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October 24, 2023
Candle Maker di Harry Thaler
Maria Quinz
Il fuoco è un elemento complesso, affascinante e terribile nella sua estrema vitalità. Il fuoco quando è addomesticato diventa amico. La notte intorno ad esso è magica. Gli animi si incontrano, le emozioni si condividono, i ricordi affiorano lievi come perle nell’ondeggiare della memoria mentre la fantasia viaggia su traiettorie inaspettate. Il tempo pare fermarsi e contemporaneamente dilatarsi nell’unicità dell’attimo, nel calore ipnotico e vacillante della fiamma di un camino o di una semplice candela che arde e scioglie lenta la sua cera. La candela ha un’essenza semplice ma speciale: basta un soffio per spegnerla, una piccola scintilla per farla rivivere.
Oggi, come da sempre, la candela è simbolo di spiritualità ed elemento di rito negli ambienti di culto di tante religioni, ma anche oggetto domestico diffuso nelle case contemporanee, dove ha perso l’antica valenza funzionale ed è diventata complemento di arredo e decoro, elisir di momenti conviviali e atmosfere intime e ovattate. Ed è proprio nel corso di una serata semplice ma speciale, in cui un gruppo di amici si è ritrovato a chiacchierare piacevolmente intorno alla sua fiamma, che è nato un progetto legato al fuoco e che ha come protagonista proprio le candele e la loro creazione. Mi riferisco qui al progetto “Candle Maker”: una macchina per la produzione di candele con la quale è possibile produrre profumate candele di cera d’api in brevissimo tempo. Il progetto è frutto della creatività del designer meranese Harry Thaler e del suo studio.
“Candle Maker” è nato in collaborazione con BAU, Istituto per l’arte contemporanea e l’ecologia ed è stato realizzato per la ditta Fireservice di Brunico. L’azienda committente, che si occupa di sistemi antincendio e di sicurezza, ha scelto di produrre la prima versione del “Candle Maker”, rendendola protagonista di un vero e proprio evento in occasione dell’inaugurazione del suo nuovo magazzino e della nuova area di produzione, progettati dall’architetto Lukas Mayr. I partecipanti all’evento hanno potuto osservare il designer Harry Thaler e il suo team durante la produzione con la “Candle Maker” di un’edizione limitata di candele - simbolo del fuoco controllato e pacifico, fondamenti su cui la ditta Fireservice basa la propria attività – e a fine serata, portare a casa con sé una candela appena realizzata. Ma sentiamo il racconto del progetto attraverso le parole di Harry Thaler, con cui ho avuto il piacere di conversare.
Harry come sei arrivato a concepire un progetto così particolare?
Sicuramente questo lavoro è una novità per me, rispetto a quello che ho fatto finora, ma è indubbio che io ami sperimentare e mettermi alla prova con idee sempre nuove. L’incipit è stato questo: ero con degli amici in un momento di relax, prima di Natale e abbiamo realizzato delle candele manualmente, riscaldando la cera e dandogli forma. Mentre chiacchieravamo, davanti a un bel bicchiere di vino, mi è venuta l’idea di una macchina che realizzasse più candele contemporaneamente. Successivamente, mia moglie Simone Mair (che è co- fondatrice e direttrice artistica di BAU assieme a Lisa Mazza) quando è stata contattata da Fireservice nell’ambito di BAU Agency, per avviare un progetto di collaborazione, si è ricordata della mia idea, l’ha proposta loro ed è piaciuta subito. Non avrei mai pensato che un cliente potesse chiedermi di realizzare questa mia intuizione così particolare, che risale ormai a un pò di tempo fa. Quindi sono molto contento dell’opportunità ricevuta tramite BAU e Fireservice.
Qual’è stato l’aspetto più complesso di questo progetto così nuovo per te?
Sicuramente capire come può “crescere” una candela. Posso dire che la tecnica del progetto è ispirata a quella di una funivia. Il processo di estrazione delle candele è automatizzato e i processi di estrazione ed essiccazione sono combinati. Il “Candle Maker” è realizzato con componenti stampate in 3D e parti in legno tagliate al laser. La modellazione varia a seconda della velocità di rotazione dell’essiccatore e della lunghezza dello stoppino; vengono conseguentemente prodotte candele di forma diversa.
Quale futuro vedi per questa macchina?
Al momento non è un mio obiettivo produrre candele, quindi, nel corso dello sviluppo assieme al team, abbiamo pensato di rendere la macchina open source. Sarei più che felice se potrà essere usata e valorizzata da altri. Dobbiamo sviluppare ancora una piccola parte con l’aiuto della stampante 3D e la preziosa esperienza del collaboratore Amedeo Bonini, poi potremo lanciarla online. Sarebbe bello se venisse usata anche in paesi in via di sviluppo, dove le candele si usano per funzioni ancora essenziali. Anche perché le candele quando bruciano non esauriscono mai tutta la cera, e quindi con la nostra macchina tutto ciò che rimane può essere riutilizzato per creare un’altra candela. Così si evita di buttare i fondi, con un evidente risparmio. Sono molto contento anche perché la macchina ha già ricevuto altre richieste che non mi aspettavo: c’è un hotel di Berlino, per esempio, che impiega materiali sostenibili, il più possibile auto-prodotti, che mi ha chiesto la macchina per organizzare un evento prossimamente. Harry, hai altri progetti di cui ti piacerebbe raccontarci?
Ho tanti lavori in corso, anche molto diversi, sia di architettura che di design. Tra questi sto seguendo lo sviluppo di un progetto in Germania, che ha che fare con un nuovo sistema di stampa del legno. Questo lavoro mi sta appassionando molto ma non ti dico altro… Spero di farvelo scoprire al prossimo Salone del Mobile di Milano. Ci vediamo lì!
Credits: (1,2,3) Gustav Willeit
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