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November 22, 2023

Elisa Barison e i suoi “esseri viventi” al Parkhotel Mondschein

Francesca Fattinger

È in fondo a tutte le nostre esperienze. Non è una sostanza: non cova in sé la natura delle cose. Non è nemmeno un’eco tardiva che si aggiunge una volta che l’esperienza si è compiuta. È un movimento ritmico, regolare, instancabile, un’onda senza rumore che va fino al limite dell’orizzonte per poi tornare a infrangersi sui nostri corpi e a esplodere nei nostri polmoni.
Emanuele Coccia

Sono seduta alla mia finestra, ho il mio basilico accanto a me con il suo profumo forte che mi ricorda di esserci anche quando mi sento persa e al di là del vetro gli alberi di Liriodendron tulipifere, da quando ne ho scoperto il nome mi sembra di averci stretto ancora più amicizia. Sembra che il mio sguardo sia comodo e si sappia ammorbidire in questa cornice, quella giusta per rimettere mano alle parole, ai pensieri e ai desideri che io ed Elisa ci siamo scambiate ieri: parole che hanno creato dentro di me tanti moti trasformativi, come se mi avessero consegnato la chiave per smuovere strati, rimettermi in discussione, ricominciare a compiere con coraggio e anche con la giusta dose di rabbia e delusione piccoli e incredibili atti desideranti e politici di rottura e cambiamento. Tutto questo è nascosto nel mondo delle piante e dei fiori a cui da anni ormai Elisa Barison, curatrice, writer e intellettuale dalle mille risorse, sta dedicando cura, studio, ricerca e amore, in un moto perpetuo di scambio tra lei e loro, senza soluzione di continuità. Un mondo soffice e fragile, che dall’alto di quella fragilità e morbidezza si fa portavoce di valori politici e radicali riassumibili in quell’osmosi umano-naturale che forse è la sola via da intraprendere per poterci salvare. 

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Parliamo di tutto questo e di molto altro, quando comincio a farmi raccontare l’evento intimo ed estremamente esclusivo che la vedrà realizzare un’installazione floreale all’interno di una stanza del Parkhotel Mondscheinun’installazione effimera che avrà la durata di una mattina, domenica 26 novembre e poi sparirà, così come fa la natura che segue i suoi cicli, si trasforma, muore e risorge, nasce e cresce, senza paura appare e scompare, cambiando forma. Fate davvero di tutto per esserci domenica, perché accadrà davvero una magia, ma se non ci sarete, sappiate che prima o poi un’altra stanza si aprirà, magari sarete proprio voi a invitare Elisa e i suoi fiori ad occuparla! Prima di entrare in questo mondo magico allestito nella stanza dell’albergo, in cui la natura attraverso le mani di Elisa saprà occupare lo spazio, dilatare il tempo e far germogliare i pensieri, ci sarà alle ore 11 anche un momento di dialogo tra lei e Anna Quinz che, oltre a essere creative director e una collezionista di cose belle, è anche una grande appassionata di fiori. Sarà l’occasione di farsi tutt’orecchi per cogliere, in modo inaspettato, la natura e la sua bellezza ribelle e silenziosa, di entrare in tutti i “perché” che hanno condotto Elisa a dedicarsi anima e corpo a questi meravigliosi “esseri viventi”. 

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Accompagnata dalla voce luminosa di Elisa mi affaccio sul suo mondo, fatto di arbusti e fiori, di muschio e di boschi, di piante selvagge colte ai margini della strada, di collezioni e accumuli come ready made, di radical softness, di estetica e di bellezza che salverà il mondo e soprattutto di “inter-dipendenza”, la parola più bella, dolce e radicale che si è ormai aggrappata a ogni cellula di me.  Mentre parliamo mi sembra di essere con lei nel suo bosco, sulle sue montagne, a osservare e raccogliere insieme, a farci trasportare dal ritmo di quel respiro che tutto riempie e che ci unisce intimamente e indissolubilmente con le piante e la natura intorno a noi, come racconta Emanuele Coccia in “La vita delle piante” il libro che Elisa mi cita fin dalle prime frasi. 

