Music

January 31, 2017

C+C=Maxigross: amore, folk, lingua cimbra e psichedelia

Claudia Gelati

I C+C=Maxigross non sono un supermercato e questo è già qualcosa. Sono, invece, un gruppo, un collettivo di amici che, diversi anni fa, sperduti tra i monti e i boschi della Lessinia, hanno iniziato a fare musica e suonare insieme. Ci sono un po’ di cosette interessanti su questa compagine di musicanti, come ad esempio il fatto che la loro formazione si evolve come la loro musica, ospitando anche musicisti internazionali, come Martin Hagfors dalla Norvegia e Miles Cooper Seaton dagli Usa; oppure che sono in un tour dal 2015 o ancora che i nomi dei loro album sono in Cimbro. A guardali (e ascoltandoli) sembrano i cugini del XXI secolo dei Grateful Dead e hanno un’estetica particolarmente vintage-psichedelica. E poi … potrei aggiungere altro, invece è Tobia Poltronieri, chitarra e voce del gruppo, a raccontarci un po’ della loro storia. E non dimenticate di andarli a sentire questa sera, martedì 31 gennaio 2017, al Sudwerk di Via Hofer insieme a Miles Cooper Seaton, il 5 maggio alla Bookique di Trento e il 27 maggio all’Anfiteatro Mattmark (ex Cava) di Sagron Mis (TN). franz ci sarà, e voi?

La vostra avventura inizia nel lontano 2008: un gruppo di amici amanti della musica folk si ritrovano in una casa sulle montagne veronesi. Raccontateci.

Il nucleo originale della banda, ovvero io, Filippo e Francesco, è innanzitutto un gruppo di amici che si conoscono da quando avevamo quindici anni. Il nome C+C=Maxigross lo abbiamo scelto a caso nel 2008 quando l’idea di fare un vero e proprio gruppo non esisteva ancora. Poi abbiamo chiesto a Carlotta se voleva suonare la batteria con noi e da lì abbiamo cominciato a provare e registrare come un gruppo normale. Perlomeno credevamo di essere un gruppo “normale”.

Ad un certo punto il gruppo si allarga e allora si parla di collettivo e poi attualmente siete in tour anche con Miles Cooper Seaton, musicista americano, che avete conosciuto nel 2014. Qual’è la vostra formazione attuale e come nascono queste intersezioni umane e musicali tra voi musicanti?

L’idea di collettivo è nata anch’essa in maniera decisamente naturale. Un gruppo di amici che suonano assieme e chiedono ad altri amici di collaborare. Cosa che è successa effettivamente dall’inizio e tutt’ora continua a succedere. Non ricordo più neanche quante formazioni abbiamo avuto nello specifico. Se avessimo registrato un disco per ogni formazione dei C+C penso avremmo molto più materiale ahimè! Non c’è una regola ovviamente per suonare nei C+C ne per le collaborazioni. Ogni relazione ha la sua storia. Marco Fasolo (Jennifer Gentle) lo abbiamo chiamato e gli abbiamo chiesto di produrci dei brani. A Martin Hagfors gli abbiamo chiesto di suonare assieme, facendolo venire dalla Norvegia all’Italia. Miles Cooper Seaton lo abbiamo invitato a suonare nel nostro festival Lessinia Psych e lì ci siamo conosciuti diventando più che amici. E ci sarebbero molte altre storie intrecciate a persone bellissime da raccontare!
La formazione attuale è: Miles Cooper Seaton (chitarra e voce), Tobia Poltronieri (chitarra e voce), Filippo Brugnoli (basso e voce), Niccolò Cruciani (batteria, chitarra e voce), Camillo dal Forno (Synthetizers e voce) e Giulio De Boni (batteria, flauto e voce). C+C=MAXIGROSS locomotiv_BO:pic by michele orvieti

Quali sono le vostre influenze principali e come definireste la vostra musica?

Posso risponderti a queste domande riferendomi all’attuale formazione. In questo momento ascoltiamo molta musica giamaicana come The Congos (compreso “Ashanti” Roy Johnson solista) e Lee “Scratch” Perry. Musica nigeriana come “King” Sunny Adé, assolutamente i Grateful Dead e il Battisti degli anni ’80.
Come nasce e di cosa parla la vostra musica ?
La musica nasce quando troviamo l’equilibrio giusto tra di noi: raro e difficilissimo. Ma quando succede riusciamo a creare qualcosa che ci porta in un’altra dimensione spazio-temporale. Tematicamente siamo influenzati dal momento storico che stiamo vivendo in cui finalmente le culture si stanno mischiando e influenzando nel quotidiano.

