere struttura, per poi ancora diventare luogo.
È lo stesso Andre a raccontare così il suo lavoro, perché la parola, tanto quanto l’acciaio, il legno o il rame, è una materia con cui lavorare e “sporcarsi le mani”. Da stasera e fino a gennaio, una straordinaria retrospettiva dell’artista sarà visitabile al primo e al quarto piano di Museion, ed è un’occasione da non perdere, perché i cubi, le piramidi e le forme pure esposte negli spazi bolzanini, oltre a raccontare dal vivo la storia dell’arte, riescono a provocare nell’ignaro spettatore, forti emozioni. Il che significa, colpire nel segno, e in particolare nel proprio segno. Proprio questo infatti è da sempre l’obiettivo dell’artista, che coi suoi lavori dal forte impatto spaziale, vuole stimolare non la contemplazione, ma l’esperienza. Questi oggetti, che come tali vanno presi – non lavoro di cesello e scalpello, ma oggetti puri e semplici, puri, netti, elementari – infatti sono veri e propri luoghi in cui stare, in cui spostarsi e spostare il proprio punto di vista. Vanno vissuti, prima che osservati. Bisogna costruire una relazione fisica con essi e cercare il contatto, prima che il racconto. Andre non ha mai avuto uno studio in cui costruire le sue opere, non ha mai fatto bozzetti, ha invece disegnato spazi negli spazi, lavorando direttamente sui e nei luoghi in cui invitato a porre un segno del suo passaggio. Così, ogni passo della sua storia personale di artista, diventa passo di una storia collettiva dei luoghi dell’arte, che ora coinvolge anche Museion e la città di Bolzano. Una delle opere posta nel prato antistante il museo, ben rappresenta questo cammino, con la linea bianca che sembra essere un pezzo di una strada ancora tutta da percorrere e costruire. L’occhio meno attento forse non la noterà, gli altri, invece riconosceranno un tassello di storia dell’arte e dell’arte di un grande artista.
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