view in browserFrame del film "Vermiglio" di Maura Delpero, Cinedora Production, Lucky Red Distribution, © Cinedora Production, dall'articolo: "Parlando di regia con Maura Delpero" di Maria Quinz
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Le montagne
occupano come immense donne
la sera:
sul petto raccolte le mani di pietra;
Antonia Pozzi, 9 settembre 1937
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Una meraviglia di giochi di luce e di ombre che si rincorrono lungo i fianchi fino alla vetta, colori sempre nuovi che cambiano con le stagioni disegnando un abito lungo in continuo mutamento. Una presenza rassicurante, salda e sicura, le montagne sono sempre lì quando alziamo lo sguardo al cielo e ci sentiamo finalmente a casa. Riempiono gli occhi, occupano lo spazio senza esitazione, si ergono nel cielo senza chiedere permesso.
Così come hanno fatto le prime donne che a fine Ottocento hanno iniziato a rivendicare il loro spazio sulle montagne del Trentino-Alto Adige, come alpiniste e come rifugiste, in realtà, tutte le donne di queste terre alte sono sempre state donne di montagna. Anche se nessuno racconta le loro storie in libri o documentari, anche se non sono ci sono fotografie che le ritraggono in cima a una parete di roccia, loro erano lì. Nei campi in pendenza, a rastrellare il fieno sotto il sole, nei boschi a raccogliere erbe e funghi, nelle proprie case a custodire saperi, a tenere vive le tradizioni delle nostre comunità.
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still del film Moving Mountains di Andrea Costa, © Takt Film, dall'articolo: "I moti della montagna (e dell’anima)" di Maria Quinz
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Essere donne di montagna non significa solo mettere gli scarponi ai piedi e salire in vetta. La montagna insegna pazienza, tenacia, rispetto dei propri limiti, insegna a vivere. Oggi essere donne di montagna ha forme nuove, ma sempre la stessa essenza. Guide alpine, rifugiste, pastore, scrittrici, attiviste ambientali, scienziate. Alcune scelgono di scalare, di affrontare le pareti verticali, di misurarsi con la fatica e l’altitudine. Altre si appassionano alla botanica, alla fotografia, alla storia locale. C’è chi ama camminare per ore lungo i sentieri e chi preferisce osservare il profilo delle cime dal fondo valle. Osservare come forma di meditazione, con lo sguardo che mira in alto, invito e tensione alla trascendenza.
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© Roberta Segata, dall'articolo: "Scatti disincantati per ricucire lo strappo con la natura. Fotografare le Alpi #6. Intervista a Roberta Segata" di Silvia M.C. Senette
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Siamo tutte donne di montagna, in modi diversi. Perché viviamo queste terre, le conosciamo, le attraversiamo. Perché ne portiamo i segni nella voce, nei gesti, nelle scelte. E anche se la società spesso racconta solo le storie delle poche donne alpiniste entrate nella storia, è tempo di riconoscere che la montagna è stata abitata e tenuta viva, giorno dopo giorno, da una moltitudine di donne diverse. Per molte donne, la montagna non è solo un paesaggio fisico, ma uno spazio simbolico in cui ridefinire sé stesse. Lontano dalle consuetudini urbane, dalle aspettative sociali e dai ruoli interiorizzati, l’alta quota diventa territorio di trasformazione, non conquista ma sinergia tra montagna e donna. Non per legittimarsi all’interno di un sistema di valori esistenti, ma per definire un nuovo linguaggio fatto di ascolto e cura. Quella delle donne in montagna è una presenza silenziosa e dirompente al contempo, che restituisce alle terre alte la loro anima viva, trasformativa e creativa.
Agata Bosetti
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Alle die, die einen Versuch versuchen. Alle, die aus der Reihe tanzen, aber taktvoll! Jene, die ihre eigene Zukunft basteln und knipsen, um auf das aufmerksam zu machen, was ihnen wichtig ist. Andere schminken anstatt sich seinen eigenen Traum abschminken und dabei gleichzeitig in der Alltagsrolle bleiben. Leidenschaftlich begeistert und imstande, andere von der eigenen Leidenschaft zu begeistern. In dieser Serie werden einige dieser – jungen – Südtiroler KünstlerInnen, MusikerInnen, JungunternehmerInnen, SportlerInnen und TänzerInnen vorgestellt: MUT, NUR MUT #05 – Petra Cola
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Dal valico ero calata a balzi e falcate, salti per i ghiaioni ed i precipiti canali dove gettano i tronchi, come voli, dimenticarsi di essere della razza umana, che bestia sii non sai, uccello, falchetto, quadrumane antico dalla grinfia tenace, fulminea ad afferrare una rama per aria, frenare il corpo che balza, dondolarlo nel vuoto, […]
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Illustrazioni di Mirijam Heiler, tratte da "Il mare in bocca", Francesca Fattinger, Mirijam Heiler, 2021, franzLAB
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Che cos'è la poesia? Come nasce? Come si muove? Come respira? Due donne di montagna, Francesca Fattinger e Mirijam Heiler, hanno unito le loro arti per provare a rispondere a questi quesiti e capire davvero cosa vuol dire "fare poesia". Dalla loro collaborazione nata tra Trentino e Alto Adige nasce "Il mare in bocca", un volumetto di poesie pubblicato per la prima volta nel 2021, edito da franzLAB per la serie Cento.
Ispirato da momento di profonda riflessione personale durante il primo lockdown, raccoglie 26 componimenti originali di Francesca in italiano, tedesco e inglese, che si intrecciano alle delicate illustrazioni di Mirijam.
Poesia e immagine si uniscono in un'intricata danza fatta di parole, fragilità e scoperta della nostra parte più profonda. Lo trovate nel nostro shop.
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Since 2010, the online magazine on contemporary culture in South Tyrol and beyond in the Alpine environment. |
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