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May 21, 2014

The Wedding Enterprise. Part XIII. The Photos

Anna Quinz

Ma quanto sono belle le foto dei matrimoni?

Quelle degli sposi felici e innamorati che si guardano dolcemente sul bordo del lago. Quelle degli sposi felici e innamorati che si guardano dolcemente in mezzo a un prato. Quelle degli sposi felici e innamorati che si guardano dolcemente sotto un albero. Quelle degli sposi felici e innamorati che si guardano dolcemente su uno steccato. Quelle degli sposi felici e innamorati che si guardano dolcemente davanti al monumento della piazza del paese. Quelle degli sposi felici e innamorati che si guardano dolcemente a lato piscina.

E poi quelle della sposa mentre si fa truccare, pettinare, fare le unghie, la ceretta, mentre si infila l’abito, la sottogonna, la giarrettiera, si chiude il bustino, si guarda allo specchio, sorride alla mamma che la guarda mentre si fa truccare, pettinare, fare le unghie, la ceretta, mentre si infila l’abito, la sottogonna, la giarrettiera, si chiude il bustino, si guarda allo specchio.

E quelle degli sposi in piedi davanti all’altare, dietro l’altare, seduti, che si stanno per sedere che si sono appena alzati. Che mangiano il filetto, bevono lo spumante e poi il vino rosso e l’amaro e il caffè. Che tagliano la torta, prima mentre posano il coltello, poi mentre lo infilano, mentre lo rialzano, mentre servono la prima porzione, mentre se la mangiano.

Il tutto virato: a colori, in bianco e nera, seppiato, anticato, effetto fluo…

Da comporre poi in un album che somiglia alla cara vecchia Treccani con le foto: grandi, piccole, da aprire, in pezzi di puzzle da comporre, incorniciate, a forma di cuore, in collage che da mille foto creano un’altra foto….

Ma quanto sono belle le foto dei matrimoni?

Dopo aver sfogliato decine di album (perlopiù digitali, ammetto) di foto matrimoniali e aver rischiato il diabete fulminante per le forzate dosi di dolcezza e ammore che dai suddetti dovrebbero trasparire, ho decisamente deciso che gli sposi che si sottopongono a uno screening fotografico di tal fatta, sono matti da legare (con tutto il rispetto per i fotografi, che seppur bravissimi, nel 90% dei casi subiscono le angherie della sposa di turno). 

Orrore. Per farla breve.

Oltre al fatto che questo scherzetto di dolcezza, ammore, romanticismo e doverosa testimonianza minuto per minuto, passo per passo, del vostro giorno più bello, porta con sé due ulteriori sgradevoli conseguenze. 1. costa uno sproposito. 2. Vi fa perdere metà dei minuti-per-minuti-passi-per-passi del vostro giorno più bello.

Perché io le ho viste e posso provarlo, che certe spose nel loro grande giorno, la relazione più stretta, intensa, ravvicinata la intraprendono – mica con il loro tanto atteso marito – ma con il fotografo. Un po’ come i turisti giapponesi: scattano scattano, riprendono ogni centimetro di ogni metro di città, ma poi se gli chiedi “ti è piaciuta Roma, il Colosseo, Piazza Navona?”, è come se al Colosseo non ci fossero mai stati in vita loro.

Idem certe spose. “Voglio la foto di questo, di quello, di quell’altro. Mentre faccio questo, quello, quell’altro. Sennò cosa faccio vedere dopo alle amiche, che ok c’erano ma forse qualcosa (tra 5000 scatti di 5000 momenti apparentemente cruciali) si sono perse? Mica potrà finire con il giorno del matrimonio, il mio momento “star-principessa-reginettadelballo”, ti pare? Io devo organizzare ancora il pomeriggio tra donne a sfogliare l’albumone da 3 kg, a mostrare il filmino, a spiegare scatto per scatto tutta la fantaaaaastica slide che ho preparato…”

E così – sposo di questa sposa sei avvertito – ogni singolo gesto verrà ripreso da una macchina fotografica. Ogni grattata di naso, ogni goccia di sudore, ogni smorfia mentre la zia Concetta canta o sole mio, ogni macchiolina di sugo sul bavero della giacca, ogni brufolo dei cuginetti, ogni calza smagliata della nonna, ogni calata di palpebra durante la messa, ogni cravatta allentata dopo il quinto prosecco, ogni sguardo di invidia della collega non troppo simpatica e irrimediabilmente zitella. 

Un incubo vero, che potrebbe seriamente compromettere il godimento dell’evento da parte degli sposi, troppo impegnati a mettersi in posa e a fare “cheese” ogni mezzo secondo. Magari pure lasciando nel frattempo a stomaco vuoto gli ignari invitati che di certo non possono aprire le danze sul buffet, finchè gli sposi non sono tornati dal fantomatico “servizio fotografico”.

Ve lo dico, questa è una tortura programmata dalla quale io personalmente, mi terrò ben lontana.

Un matrimonio ai tempi dell’iphone. Ecco cosa voglio io. I 2000 € di voce di spesa “fotografo + annessi e connessi” li userò per comprarmi una borsa nuova, altroché (seeee figurati, in bomboniere, andranno, alla fin fine).
Io non ci sto a passare la mia giornata matrimoniale a dire “formaggio” (genere alimentare che peraltro schifo proprio e che non voglio per nulla avere in bocca per tutta la durata della mia grande festa), a bloccare una mano nella posa perfetta, a tirar su la gambetta per uno scatto un po’ così, ad elargire sorrisi impostati alla macchina fotografica, a contemplare romanticamente una quercia sotto il quale il mio sposo si rimetterà in ginocchio per simulare il momento della proposta, a tenere a mezz’aria un coltello finché non c’è la luce giusta sulla panna montata.

Io il mio matrimonio me lo voglio proprio godere di brutto, non guardarlo in differita una settimana dopo dal divano di casa sgranocchiando fonzies e leccandomi le dita sennò-godi-solo-a-metà.
Dunque, iphone di tutti gli invitati, unitevi!
Datevi da fare, fate il vostro dovere, scattate, riprendete, cogliete l’attimo. Al meglio delle vostre potenzialità. Qualcosa di buono – e se non altro spontaneo – alla fine fine ne sono certa, verrà fuori.
E io e lo sposo intanto la nostra mascella la terremo in forma non sorridendo imperterriti e impalati dentro una macchina fotografica, ma a suon di baci. [Tiè.] 

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