Naturalpina: il soffio aromatico della montagna

© Naturalpina
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Marzo è il tempo in cui la montagna si desta dal sonno bianco dell’inverno. La terra, ancora intorpidita, si lascia scaldare dal primo sole, mentre la neve si assottiglia e scivola via in rivoli silenziosi. Il vento si fa più dolce, portando con sé il respiro umido del disgelo, e tra le crepe delle rocce affiorano timidi germogli, piccole scintille di verde nel grigio delle pietre.
È in questo tempo di attesa e trasformazione che la natura sussurra il valore della pazienza, del ritorno. Ogni ramo che si tende alla luce, ogni radice che si allunga nella profondità della terra ci insegna che la rinascita non è mai improvvisa, ma un processo lento, custodito nel segreto delle stagioni. E proprio ora, in questo fragile equilibrio tra gelo e fioritura, è il momento perfetto per raccontare una storia di montagna.
Alle porte di Belluno, dove le Dolomiti si stagliano come antiche custodi del cielo, c’è un luogo in cui la montagna incontra il sogno di una donna. Un tempo, qui la terra conosceva solo il passo severo del mais e delle patate, ma oggi risuona di nuova vita: quaranta specie di erbe officinali ondeggiano al vento, i meli intrecciano le loro radici con la memoria del suolo, e ogni foglia racconta una storia di pazienza e rinascita.
C’è il profumo del bosco nell’aria, tra le pagine di un erbario vivente che è insieme rifugio e sapere, spazio di mani che impastano, distillano, ascoltano il sussurro verde delle piante. Più in alto, oltre le nebbie e le valli, a 2000 metri di altitudine, le stelle alpine fioriscono nel loro regno silenzioso, piccole lune d’argento adagiate sulla roccia.
E poi c’è la bottega, scrigno di essenze e tisane, di unguenti che racchiudono il respiro della montagna. Ogni flacone è un frammento di paesaggio, ogni infuso una carezza di vento. Qui la natura non è solo bellezza: è cura, è radice, è promessa di un tempo più lento e gentile, che scorre al ritmo della terra e del cuore.
Naturalpina è il nome di questo sogno fiorito tra le rocce, un progetto che affonda le radici nella terra e nello sguardo attento di Alice Pedon. Nata in pianura, ma con il cuore rivolto alle vette, ha attraversato il mondo della moda per poi scegliere un’altra eleganza: quella silenziosa della natura, il suo equilibrio perfetto, il suo respiro antico.

Perché la montagna non si possiede, si abita con umiltà. È maestra severa e generosa: insegna la forza nella tempesta, la meraviglia nelle piccole cose, la dolcezza dell’attesa. E nel suo respiro profondo, tra il fruscio dei larici e il canto dell’acqua, si scopre, ogni volta, il miracolo di una nuova primavera.
Alice, Naturalpina è la realizzazione di un sogno. Quando è nato questo desiderio di intrecciare la tua vita con la montagna?
La natura mi ha sempre chiamata, fin da bambina. Sentivo il suo respiro più forte tra le vette, nel silenzio delle Dolomiti, in quell’armonia che esiste solo nei luoghi intatti. Poi ci sono stati i viaggi nel Nord, la Lapponia, i colori rarefatti, la vita essenziale e autentica. Tornare è stato come svegliarsi da un sogno rivelatore: non ero più la stessa. Cercavo spazi in cui potermi distendere, dove il tempo avesse ancora un ritmo naturale. Le Dolomiti, con la loro integrità intatta, sono state la mia risposta.
Hai vissuto la moda, un mondo affascinante ma frenetico. Quando hai capito che la tua strada era un’altra?
Amavo il mio lavoro, ma sentivo che non si accordava con il mio bisogno di connessione profonda con la natura. Quando ci siamo incontrati, con mio marito ci siamo chiesti: dove vogliamo piantare le nostre radici? Così abbiamo scelto Belluno, un luogo che ci permettesse di crescere la nostra famiglia respirando la bellezza. Volevo coltivare, toccare la terra, vedere una pianta crescere dal seme fino al suo massimo splendore. E poi trasformarla, scoprire i suoi sapori, le sue proprietà, il suo spirito. Da qui la scelta di acquistare un terreno e iniziare a praticare la coltivazione delle piante officinali.



Naturalpina è anche un luogo di incontri, di scoperte. Cosa provano le persone quando arrivano qui?
Sognavo una bottega delle erbe immersa nel bosco. Quando qualcuno entra qui, non è solo un luogo che incontra, ma un respiro diverso: quello delle essenze alpine, dell’aromaterapia pura. C’è meraviglia nei loro occhi, perché la bellezza qui si sente prima ancora di essere vista. Così organizziamo accademie botaniche, incontri che intrecciano arte e natura, dall’acquarello botanico alla modellazione dell’argilla, fino a laboratori per bambini dove le storie si fanno radici e si pratica la favoleria!
Il tuo progetto è anche un manifesto di sostenibilità. In che modo fate riscoprire il valore dell’autenticità?
Credo nella bellezza delle cose imperfette, nel valore di ciò che è genuino. Per questo, accanto alle 50 specie di piante officinali, abbiamo piantato un meleto con nove varietà antiche, alcune risalenti all’Ottocento. Offriamo degustazioni per far scoprire che i sapori autentici esistono, che una mela vera non è mai identica all’altra. La sostenibilità per me è anche questo: buon senso e rispetto per ciò che la terra ci offre.
C’è una pianta che senti particolarmente tua, che più di tutte racconta la tua storia?
La stella alpina. È il fiore che più amo, il simbolo della resistenza e della bellezza nascosta. Cresce solo dove la montagna è più severa, dove il vento è forte e la terra è povera. Eppure sboccia, con una forza che incanta. Riportarla nel nostro orto è stata un’emozione profonda, un piccolo atto d’amore verso questa terra che mi ha accolto.