90294032-0BC6-4715-97CF-0ACBB92CF6D6Partiamo da due parole, quelle del titolo, che mi hanno colpito dal primo momento in cui le ho lette: “essere viventi”. “Esseri viventi” sono loro, piante e fiori, anche se continuiamo a dimenticarcene, esseri che vivono e riescono a sopravvivere fino a un certo punto, ed “esseri viventi” siamo noi che grazie a loro e all’ossigeno che creano viviamo in un tutt’uno senza divisioni. Non esiste l’umano escluso dalla natura, ma l’umano nella e con la natura: le due parole “essere viventi”, che tutto comprendono, vogliono esserne un monito. Questo discorso ci conduce a Stefano Mancuso, ma anche ad Anna Tsing e Donna Haraway, riportando in evidenza proprio quel temine di interdipendenza che sottende a ogni momento di coltivazione, raccolta o collezione di Elisa e che vuole scardinare quell’ormai consueto definirsi come curatori o scrittori indipendenti, nozioni legate a sistemi patriarcali e capitalisti, che inoltre spesso vedono nella cura non un lavoro ma un’attitudine tutta al femminile considerata molto spesso dovuta. Un’interdipendenza grazie alla quale ad esempio può realizzare questo piccolo grande sogno, “è grazie a due fantastiche donne che posso dar forma al mio progetto” – mi racconta: la già citata Anna Quinz da una parte e Greta Marcolongo dall’altra, direttrice artistica di “ELLA, Women on stage 2023” rassegna del Comune di Bolzano – Ufficio cultura e ufficio donna dell’Assessorato Cultura e Pari Opportunità – da anni dedicata al mondo dell’arte al femminile a tutto tondo, dal teatro, alla musica, alla poesia, fino ai fiori di Elisa.

683C0CE6-959F-438C-8782-EF2F0807D77DQuando le chiedo se nella realizzazione dell’installazione si considera come un’artista, è molto bello il viaggio che mi fa percorrere per spiegarmi che: lei no, non si sente così, perché lei non fa nulla, le opere d’arte sono già nella natura, lei non fa altro che raccoglierle, disporle e dar loro cura, come fa con le opere di artisti e artiste. Mi conduce lontano nella storia della sua infanzia, la immagino piccolina con le braccia piene di rami sassi, muschio, e tutto quello di meraviglioso che trovava nelle sue montagne per portarselo nella sua cameretta e vedo la mamma che silenziosamente la ripulisce appena può, ma anche una piccola caparbia Elisa che continua nel suo accumulo con gli occhi sempre colmi di meraviglia, come se niente e nessuno potesse fermare questo istinto a cogliere e salvare bellezza. E così nel permettere alla natura di invadere la stanza dell’Hotel Mondschein in realtà è come se potesse rimettersi nei panni di quella piccola Elisa che si meraviglia, che guarda, che rallenta, che salva. Facendoci entrare nel suo mondo ecco la vera magia: ci permette di abitare il suo sguardo e lì di restare per un po’. 

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Quando ha ricominciato ad alimentare questa sua fiamma interiore, che abbiamo capito esistere da tantissimo tempo o forse proprio da sempre, lo ha fatto però non solo per collegarsi alla sua infanzia o all’eredità dei suoi parenti (è figlia di figli di contadini ed è cresciuta in un piccolo paesino di montagna), lo ha fatto anche perché ha cominciato a studiare il mondo della produzione e coltivazione dei fiori e si è resa conto di quanto “sporco” ci sia nascosto, di quanto sfruttamento, in termini di pesticidi ed erbicidi ci sia, ma anche in termini di sfruttamento umano del lavoro, molto spesso di donne e bambini. Cominciare a coltivare le sue piante con semi di produttori locali e soprattutto assecondare i cicli di crescita e fioritura della natura senza forzature dettate dal mercato, smettendola di comprare fiori e piante create appositamente per durare poco, è stato il suo modo per mettere insieme il gusto per l’estetica accresciuto con la sua formazione in storia dell’arte con pratiche politiche di azione e di pensiero. Elisa pensa che mostrare la bellezza della natura che nasce e cresce fuoriuscendo da sistemi forzati e capitalisti possa aiutare le persone attorno a lei ad aprire gli occhi su sistemi il più delle volte nascosti, per questo continua in questa sua cura e collezione. La bellezza salverà il mondo, ma dobbiamo innanzitutto imparare a salvarla, solo salvandola salveremo anche noi: è tutto unito, niente è escluso, siamo tutti e tutte interdipendenti.

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Queste sono solo alcune delle tantissime parentesi che si potrebbero aprire avvicinandosi al pensiero della vulcanica Elisa, per saperne di più non mancate quindi questa domenica 26 novembre alle ore 11 al Parkhotel Mondschein, sarà bello, sarà intenso, sarà politico! 

Credits: (1-6) Elisa Barison

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