A Novembre 2015 è uscito “Fluttarn” il vostro secondo album, che è anche la conclusione di una trilogia – composta da un EP e dal primo album -, e da allora siete in tour: oltre 100 concerti tra Italia ed Europa. Un segnale di controtendenza rispetto al mondo del music- business attuale. Forse una scelta quasi vintage?

Oddio non lo so se è vintage o ultramoderno e di controtendenza… Per noi è la maniera più normale e naturale di fare le cose. Ascoltiamo solo quello che abbiamo dentro e seguiamo sentimenti e istinto. Che alla fine è quello che fanno le persone e gli artisti che amiamo e ammiriamo. Persone che sono libere e in costante evoluzione e ricerca.

Come giudicate questo album e cos’è cambiato, negli anni, rispetto alle precedenti registrazioni?

Difficilissimo parlare di questo disco ormai (“Fluttarn” intendo). È uscito a novembre 2015 ed è stato registrato tra dicembre 2014 e agosto 2015) da una formazione diversa da quella dello stesso tour cominciato poi a novembre 2015. Quindi un’eternità fa e due formazioni fa… Parla di com’eravamo tra il primo album “Ruvain” (2013) e il 2015… Ma è veramente un’altra banda, altra musica, altre persone, altre emozioni e menti pensanti. Siamo veramente contenti di aver la possibilità di continuare a cambiare ed evolverci, riflettendoci nel presente. Tecnicamente ti posso solo dire che abbiamo approcciato “Fluttarn” come una fusione delle diverse tecniche di registrazione che avevamo sperimentato negli anni precedenti: presa diretta di jam sessions, track by track a metronomi precisissimi, editing accuratissimi mischiati a tracce sporche e minimali e virtual instrument. Una fusione insolita per noi in quanto fino ad allora avevamo lavorato sempre con un’unica tecnica specifica disco per disco. È stato molto rinfrescante e ora non vediamo l’ora di sperimentare nuovi approcci. 

L’Alto Adige, Bolzano compresa, è famoso anche per il suo bilinguismo e la coesistenza di più culture. Qua si parla tedesco, italiano, ladino e sì… anche una sorta di slang südtirolese. Per questo motivo, ho trovato molto interessanti i titoli che vanno a comporre questa trilogia: “Singar”, “Ruvain” e infine “Fluttarn”, tutte parole in lingua Cimbra, una lingua germanica importata nel medioevo dai coloni germanici nelle province di Verona, Vicenza e Trento. Come nasce questa scelta? Qual’è il rapporto con la Lessinia, la vostra terra -che forse molti non sanno- avvolta da un alone di magia. Raccontateci.

La scelta è stata molto semplice: volevamo omaggiare questa terra, la Lessinia, che abbiamo amato sin da piccoli quando ci portavano in giro i nostri genitori e che abbiamo scelto come rifugio da ragazzi. La terra dove andavamo a comporre, registrando e divertendoci isolati da tutto, lontani da università e lavoro. Dove ci venivano a trovare i nostri amici per grigliate pazze, dove scappavamo nei boschi e dormivamo in riva al fiume jammando tutta la notte. Dove abbiamo creato un piccolo studio di registrazione in mezzo ai monti in cui sono venuti musicisti dalla Norvegia e dagli U.S.A., e i gruppi che c’hanno registrato sono diventati alcuni tra i più nostri cari amici o ora suonano proprio nei C+C. Il tutto in una terra assolutamente fuori da qualsiasi tipo di turismo, tipo quello di montagne di successo come le Dolomiti -i Monti Lessini sono prealpi-. Esser riusciti a vivere in questa terra per così tanto tempo con una nostra sensibilità e alla nostra maniera è stato veramente stupendo e unico. Ora che siamo andati via dalla Lessinia chiudendo il nostro studio e l’etichetta Vaggimal Records il nostro rapporto con questi monti si è evoluto nel Lessinia Psych Fest, un festival di musica concettualmente libera che si svolge per tre giorni ogni estate sperduto in una valle misteriosa attirando migliaia di persone da ovunque. Citare il Cimbro, lingua che non parliamo purtroppo e che sta scomparendo, è stato il nostro riconoscimento per questa magia che aleggia nell’aria quando ti ritrovi immerso nelle sinuose linee delle cime lessiniche. Ci sono così tante leggende e favole misteriose che potremmo parlarne per ore.

Progetti e aspettative per il futuro? 

Il prossimo progetto è non avere progetti con aspettative per il futuro.

Un saluto per franzmagazine! 

Grazie mille per le domande ragazzi! Soprattutto per non averci chiesto come mai ci chiamiamo così e com’è stato suonare al Primavera Sound! Ci vediamo presto nel presente, un abbraccione da tutta la banda.

Foto: C+C=MAXIGROSS @ Locomotiv BO. Pic by Michele Orvieti

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