Music
February 10, 2023
L’universo “Infinito” di Luigi Ghirri e altri sound
Intervista a Simonluca Laitempergher
Maria Quinz
…un groviglio di monumenti, luci, pensieri, oggetti, momenti, analogie formano il nostro paesaggio della mente che andiamo a cercare, anche inconsciamente, tutte le volte che guardiamo fuori da una finestra, nell’aperto del mondo esterno, come fossero i punti di un’immaginaria bussola che indica una direzione possibile. Luigi Ghirri
Materiali della musica sono il suono e il silenzio. Integrarli significa comporre. John Cage
Presentato per la prima volta al Festival del Cinema di Roma 2022 e lanciato su Sky Arte i primi di gennaio di quest’anno, il film “Infinito. L’universo di Luigi Ghirri”, con la regia di Matteo Parisini è un elegante e intenso documentario in omaggio a uno dei più grandi fotografi italiani: Luigi Ghirri (1943 – 1992), che con la sua fotografia ha saputo raccontare l’Italia, a partire dalla sue terre d’origine attorno al Po, in Emilia, come nessuno altro ha saputo fare: con uno sguardo interiorizzato su un mondo quasi nascosto, fatto di “memorie spesso trascurate” per usare le sue stesse parole. Dove gli scatti raccontano luoghi dall’apparenza anonimi, che sembrano avere perso riconoscibilità, ma che in realtà fanno emergere nell’osservatore ricordi vividi e paesaggi intimi del vissuto di ognuno, trasudando verità ed esperienze collettive condivisibile anche ad altre latitudini. Il film, all’intensità delle immagini del fotografo – poetiche, essenziali, geometriche, ovattate, malinconiche – giustappone i pensieri del fotografo, affidati alla voce fuori campo dell’attore Stefano Accorsi (l’intero percorso creativo del fotografo è stato arricchito infatti da numerosi e importanti scritti sulla fotografia e da una costante riflessione sul “vedere”). Propone inoltre, senza enfasi celebrativa, pochi e mirati interventi di persone che sono state particolarmente vicine al fotografo: gli amici e i familiari. Il tutto accompagnato da una colonna sonora, per xilofoni e fiati, e un sound design raffinatissimo, rarefatto, composto da rumori, voci, presenze animali, suoni del quotidiano, che esaltano le fotografie creando un tessuto sonoro vivido, partecipe, che va quasi ad “animare” con straordinaria maestria i paesaggi apparentemente silenziosi delle immagini fotografiche, ma che in realtà risuonano di echi di vita intima e profondamente vissuta.
La dimensione sonora, strettamente amalgamata a quella visiva del film documentario, è un tassello fondamentale di “Infinto”. Un lavoro “di fino” e di profonda empatia con l’arte del fotografo, creati in simbiosi con la regia di Parisini e che è opera del bravissimo e talentuoso sound designer Simonluca Laitempergher, che ho scoperto essere originario di Bolzano. Sono felicissima quindi di intervistarlo qui, per la prima volta sulle pagine di franzmagazine. Simonluca ci racconterà il suo incontro con la fotografia di Ghirri per “Infinito” con il tramite dei suoi linguaggi espressivi privilegiati, la musica e il suono e molto altro ancora. Scopriremo – attraverso le sue parole – anche il suo affascinante percorso professionale e creativo come sound designer e compositore, sia sulla scena italiana che su quella internazionale, in film e documentari come in progetti sperimentali di video-arte e di raffinata ricerca sonora e artistica.
Simonluca, come è nata la tua passione per il sound design e che formazione hai avuto?
Mi sono laureato in Musicologia al Dams, poi ho studiato composizione tradizionale e mi sono laureato infine in Sound Design al Biennio di Musica Elettronica del Conservatorio di Bologna. L’interesse per la composizione e il sound design credo nasca da una felice combinazione fra l’amore per l’idea di organizzare emotivamente il tempo altrui, nel costruire strutture e narrative sonore dense di significato, e la fascinazione per la techne – l’aspetto squisitamente tecnico e operativo del fare arte. La composizione pura può diventare un’attività molto solitaria, dimensione cui sono sì molto incline per carattere, ma che rischia di diventare limitante. Il sound design implica di necessità il coinvolgimento di diverse figure creative – registi, artisti, architetti, fotografi, videoartisti – e impone di conseguenza l’apertura dialettica nei confronti dell’altro. Per questo motivo mi piace oscillare fra le due dimensioni e in questo ondeggiare ho trovato il mio equilibrio.
Tra i lavori che hai realizzato finora, quali sono stati i progetti o le tappe più significative del tuo percorso?
Dopo aver sondato durante la mia gioventù diversi ambiti, sempre più orientati verso la musica elettronica, mi ha segnato in particolare l’incontro con il videoartista francese Jacques Perconte. Ci siamo conosciuti online all’inizio degli anni 2000 ed è stata la persona che più mi ha aperto le prospettive della sperimentazione in capo artistico. Insieme abbiamo fatto diversi lavori brevi, sfociati poi in un mediometraggio sperimentale, “Impressions”, di cui è stata fatta la premiere alla Cinémathèque française a Parigi nel 2011, in occasione di una retrospettiva sul suo lavoro. Questo incontro ha segnato una svolta decisiva nel mio campo d’azione e aperto quegli orizzonti di ricerca sonora che ancora oggi indago con curiosità ed interesse.
Hai dei maestri o delle particolari fonti di ispirazione per le tue creazioni?
Difficile da dire. Forse una volta l’ascendente esercitato da singoli artisti era più incisivo e potrei elencare decine di musicisti come anche band che mi hanno suggestionato con forza da ragazzo. Il flusso ininterrotto di informazioni che caratterizza i nostri giorni ha in seguito parcellizzato gli stimoli e si finisce per rimanere influenzati e affascinati da tutto ciò che spicca dal magma dei feed. Forse quindi è la mia filter bubble la fonte di ispirazione primaria. Certo sullo sfondo rimangono i grandi maestri del passato, Scelsi, Ligeti, Varése, Xenakis per citarne qualcuno in ordine sparso, modelli che rimangono in controluce.
Ci puoi parlare del tuo ultimo progetto “Infinito. L’universo di Luigi Ghirri”?
Infinito è un film documentario scritto e diretto da Matteo Parisini, regista con cui ho già collaborato in un film su Enzo Biagi, e prodotto da Lorenzo Cioffi per Ladoc. La Prima è stata al Festival del cinema di Roma del 2022. Il film è articolato attorno a interviste condotte dal regista a persone che sono state vicine al fotografo: lo stampatore, i colleghi, gli amici, la famiglia. Dal punto di vista visivo il lavoro è ricchissimo di materiale fotografico, di archivi pubblici, di alcune scene tratte da un altro documentario mai uscito e di alcuni archivi video privati inediti, di quando Ghirri cominciò a sperimentare, in famiglia, con la videocamera. A me è stata affidata, come spesso succede, sia la composizione delle musiche originali che il sound design, il che mi ha permesso di costruire una narrativa sonora compatta e coerente per tutto il lavoro.
In particolare, come hai creato il tuo sound in rapporto al linguaggio fotografico e allo stile così unico di Ghirri?
Interpretare il lavoro di un fotografo non è mai un’operazione facile per chi lavora col tempo, come i musicisti. L’apparente staticità dell’immagine fotografica – in cui il movimento rimane perlopiù una promessa – e il dinamismo del suono possono fare fatica ad entrare in relazione. Ho avuto però la fortuna di collaborare per un periodo della mia vita con diversi fotografi di altissimo livello. Con uno di questi, Stefano De Luigi insieme alla SoWhat di Roma, abbiamo vinto nel 2013 il secondo premio multimedia in uno dei premi fotografici europei più prestigiosi, il World Press Photo. In quel periodo ho avuto modo di confrontarmi con questo medium, di riflettere molto sulla relazione fra suono e immagine statica e di conseguenza di elaborare un linguaggio specifico mio personale. Matteo è sempre molto interessato all’individuo che sta dietro l’artista. Si è deciso quindi di tratteggiare, attraverso la musica, la persona Ghirri e la costellazione di legami che lo hanno accompagnato in vita. Questa modalità di dialogo con l’immagine, quasi descrittiva, si incrocia con l’interpretazione del mondo sospeso delle immagini del Ghirri artista: affidato perlopiù alle testure rarefatte del sound design. I temi della memoria e del liminale, così forti nel fotografo, risuonano con molte delle mie istanze artistiche e pertanto mi è risultato spontaneo rapportarmici.
Hai altri particolari progetti in cantiere?
Per quanto riguarda questo primo semestre del 2023, il 20 febbraio ci sarà la prima in concorso al Festival di Berlino di “Le proprietà dei Metalli” di Antonio Bigini, prodotto da Kinè e Rai Cinema, di cui ho curato musiche e sound design. Sempre con Antonio stiamo lavorando a un affascinantissimo film d’archivio su Samama Chikly, il primo regista africano della storia del cinema. Ancora per il cinema è in lavorazione il nuovo film di Claudia Tosi, per cui curo musiche a sound design. Dal punto di vista della video-arte invece c’è in cantiere il nuovo lavoro di Eva Giolo, videoartista belga con cui collaboro ormai da diverso tempo. Attorno al 13 giugno invece sarò a Bologna in piazza Maggiore con uno spettacolo musicale in cui mi ha coinvolto l’orchestra Senza Spine e Tommaso Ussardi. Sta infine continuando a girare per festival e proiezioni evento (fra cui a Bolzano il 14 e a Merano il 16 febbraio) il film sul collettivo Wu Ming “A noi rimane il mondo”, del regista bolzanino Armin Ferrari, prodotto da Altrove Films e montato da Marina Baldo. “Infinito” stesso è ancora in tour in diverse sale della penisola e all’estero. Avrà sicuramente un ulteriore passaggio televisivo in RAI a maggio.
Quale consiglio daresti a un giovane che volesse intraprendere la professione di sound designer?
Forse il consiglio più utile che potrei dare è di non accontentarsi di seguire stilemi precostituiti ma di ricercare il più tenacemente possibile un linguaggio originale e distintivo. Non smettere mai di studiare e rimanere il più possibile curiosi nei confronti di qualsiasi cosa credo sia la ricetta infallibile anche per non adagiarsi sui propri di canoni e quindi su sé stessi. Di trovare un equilibrio fra estro creativo e competenza tecnica.
Il film “Infinito. L’universo di Luigi Ghirri” verrà presentato al Filmclub a Bolzano, il 15 marzo 2023. Alla proiezione sarà presente Simonluca Laitempergher: non perdetevi l’occasione di incontrarlo e vedere il film-documentario sul grande schermo!
Foto credits: (1) Ritratto di Simonluca Leitempergher, Manuela Assilli (2) Sala prove a Ghent (3) Luigi Ghirri , fotogramma del film (4) fotogramma iniziale del film “Infinito” (5) Soundcheck “A vision du reel”, Alberto Gemmi.
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